I forgive you.

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Esco dall'ufficio di William e mi appoggio con la schiena contro il muro del corridoio, mentre aspetto che Alan mi indichi la direzione da seguire per raggiungere la stanza degli interrogatori. Man mano che passano i secondi, però, inizio a somatizzare l'ansia per l'imminente incontro con Hanson, che si tramuta ben presto in una prepotente sensazione di nausea. Chiudo gli occhi e tamburello nervosamente con le dita sopra gli avambracci, stretti attorno al petto, cercando di allontanare la mia agitazione.

Respira, va tutto bene.

"Sei ancora in tempo per tirarti indietro, ecco, se non te la senti..." Alan mi guarda preoccupato, forse temendo un mio crollo emotivo, come quello che ho avuto quando eravamo insieme nel bosco.

Scuoto animatamente la testa. "Sto bene Alan, sono solo molto tesa, tutto qui." Sospiro, buttando fuori tutta l'aria dai polmoni. "Dall'esito di questo interrogatorio dipendono tante cose, in primis il ritrovamento di Jake. Ho paura di fare un passo falso o, ancora peggio, di non ottenere alcuna informazione utile al suo salvataggio." La mia voce si incrina pericolosamente. "Il tempo scorre inesorabile e Jake è tenuto in ostaggio da un giorno intero ormai." Inspiro, rimettendomi dritta su due piedi e cacciando indietro le lacrime che iniziamo a inumidirmi gli occhi. "Non c'è un minuto da perdere." Gli rivolgo un cenno risoluto del capo, per fargli capire che sono decisa ad andare avanti.

Fino alla fine, senza mai arrendermi.

"Sono pronta."

Posa una mano sulla mia spalla, spingendomi delicatamente in avanti e guidandomi lungo il corridoio. Lo sento schioccare la lingua contro il palato, per poi schiarirsi la voce con un leggero colpetto di tosse. "Sei davvero molto forte... e me lo dimostri ogni minuto di più." Si prende una piccola pausa, forse per ponderare bene le prossime parole da rivolgermi. "Ma non vorrei che ti facessi delle aspettative troppo alte rispetto all'interrogatorio con Hanson. So che non ti fidi del lavoro della polizia, ma questa volta è diverso: il ritrovamento di Jake è al momento una delle nostre priorità assolute. Puoi contare su di noi... e su di me."

Non riesco a trattenere una risata amara. "Quindi mi stai dicendo che Hannah non lo era?" Ribatto a denti stretti, in tono acido, di primo impulso. Non voglio essere scortese con Alan, non se lo merita affatto, ma non sopporto come stia cercando di convincermi ad abbandonare i miei tentativi di ricerca. Che poi, anche se dovessi nutrire fiducia nel loro operato, non riuscirei mai e poi mai a starmene con le mani in mano nell'attesa del suo soccorso.

Ho bisogno di una valvola di sfogo, un modo per tenere la mia mente occupata in qualcosa e, in questo momento, indagare sull'organizzazione è ciò che mi impedisce di impazzire.

Alle mie parole sbuffa rumorosamente, abbassando la testa a fissare il pavimento. "Lo sai che non è così, te l'ho già spiegato." Taglia corto, effettivamente non è il momento di affrontare nuovamente questo discorso. "Ti sto dicendo questo perché, come ben sai, abbiamo avuto un colloquio con Michael pochi minuti fa e non abbiamo ottenuto nulla. Si è appellato al diritto di rimanere in silenzio, poiché in assenza del proprio avvocato, e ha richiesto l'assegnazione di un difensore d'ufficio. L'interrogatorio è stato posticipato a data da definirsi." Sembra profondamente dispiaciuto nel darmi questa notizia.

Lascio ricadere le braccia lungo i fianchi, mentre stringo le mani a pugno e inizio a tremare. "Capisco..."

"Ho notato una cosa però." Alan gira lo sguardo e punta i suoi occhi dritti nei miei. "Prima che gli altri iniziassero a metterlo sotto torchio, mi era parso ben disposto a collaborare. Sai, sono stato io ad iniziare con le domande e ha risposto a tutto con un atteggiamento calmo e cooperativo." Si gratta il mento, pensieroso, mentre continuiamo a camminare. "Hanson lo conosco da tanti anni, da quando c'è stato l'incidente di Jennifer per l'esattezza, e c'è una cosa che ho imparato fin da subito, non appena ho avuto il mio primo colloquio con lui: dovevo essere paziente e mostrarmi empatico." Ci fermiamo davanti ad una porta chiusa e capisco che siamo arrivati. "Ha bisogno di credere che gli altri comprendano il suo dolore e che gli rivolgano parole di conforto per lenire la sua sofferenza. È una persona che ha amato tanto, ma è un sentimento che per lo più non è stato ricambiato. Solo Jennifer è riuscita a dargli uno scopo per cui vivere e a farlo sentire davvero importante per qualcuno." Sospira, portandosi di fronte a me e appoggiando entrambe le mani sulle mie spalle. Abbassa leggermente il volto per mantenere il contatto visivo. "La vita non è stata clemente con lui e porta dentro di sé tanto dolore. So perfettamente che quello che sto per consigliarti va contro i tuoi sentimenti e sono consapevole che provi un forte rancore nei suoi confronti, ma se vuoi avere una chance di ottenere delle informazioni da lui, devi fingerti disposta a perdonarlo. Solo con un atteggiamento caritatevole riuscirai a farlo uscire dal suo guscio, renderlo vulnerabile e disposto ad aiutarti."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 10, 2023 ⏰

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