Capitolo 10

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Tobias

Lei mi guarda perplessa, così cerco di spiegarmi meglio. –Credevo che avresti impiegato molto più tempo a ricordare o che non avresti più avuto indietro i tuoi ricordi. Eppure hai evocato uno dei primi momenti che abbiamo trascorso effettivamente insieme.-

Rimaniamo in silenzio per un attimo. –Ho riconosciuto Christina, la ragazza che prima mi è venuta a parlare. All'inizio, vedendola, credevo fosse un altro sogno. Poi però si è presentata e abbiamo iniziato a parlare lentamente, mentre nel sogno eravamo già conoscenti. Man mano che parlavamo, ricordavo qualche piccolo dettaglio su di lei. Nella mia mente è comparsa a un certo punto la parola "Candidi". Poi ho visto scorrere immagini di questa ragazza dalla carnagione scura e i capelli corti, etichettata come Christina. È tutta una finzione? Sto impazzendo?-

Scuoto la testa, felice che stia ricordando qualcosa. –Temo che impiegherai un po' per ricordare tutto e ricostruire la tua storia, ma prima o poi questo succederà. Riprenderai in mano le redini della tua vita. Tornerai a essere la ragazza che eri.- tornerai a stare con me, aggiungo tra me e me.

Lei annuisce piano, come se stesse ponderando le mie parole. Poi mi guarda ancora. –Non ricordo nulla della guerra, ma ho visto un uomo pieno di piercing. Il suo nome è... Ethan... Harry...-

-Eric.- suggerisco con voce piatta. Lei annuisce. –Era un istruttore proprio come me.-

-Dov'è ora?-

La sua domanda è legittima e spontanea, ma non voglio risponderle. Questo significherebbe rievocare ricordi che lei non ha e che io voglio cancellare. –Quando verrà il momento ricorderai. Lascia tempo al tempo.-

Restiamo lì ancora per un po', parlando di banalità ed evitando di sfiorare tasti dolenti. Alla fine, però, la sua faccia si fa esausta. –Hai bisogno di un po' di riposo.- le suggerisco lentamente.

-Sono pienamente d'accordo con te. Questa notte ho dormito pochissimo, giusto il tempo di fare quello strano sogno-ricordo.-

Concordiamo sul fatto che debba rilassarsi un po', quindi mi dirigo verso la porta, accettando il fatto che forse è ancora troppo presto per intrattenere lunghe conversazioni. Il suono della sua voce, però, mi blocca all'istante. Sembra molto titubante mentre mi rivolge la domanda. –Puoi rimanere qui per un po', almeno finché non mi addormento?-

Accetto volentieri e le rimbocco le coperte augurandole un buon riposo. Mi siedo su una piccola poltroncina accanto a lei e la guardo dormire, la cosa più bella che sia mai stata creata.

Tris

Dormo s lungo, senza sogni, e quando mi sveglio, dopo essermi stiracchiata un po', noto che Tobias è ancora seduto vicino a me.

-Buongiorno, dormigliona.- mi saluta con un sorriso.

Ricambio la cortesia e mi alzo a sedere. –Che ore sono?-

-Quasi le due.- mi risponde sornione. –Sei andata in letargo.-

Spalanco gli occhi davanti a quella rivelazione. –Ho dormito tantissimo!-

Lui annuisce. –Hai fame?-

Poggio una mano sullo stomaco e sento che in effetti sta reclamando cibo. Negli ultimi due giorni non ho mangiato nulla di solido, se non qualche vitamina che i medici mi hanno fatto assumere attraverso le numerose flebo. –Forse un po'.-

Lui si alza e si avvicina a un piccolo tavolino poco lontano. Quando ritorna, ha in mano un piatto con della pasta al sugo. Storco il naso: sarà sicuramente scotta e fredda, ma la fame è pur sempre fame. Prendo il piatto con un sorriso e inizio a mangiare in silenzio. Avevo ragione: la pasta è scotta e fredda, ma è comunque buona. Dopo quattro avide forchettate, guardo Quattro, ringraziandolo.

-Non devi ringraziarmi.- mi risponde lui. –Per te questo e altro.-

Continuo a mangiare con la testa nel piatto, sperando che non mi abbia visto arrossire. Quell'uomo ha un non so che di misterioso e nello stesso tempo intrigante.

Finito di mangiare, Quattro prende il mio piatto e mi passa un tovagliolo, con cui mi pulisco la bocca. Dopo essersi di nuovo alzato per poggiare i residui del mio pranzo –tutto ciò che è rimasto è plastica sporca- mi guarda e scoppia a ridere.

-Ti sei sporcata perfino il naso e le guance.-

Mi affretto a pulirmi, ma lui si avvicina facendomi notare di aver tralasciato una parte ancora sporca. –Lascia fare a me.- mi sussurra sensualmente.

Il mio cervello va in black-out. Dovrei ringraziare e declinare gentilmente l'offerta, visto che sono abbastanza matura da riuscire a pulirmi la bocca da sola, ma tutto ciò che mi esce è un verso strozzato appena udibile.

Se anche l'ha sentito, Quattro fa finta di niente. Mi si avvicina lentamente, sedendosi sul letto accanto a me. Prende il tovagliolo sfiorandomi una mano con le sue lunghe dita e me lo passa dolcemente sulla guancia. Finito il lavoro, inclina la testa per ammirare l'opera. Non ancora soddisfatto lascia cadere il tovagliolo sul letto e mi studia con avidità la linea della mascella, facendo scivolare un dito per tracciarne i contorni.

Dopo un primo momento di stallo, il cervello ricomincia a funzionare, ordinando al corpo di farlo smettere,o avrà una brutta ricaduta. Ma io posso sentire quasi le fusa dei miei muscoli crogiolarsi sotto il tocco caldo di Quattro.

Lui continua a studiarmi il volto con avidità sempre crescente. Si avvicina e lo sento respirarmi sul collo. fisso le sue labbra, così belle da sembrare scolpite. Noto con piacere che ha tutti i lineamenti al posto giusto. Quando a sua volta fissa la mia bocca, l'adrenalina mi percorre tutta la schiena.

Si avvicina ancora, guardandomi un po' negli occhi e un po' le labbra. Quando siamo tanto vicini da poterci sfiorare, lui si allontana di scatto, lasciandomi confusa e leggermente tirata in avanti.

-Devo andare.- decreta lui alla fine, passandosi una mano tra i capelli ed evitando di incrociare il mio sguardo. –Ci vediamo, Tris.-

Senza permettermi di chiedere spiegazioni, Quattro esce in fretta dalla stanza, lasciandomi lì con la bocca ancora socchiusa.

Gocce di memoria (Divergent)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora