Un padre ricco che insabbia la propria violenza, non raccontando mai la verità sulla moglie e la figlia: Coraline.
La ragazza ritenuta strana e pazza da tutti. Una ragazza stanca della vita, stanca di non essere compresa e di non percepire il senso...
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"Cercami dove nessuno oserebbe guardare." -Iman D.
Il sorriso sul mio volto sparisce e lui lo nota. «Non ti piace il mare?» Non emetto un fiato e continuo a fissare la strada. «Coraline, non devi spogliarti per forza. Possiamo restare sulla spiaggia, senza fare il bagno. Ci sediamo sulla sabbia e ci godiamo l'odore del mare e la vista mozzafiato.» Sembra intuire la mia preoccupazione e la placa con quelle ultime parole. Dopo di esse si zittisce e non mi parla più fino all'arrivo. Lasciamo l'auto in un parcheggio vicino alla spiaggia e ci incamminiamo, uno affianco all'altra.
Ogni tanto le nostre mani si sfiorano, senza volerlo. Ogni volta spero che si sfiorino di nuovo, quella sensazione mi fa sentire in pace. È come se ci fosse un filo che lega le nostre dita e le fa sempre scontrare. Non è accaduto solo ora. Mi sfiora sempre, anche a tavola. Sembra non voler andare oltre. Ma credo che non lo faccia apposta.
Magari sono solo io che mi faccio filmini mentali.
Magari è tutto nella mia testa.
Però non posso dimenticare quella sensazione. È un contatto puro, senza malizia.
«Com'è bello qui...» La spiaggia è enorme.
L'acqua limpida, priva di impurità visibili. C'è una parte della spiaggia tempestata da ombrelloni e stendini da affittare. È mattina, ed è primavera, c'è pochissima gente. L'altra parte della spiaggia invece, è completamente vuota, ci siamo solo noi due.
Ho lasciato tutto sulla macchina: la borsa coi libri, il telefono, la ragione...
«Sediamoci qui.» Si siede sulla sabbia a qualche metro da quella già bagnata e alza lo guardo verso di me, ancora in piedi a guardarlo a mia volta dal basso.
Si sfila la felpa e la posa affianco a se per farmici sedere sopra, così da non sporcarmi la gonna o il sedere con la sabbia, rimanendo con addosso una maglietta a maniche corte nera.
«Non ti siedi?» Rimango a fissarlo, so che sembro assente, per un attimo sorrido a quel gesto.
È carino da parte sua.
Di rado qualcuno fa qualcosa per me. Le persone tendono a pensare solamente a se stesse.
Mi siedo sopra la sua felpa e mi tengo le ginocchia con le braccia. La gonna si alza un po', ma non ci faccio caso e credo nemmeno lui.
Sto cercando di godermi questo mare e di guardare il sole del mattino quasi in alto nel cielo. Ma mi acceca, così guardo solo le nuvole bianche.
