Capitolo 19 - La tempesta dopo la calma

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L'urlo aveva lacerato i timpani di Jude, che stava continuando a maneggiare i comandi dell'astronave, cercando di proteggerla in tutti i modi possibili, anche se era sicuro che non l'avrebbero riportata tutta intera a Keiarn, contrariamente a come avrebbe voluto lei.

E Zolay, dietro di lui, continuava ad urlare.

A ogni secondo che passava la sua voce sembrava diventare sempre più potente e forte. Non ci sarebbe stato alcun modo di calmarla, e il ragazzo non aveva la minima idea di come comportarsi in situazioni come quella.

Sapeva che il suo disturbo da stress post-traumatico era qualcosa di diverso dal solito, e quando i sintomi si manifestavano lo facevano in modo notevolmente peggiore rispetto ad una forma comune di quella malattia mentale.

Ricordava che era successo anche un'altra volta, quando erano andati la prima volta alla capitale della Galassia Cinque, e quel gruppo di gangster tatuati, con gli orecchini, la sigaretta alla bocca anche se fumare era severamente vietato, vestiti rigorosamente con abiti firmati, aveva provato ad attaccarli, con risultati quasi scarsi.

Nonostante i tentativi di difesa dei due ragazzi, il gruppo era riuscito ad avere la meglio, li avevano portati all'interno di un garage e una volta lì avevano applicato le torture con cui venivano puniti tutti coloro che si rivelavano né etero né cis. Ad esempio, quando un membro del gruppetto si era accorto che Jude era un trans male, l'avevano picchiato a sangue e poi l'avevano costretto a vestirsi con quegli abiti femminili che lui non avrebbe più voluto vedere. 

Ma poi, il peggio era arrivato quando erano passati a torturare Zolay, perché, evidentemente, ammazzare di botte un ragazzo trans era troppo noioso per loro.

Lì le cose avevano iniziato a degenerare lentamente. Nell'esatto momento in cui il capo della banda l'aveva messa con le spalle al muro e aveva iniziato ad interrogarla sul suo orientamento, lei aveva spalancato la bocca e il suono del suo urlo era risuonato ovunque.

In quel momento, i ragazzi erano scappati, lasciandoli soli. Una volta che i gangster ebbero abbandonato il garage, le urla della ragazza si calmarono, e un attimo dopo lei svenne.

Ho capito. La soluzione non è rassicurarla, ma cercare di allontanare il pericolo.

Non poteva essere altrimenti, pensò Jude, mentre muoveva le mani ancora più velocemente sulla tastiera olografica. A un certo punto si sentì come un clic: quello era il segnale che adesso poteva sparare a coloro che li stavano attaccando, e placare quindi le urla della povera Zolay. Si augurò soltanto che poi la ragazza non sarebbe svenuta.

Ad un certo punto accadde l'inspiegabile: la ragazza si sollevò da terra e i suoi occhi si illuminarono di una luce bianca, la sua voce ormai non si sentiva nemmeno più. Il bagliore diventò via via più intenso, fino a quando non costrinse il ragazzo a coprirsi gli occhi con una mano, per evitare di perdere la capacità di vedere.

In un attimo, tutto intorno a loro era solo bianco. 

Nell'esatto momento in cui chiunque li stesse attaccando ebbe concluso la propria operazione, la visuale di Jude tornò quella di prima: l'interno dell'astronave con Zolay accasciata al suolo.

Impostò la nave in modalità pilota automatico e corse subito a verificare, in apprensione, se la ragazza respirava ancora. Non avrebbe accettato di vederla morire, era l'unica cosa che le rimaneva, non avrebbe perso anche lei. Se fosse successo, l'avrebbe seguita nelle profondità dell'Inferno pur di rimanere assieme a lei.

Era la sua migliore amica, avrebbe dato di tutto per essere al suo fianco.

Provò a metterla con le gambe alte e distese, come si fa in genere per rianimare una persona svenuta, e intanto tentava di chiamare il suo nome, per capire se la ragazza si stesse riprendendo e riuscisse a sentirlo, ma niente.

Two-Faced Lie [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now