Capitolo 7

511 42 0
                                    

Tobias

- Quattro, svegliati.- Amar mi scuote con forza. Mi sveglio di soprassalto, facendo spaventare anche l'uomo accanto a me. Mi guardo intorno: mi trovo nella piccola stanza bianca in cui mi sono addormentato poco fa, dopo una lunga e rilassante doccia.

Voglio tornare nel mondo dei sogni, crogiolarmi nella felicità che ho tanto sperato. Ma appena lo comunico ad Amar, lui mi fissa contrariato. –Hai intenzione di startene qui a poltrire su un lettino consunto, anziché andare a parlare con la tua ragazza?-

-Tris.- riesco solo a dire. Mi precipito di nuovo per le scale, salendo i gradini a due a due. Quando arrivo davanti alla sua porta, noto che è accostata. Ho paura: paura che reagisca come prima, paura che mi guardi come se fossi uno sconosciuto venuto a farle del male, paura che abbia rimosso per sempre tutto quello che abbiamo passato insieme e per cui abbiamo lottato tanto intensamente.

Intanto Christina, che è seduta su una sedia lì vicino, mi si avvicina e mi posa una mano sulla spalla. –Va' da lei.- mi incita con un sorriso. –Serve a entrambi parlare un po'. Vedrai, ti farà bene.-

-E tu?-

Scrolla le spalle con finta noncuranza. –Le parlerò dopo. Dio solo sa quanto rimarremo chiusi qui dentro.-

Detto questo, mi spinge verso la porta socchiusa augurandomi buona fortuna. So che mi servirà e mi sento molto teso, eppure non riesco a pensare ad altro: Tris è al centro dei miei pensieri e ho intenzione di scoprire cosa le è successo.

Faccio un respiro profondo e, incitato da Christina, apro un po' di più la porta, quel che basta a farmi entrare. Tutto quel bianco mi fa socchiudere per un attimo gli occhi, ma poi la vedo: bella e sorridente come sempre, che sta guardando nella mia direzione. Sembra un angelo, con quell'aureola di luce soffusa dietro le spalle.

Mi sorride e sento che tutto a un tratto quello che mi è successo perde consistenza. Ora ci siamo solo io, lei e nient'altro. Sorrido a mio volta, anche se ho i nervi a fior di pelle. Non so cosa aspettarmi davvero: mi respingerà come ha fatto prima, o ricorderà qualcosa di noi?

-Ciao, Quattro.- mi saluta con la sua voce dolce.

Rimango per un attimo senza parole. Allora si ricorda di me! –Sai chi sono?-

Scuote la testa e io perdo tutto a un tratto il sollievo che mi stava lentamente nascendo nel petto. –Sinceramente non ricordo niente, ma Amar mi ha parlato di te.-

-Cosa ti ha detto?- chiedo con un filo di voce. Non voglio che Amar le abbia raccontato il suo passato. Non perché non voglia che lo ricordi, ma perché penso che sia meglio che lo ricordi da sola, anche se magari ci vorrà un po' più di tempo. Abbiamo vissuto talmente tante cose in questo periodo che non sarebbe giusto fargliele ricordare tutte insieme. Il peso sarebbe troppo grande.

Lei sposta per un attimo lo sguardo, iniziando a giocare con la maglia della camicia da notte. –Mi ha parlato di un esperimento di cui noi facevamo parte. Mi ha detto che c'è stata una guerra, con centinaia di perdite, suppongo. Ha fatto anche riferimento a una sorta di divisione interna della città... credo l'abbia chiamata "fazioni"... ma per ora non ho intenzione di approfondire il discorso.-

Tace per un momento e posso quasi sentire i meccanismi del suo cervello cercare una soluzione... o comunque qualcosa da dire. Si passa un paio di volte le mani fra i capelli, tirandoli leggermente, poi mi guarda negli occhi.

-Mi ha parlato anche di te.- mi svela. Io rabbrividisco involontariamente. –Mi ha detto che sei una specie di super-uomo tutto muscoli e tratti spigolosi, ma che sotto sotto nascondi un lato buono. E che noi due... ci conosciamo bene.-

Scoppio a ridere. Non perché ci sia qualcosa di divertente in quello che ha detto, ma è più una reazione dovuta all'ansia. Ringrazio mentalmente Amar di non aver accennato ad altro. –In pratica, sì. Ero un uomo tutto d'un pezzo, burbero e solitario, prima che arrivassi tu.-

-Sono una specie di psicologa?-

Sorrido dolcemente. –Sei una specie di angelo. Ma se vuoi puoi definirti come ti pare. Anche psicologa.-

Annuisce, anche se è palesemente confusa. Continua a guardarsi le maniche della camicia da notte, gettandomi ogni tanto qualche sguardo. È la prima volta che non sappiamo cosa dirci.

-Allora.- si schiarisce la voce. –Raccontami un po' di noi due.-

Balzo sulla sedia. Non mi aspettavo una domanda del genere.

Lei riprende a parlare come per giustificare la sua richiesta. –Amar mi ha parlato davvero bene di te. eravamo amici, deduco.-

Impiego un po' per risponderle. Non voglio nasconderle la verità, ma so che, se le dicessi tutto, probabilmente mi prenderebbe per matto. Non che non lo stia già facendo. -È esatto.-

-E...?- mi incalza lei, alzando un sopracciglio.

Apro e richiudo la bocca un paio di volte, incerto su cosa poterle dire. Alla fine opto per una mezza verità. –Sono stato il tuo allenatore. Ti ho insegnato a combattere e a sparare. E ad adorare la torta della mensa.-

La sua risata radiosa mi scioglie un po' il cuore. Dio, se mi manca poterla abbracciare e baciare come facevamo fino a poco tempo fa.

Alla fine si asciuga le lacrime con una manica, poi torna a guardarmi. –Mi ha fatto davvero piacere parlare con te. Ma ora ho un po' di sonno.-

Mi alzo dalla sedia in fretta, come se mi avesse punto uno spillo. Il mio corpo urla di rimettermi seduto e continuare a parlarle, fino a che non riacquisterà la memoria. Ma io so che è giusto lasciarle i suoi spazi e, facendomi violenza, le sorrido e mi congedo.

Quando arrivo sulla soglia della porta, Tris richiama la mia attenzione. –Non so cosa mi stai nascondendo, Quattro, ma si vede che è qualcosa che ti sta uccidendo. Vorrei poter fare qualcosa per te, davvero. Dammi un po' di tempo, cerchiamo di risolvere questa situazione. Una guerra non è qualcosa di facile da dimenticare.-

Chiudo gli occhi, rievocando il momento in cui la bomba è esplosa e Uriah è schizzato via. –I ricordi non possono essere dimenticati, Tris. Rimarranno per sempre nella mente e verranno rievocati quando meno te lo aspetti. Mentre dormi, mentre parli del tempo, mentre ti rilassi nella vasca da bagno. Quando sei più vulnerabile loro sono pronti a farti ricadere nel terrore di poterli rivivere prima o poi.-

Quando riapro gli occhi, Tris mi sta osservando con espressione curiosa. Non mi sta giudicando, ma sta solo cercando di capire per quale strano motivo un perfetto sconosciuto stia ancora lì fermo sulla porta a parlare di cose senza senso.

Faccio un respiro profondo, cercando di soffocare il dolore al petto che va via via crescendo.

-Buonanotte, Tris.- le auguro lentamente.

-Buonanotte.-

Gocce di memoria (Divergent)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora