Capitolo 5

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Tobias

Amar mi prende per un braccio e mi accompagna fuori.

-Riusciremo a sistemare tutto, vedrai.- mi sussurra. Io scuoto la testa, incapace di parlare. Tris ha appena ammesso di non ricordare nulla di me. Come potrebbe tornare tutto come prima?

Appena metto piede fuori dalla stanza, sento Tris dietro di me emettere un verso strozzato. Mi giro su me stesso, appena in tempo per vederla svenire sul lettino. In preda al panico, corro da lei e cerco di soccorrerla. Non sono un medico, ma in guerra sono riuscito a salvare qualche vita.

Lancio uno sguardo ai monitor ed entro subito in uno stato di choc: i suoi valori sono precipitati velocemente e il battito cardiaco è quasi nullo. Il panico mi assale nuovamente, stavolta con un'ondata maggiore: non posso perdere anche lei.

Rimango lì a fissarla finché alcuni medici in camice bianco non mi spingono fuori dalla stanza. Il mio corpo protesta, ma sono consapevole del fatto che loro possono salvarla in qualche io. Io sarei solo d'intralcio. Appena varcata la soglia della stanza, un paio di infermieri chiudono le porte spesse e mi lasciano lì, a fissare la maniglia, mentre aldilà del muro la mia vita sta morendo.

Sento la voce calda di Cara che mi conduce fino alle sedie lì vicino. Fisso la porta per altri interminabili minuti, poi sposto lo sguardo da un'altra parte, dato che mi stanno bruciando gli occhi di dolore. Incrocio lo sguardo di Christina, pieno di lacrime. Ho voglia di prendere a pugni qualcuno, di farmi sentire, di urlare al mondo le ingiustizie che ci sono capitate. Eppure non muovo un muscolo. Non ne ho la forza. La scena di prima mi ha lasciato inerme.

Appoggio i gomiti sulle ginocchia e lascio cadere la testa in avanti. Mi chiudo nel mio dolore, sperando che tutto questo passi presto. Mentre prego che Tris si risvegli, passano forse cinque minuti, magari dieci, mezz'ora, un'ora... ho perso la concezione del tempo.

Alla fine, quando sento i muscoli urlare di muovermi, una voce mi sveglia dal mio stato di catalessi.

-I valori sono stati ristabiliti.- ci informa una dottoressa. –Ora è di nuovo sveglia.-

-Quante volte è successo?- chiede Amar, seduto accanto a me. Non avevo fatto caso che aveva preso posto vicino a me.

-Intendi quante volte è svenuta?- Amar annuisce e lei continua. Ogni parola è una pugnalata al petto. –Questa è l'ottava. Da quando l'avete portata qui è svenuta molto spesso, tanto che a un certo punto credevamo non ce l'avesse fatta. Ma è una donna forte.-

Amar annuisce e ringrazia la dottoressa, pregandola di mantenerci informati. Poi si rivolge a tutti noi. –Ora non possiamo fare niente per Tris. Probabilmente la terranno qui per un po', almeno finché i valori non si stabilizzeranno definitivamente. Tutto quello che possiamo fare ora è andarci a fare una doccia e riposare un po'.-

Mi rendo conto che mi sta guardando, ma non ho intenzione di alzarmi da questa sedia. –Io rimango qui.- dico soltanto.

Amar non insiste. Mi conosce abbastanza bene da capire quando non sono in vena di chiacchiere. E questo è uno di quei momenti. Cara e Christina, dopo avermi lanciato occhiate fugaci, scendono di nuovo di sotto. Mi chiedo dove andranno: le nostre fazioni ormai saranno inagibili; ci saranno corpi esanimi ovunque.

Ora siamo fuori da quella realtà. Fuori da quell'esperimento mal riuscito. Dovrei essere contento, al settimo cielo, sapendo che ora sono un uomo libero, non più una cavia da laboratorio. Eppure le uniche persone che amo veramente sono entrambe in fin di vita, attaccate a macchine infernali che hanno il potere di decidere delle loro sorti. E una di loro è in quello stato per colpa mia.

Sento che il senso di colpa mi sta uccidendo lentamente, perciò devo trovare qualcosa da fare prima di diventare pazzo. Mi alzo lentamente da quella sedia scomoda, stiracchiando un po' le gambe. Mi sporgo in avanti per tentare di vedere Tris, ma la porta è chiusa dall'interno. Non riesco a vederla nemmeno da una piccola finestra, perché è stata oscurata con qualche strato di vetro nero.

Devo lottare contro le mie paure, comportarmi come se ci fosse una via d'uscita, un modo per dimenticare tutto quello che ci è accaduto, eppure non dimenticarlo totalmente. Le vertigini mi assalgono, proprio come quando ero un iniziato tra gli Intrepidi e dovevo buttarmi dai palazzi. Allora credevo che non avrei mai sperimentato paura più grande, eppure adesso sono qui, sperando con tutte le forze che tutto torni come era prima. Io, Tris, Uriah, i nostri amici... tutti salvi. Ma so che non è così, dato che ho visto solo qualche ora fa decine di persone perdere la vita per cercare di ottenere un futuro migliore. O solo un futuro.

Mi sfrego con forza il volto e sento la stanchezza minacciare di farmi cadere. Mi appoggio contro il muro per qualche secondo, poi mi deciso a scendere al piano di sotto. Farò una doccia, poi tornerò da Tris, a vegliare su di lei.

Appena scendo le scale, trovo Amar ad aspettarmi seduto sull'ultimo gradino. Si gira e mi guarda con un sorriso stanco.

-Finalmente ti sei deciso a darti una lavata.-

Sono troppo spossato per rispondere, quindi annuisco solamente. Lui si alza lentamente e mi conduce in una piccola stanza in fondo al corridoio. Anche questa, come la camera in cui dorme Tris, è completamente bianca; c'è una piccola finestrella da cui non si vede altro che campi coltivati; c'è anche un piccolo letto, esattamente come quello di Tris. Una porta in fondo alla stanza conduce a un minuscolo bagno.

-Fai con comodo.- mi rassicura Amar. –Ti chiamerò io quando si risveglierà.-

Anche se non lo guardo, sento i suoi passi allontanarsi. Chiude la porta e il rumore si perde nel corridoio. Ora che sono solo scoppio di nuovo a piangere. Mi era capitato pochissime volte di dover scaricare tutto il dolore e la tensione in questo modo, ma devo dire che è davvero liberatorio.

Prendo a pugni quel lettino bianco già sgangherato, poi, terminate le forze, mi accascio a terra con la testa fra le mani. Rimarrò così ancora un po', giusto il tempo di recuperare la stabilità, poi mi farò una doccia.

Gocce di memoria (Divergent)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora