17 - Debito

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Chiavi di casa, ci sono.
Giacca, c'è.
Cappellino e maschera, ci sono.
Coraggio... facciamo finta di si.

-Dove vai? È ora di cena adesso- mi fermò Changbin ad un passo dalla porta

-Mangio fuori con degli amici, cercherò di non tardare molto- abbassai la maniglia

-A dopo, se vi trovo svegli!- salutai

-Hai appena detto che non farai tardi!- mi rimproverò lui, ma chiusi la porta prima che potesse aggiungere altro.

Mi feci portare fino al punto che mi era stato comunicato, scesi ringraziando il tassista e proseguii quel poco che distava dal ristorante.

Un'auto era parcheggiata pochi passi più avanti.
Haru era appoggiata al volante con il viso tra le mani.

Per quanto poco la conoscessi, e per quante poche volte io l'abbia mai vista, mi si stringeva il cuore a ritrovarla in certe condizioni.
Soprattutto perchè ogni volta mi sentivo obbligato a fare qualcosa.

Bussai al finestrino, risvegliandola da quello stato confuso.

Solo quando uscì mi accorsi dello spettacolo che avevo davanti agli occhi: oggi non portava gli occhiali, aveva un trucco leggero che riusciva a valorizzare gli occhi verdi come due smeraldi. L'abbigliamento non era niente di sgargiante, riusciva ad esprimere eleganza con dei capi semplicissimi e i capelli le cadevano lunghi sulle spalle.

Ne ero rimasto incantato.

-Buonasera- chiuse la portiera

-Anche a te- salutai -Andiamo?-

Passeggiamo fianco a fianco fino all'entrata. Così ebbi l'opportunità di accorgermi che portava un profumo.
Era dolce, semplice, sembrava fosse stato creato apposta per lei in ogni sua sfumatura.

Yeongseo, la collega di Haru ci raggiunse e la prese sotto braccio, trascinandola verso il posto libero a capotavola.

La tavola era lunga, sembrava divisa in base al sesso e all'età, notavo come i più anziani erano seduti vicini all'estremo opposto a dove era seduta Haru. Alla sua sinistra, c'erano solo uomini, con tutte le donne di fronte, loro erano miste, invece, notavo delle rughe che altre non avevano anche in fondo alla tavola, saranno sedute dove capita o di fronte ai mariti.
Chi ero io per rompere quest'ordine?
Anche perchè l'ultimo posto libero era proprio a sinistra.

Ero seduto accanto a lei, con miliardi di parole che volevo dirle e che volevo sentire.

-Haru- provai a chiamarla.
Mi piaceva come suonava il suo nome con la mia voce, adoravo quelle lettere e il loro insieme.
Ammiravo colei che portava quel nome.

-Un secondo- mi interruppe.
Ordinò del soju per entrambi ed attesi finchè non ce lo servirono.

-A voi, ora vi porteremo i menù, attendete un istante.-

-Dimmi- riprese versando da bere per entrambi.

-Ecco...-
Mi viene troppo difficile chiederglielo.
Però voglio sapere se è così gentile con me perchè se ne ricorda di quel giorno, il giorno in cui mi ha aiutato senza esitazione non sapendo minimamente chi fossi.
Inghiottii in un sol colpo il bicchiere di soju, la giusta spinta per iniziare
-Sai, tempo fa...-

-Signori!- si alzò un signore dall'altro capo della tavola, sollevando il bicchiere
-Come proprietario di questo locale, offro la cena a tutti!-
Ne ero felice, dopotutto a chi non piace una cena offerta? Però ne ero rimasto anche turbato, aveva tagliato il mio discorso, e dal momento stesso in cui le cameriere arrivarono a prendere le ordinazioni, non ebbi più spazio per parlare apertamente con Haru, mi limitavo a trangugiare le bevande che versavo o che mi venivano versate.
Non ci eravamo più scambiati nulla, se non un misero sguardo fugace.

Healing us ~ Hwang HyunjinWhere stories live. Discover now