Eccoli, i brividini snervanti dei Giganti di Ghiaccio. Ed ecco anche la neve.

La osservo cadere mentre conto i fiocchi che si appoggiano intorno a me, e faccio passare il tempo senza neanche disturbarmi di aggiornare mio padre: di sicuro saprà già tutto, ha occhi ovunque.

Passati pochi minuti, tante ore o una manciata di secondi, sento un fortissimo turbinio d'aria e alzo gli occhi al cielo: un aereo da guerra di tecnologia umana, con un propulsore che a Ovunque è considerato obsoleto, sta scendendo lentamente e perpendicolarmente a qualche metro di distanza da me. Senza neanche toccare terra, l'unico portellone d'ingresso posteriore si apre, mostrandomi Clint Barton pronto ad accogliermi. La sua mano è tesa come ore fa, quando ci eravamo appena conosciuti: «Che aspetti?» mi chiede con un sorrisetto poco prima di vedermi avanzare verso l'entrata buia. Stringo la sua mano anche se non mi serve per salire, a mo' di saluto, e una volta dentro la pancia di metallo del veicolo osservo attentamente gli uomini che si è portato dietro, armati e protetti fino al collo: vedo che è già più preparato rispetto a Loki, sotto questo punto. «Grazie» gli dico, per poi sedermi tra due sconosciuti e legarmi i capelli, ormai per metà lisci e per metà inguardabili, nella stessa coda alta che mi ero fatta questa mattina. «Non è che sia proprio la mia volontà ad avermi spinto a salvarti, ma prego» ribatte Barton, per poi lanciarmi un sacchetto di plastica bianco. Le mie dita districano il nodo con calma e guardo al suo interno, vedendo la mia uniforme accuratamente appallottolata. Ridacchio vedendo le condizioni in cui ho lasciato quella preziosa tuta in kevlar. «Che provi, mentre sei sotto il controllo della magia?» chiedo a Barton, curiosa, mentre tiro fuori la maglia e la scuoto, per cercare di farla sembrare nuovamente una maglia. «Mmh, è strano da spiegare... È come se dovessi ubbidire ciecamente a qualsiasi cosa mi sia imposta, ma al tempo stesso avessi la libertà di comportarmi come voglio. Come se fossi in gabbia ma potessi decidere la sua grandezza e le comodità al suo interno» ripiego i pantaloni con cura, poi comincio a togliermi tutti i gingilli che mi ero messa alle dita, ai polsi e al collo. Adoro i gioielli, ma adesso non è il momento di tintinnare a ogni passo per attirare l'attenzione. «Ti tratta bene» commento, riferendomi a Loki, per poi sfilarmi le decolletè e riporre anche quelle nel sacchetto. «Non sai quanto. Per lavoro ho dovuto affrontare situazioni... Scomode. Ben più scomode di questa, che a confronto è una vacanza alle Bahamas. Però questo trattamento di favore creerebbe la giusta atmosfera per una bella pugnalata alle spalle» mi tolgo il giacchetto e mi alzo, sentendo il fresco pavimento dell'aereo sotto la pianta dei piedi nudi. Appoggio Fleyra e la mia giacca dove ero seduta, stando attenta a non far allungare le mani a nessuno degli uomini di Barton, che però sembrano essere su un'altra dimensione. «Speriamo che non sia letale. Mi stai simpatico» adesso è lui a ridacchiare, e dice: «Anche tu, soprattutto perché non riesco a capire cosa cazzo sei o perché sei qui» gli sorrido e raggiungo un angolo dell'angusto interno dell'aereo, per poi mettere la maglia sopra il vestito e togliermi quest'ultimo senza che si veda un centimetro di pelle nuda in più. «Devi farlo proprio qui?» sbotta uno della squadra scelta di Barton. «Non è che ci siano dei camerini, o sbaglio? Se vi sconvolgete per così poco, non voglio immaginarvi a puntare la pistola contro qualcuno» Barton scuote una mano per terminare questo battibecco inutile, e perciò io finisco di cambiarmi facendo cadere il vestito a terra e mettendomi poi velocemente i pantaloni, sorprendendomi sempre della morbidezza dell'interno della tuta, che invece all'esterno è rigida e sgradevole al tatto. Sì, con questi vestiti mi sento davvero più professionale, più seria e diligente. Dopo essermi cambiata del tutto, mi avvicino a Barton e gli chiedo: «Hai detto che, se avessero rapito Loki, lo avremmo trovato nell'Helicarrier, la base aerea dello S.H.I.E.L.D., ma hai trovato la base aerea?» Barton annuisce e indica con il pollice sinistro la sala di pilotaggio. «Il nostro pilota lo sta inseguendo. Atterreremo su di esso, dato che è talmente grande da poterci permettere di agire come vogliamo, ma prima dovrò sistemare un paio di cose con le mie frecce e il tuo aiuto. Se tutto va secondo i piani miei e di Loki, disattiveremo gli allarmi e uno dei quattro motori che fanno muovere l'Helicarrier. Ciò dovrebbe bastare per creare un po' di confusione» interessata dall'aiuto che vuole da me, alzo le sopracciglia, poi continuo il suo piano ripetendo le parole di Loki: «Una volta separati gli agenti dello S.H.I.E.L.D. e i loro "collaboratori", io prenderò lo scettro e libererò Loki, mentre tu manometterai almeno altri un altro motore per farci acquistare altro tempo. Poi, ci riuniremo e scapperemo tutti sull'aereo da cui siamo venuti» Barton annuisce di nuovo e alza le spalle. «Prendi quello che ti serve, quello che pensi che non ti serva e poi tieniti pronta. Questo gioiellino vola piuttosto veloce. Arriveremo sull'Helicarrier prima di quanto immagini» nel mio cervello, un tarlo scava un dubbio e mi fa chiedere: «Come sistemeremo Ironman e Captain America?» mi siedo di nuovo dove avevo appoggiato Fleyra, poi svuoto le tasche della mia giacca e ripongo le armi dove dovrebbero sempre stare, controllando che siano pulite e eventualmente cariche. «Basterà tenerli occupati, anche perché non sono le uniche minacce che incontreremo. Ti ricordi cosa ti avevo detto su Fury e sul suo progetto?» stringo le labbra in una linea sottile, sperando che non sia già arrivato il momento di combattere contro gli Avengers, un gruppo - non ancora approvato dal Governo, in fase di progettazione - di supereroi riuniti per volontà di Nick Fury, per poter agire preventivamente contro minacce di livello Loki.

Ghiaccio che scotta [𝘓𝘰𝘬𝘪]Where stories live. Discover now