cinque

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Sono sempre felice di vedere mio padre dopo i suoi viaggi, ma mentre si presenta a Loki sento di amare perfino il suo modo stravagante di parlare, ed è tutto merito di questo Dio dell'inganno che ha messo il copricapo e ha cambiato faccia. «Taneleer Tivan, al suo completo servizio» dice, inchinandosi leggermente al cospetto del principe di Asgard. «Loki Laufeyson, lieto di conoscerla. Ho avuto modo di parlare con la sua deliziosa figlia, e mi permetta di farle i complimenti: combatte come una vera guerriera» la porta di casa mia rimane aperta anche quando mio padre si accomoda al tavolo, dalla parte opposta di Loki, perciò mi intrattengo andando a chiuderla con lentezza e minuziosità. «Ha molto potenziale, anche se solitamente i guerrieri stanno agli ordini dei propri superiori» commenta mio padre, sedendosi e allungando un occhio verso di me, come per sottolineare le sue parole. Sbuffo quasi impercettibilmente, poi mi appoggio alla parete più vicina al tavolo, interponendomi nello spazio che hanno creato e ascoltando la conversazione. «Laufey mi aveva detto che prima o poi avremmo avuto sue visite, data la presenza della spada di mia moglie» Loki sistema il suo mantello, di nuovo sopra le sue spalle, mentre nel frattempo aggiusta la postura. Non so come faccia, ma anche prima ho notato che diventa sempre più grande e minaccioso col tempo che passa. «Laufey è rinomato per parlare dei suoi figli alle loro spalle, perciò non mi sorprende che mi abbia citato nei suoi discorsi» guardo mio padre con fervida curiosità, dato che non ho la minima idea di quale possa essere la sua risposta. «Se è venuto qui per parlare male di Laufey, oltre che trovare pane per i suoi denti, conferma uno dei tanti pregiudizi sui Giganti di ghiaccio» il sospiro che fa Loki mi fa capire che la nostra compagnia gli è bastata e che adesso vuole andarsene. «La farò breve, signor Tivan, dato che anche lei sa cosa voglio. Se mi consegna la spada, non solo le darò le unità necessaria per poterla acquistare, ma accetterò tutte le condizioni che vorrà pormi senza battere ciglio» Taneleer Tivan, in merito ad affari, sa quando tenere duro e quando invece mollare la presa. Io, però, oltre a non sapere mai che fare, non so neanche a cosa stia pensando mio padre mentre chiede a Loki: «Che intende farci?» gli occhi celesti di Loki si posano sui miei mentre il suo volto diventa cupo, freddo, glaciale: eppure non interrompo il contatto visivo e aspetto con calma la sua risposta, che arriva con una voce più soave e controllata. «Serve principalmente per difendermi, per facilitare un lavoretto che devo compiere sulla Terra» Il pianeta Terra? Mi ricordo solamente qualche capitolo nei libri di mio padre in merito a quel pianeta così variegato ma al tempo stesso poco sviluppato. «Midgard?» chiedo, pensierosa. Perché mai un dio di Asgard dal potere così forte come Loki vuole andare sulla Terra? C'è forse una minaccia che incombe sulla galassia? «Mi sorprendi ogni secondo che passa» commenta Loki, beccandosi un'occhiataccia da mio padre. «È pur sempre la figlia di un Celestiale, non la prenda così tanto sottogamba» Loki alza leggermente gli avambracci, come se fosse stato preso con le mani nel sacco; quel gesto l'ho fatto innumerevoli volte, di fronte a quegli impiccioni dei Nova Corps, prima di essere sbattuta in cella per dodici ore, a riflettere sulla mia condotta. «Non mi permetterei mai. Quindi, quante unità devo depositare?» mio padre scuote il lungo indice smaltato seguendo un ritmo ben preciso, al quale si uniscono le sue parole: «Non corra troppo. Mi ha aspettato per più di due ore solamente per scambiare due frasi?» quando mio padre si gira leggermente verso di me, capisco di dovergli consegnare Fleyra alla velocità della luce, e così faccio. Quando vede delle gocce di sangue sulla lama, le pulisce con cura tirando fuori da una delle sue tasche un tovagliolo di seta. Mentre lucida il metallo dell'arma, mi rivolge uno sguardo torbido, come per dirmi che non dovevo togliere la spada dalla sua teca neanche per difendermi da un dio di Asgard e da un esercito di Chitauri. «Mia moglie, Matani, ha fatto forgiare questa arma secondo il suo peso, la sua altezza, il suo stile di combattimento, la sua presa, il suo equilibrio. Non si adatta a tutti, ma solamente a coloro che possono sfruttarla con saggezza e giudizio. Inoltre, sa benissimo che ha un valore affettivo incomparabile a qualsiasi cifra stia pensando. Non posso vendergliela, perché il suo prezzo è indecifrabile» Loki appoggia un gomito sul tavolo, sporgendosi ma rimanendo con la solita aria arrogante da giovane dio ribelle. «Questa storiella dovrebbe farmi cambiare idea? Ho ricavato informazioni preziose, ho viaggiato per molte galassie in cerca di sostituti, ho fatto uccidere parte del mio esercito da sua figlia solo per questa spada, e pensa che qualche parola dolce mi farà dubitare della mia scelta? Stipuli lei le condizioni, ma ho bisogno di quell'arma, di Fleyra, anche solamente in prestito. Sarà poi una mia premura saperla sfruttare al meglio» mio padre esala una quantità d'aria mai percepita prima, mentre studia l'amata spada, oggetto di contesa da troppo tempo. Appena si alza, mi sembra passata un'infinità, ma sia io che Loki non osiamo proferire parola per lasciare pensare mio padre in pace. «Mi segua» esclama infine, quando crede di aver trovato la risposta giusta alla richiesta di Loki. I due si dirigono verso l'officina, e mentre io mi distanzio, cercando di osservare la scena da lontano per capire se uno dei due sta tramando qualcosa, penso a quanto i miei vestiti puzzano di sangue. Tutte le volte che Hilde mi ha ferita, che io ho ferito lei, che ho fatto a botte con qualche mercante di Ovunque e che ho partecipato a delle risse, l'odore acre del sangue mi piaceva, mi inebriava; adesso che sono ricoperta da esso, da terra e sudore, però, mi sento veramente un'estranea. Come se non fossimo compatibili. Sarebbe davvero questo il mio destino? Uccidere? Sarà anche eccitante, ma il retrogusto è leggermente amaro.

Loki e Taneleer si sistemano, uno di fianco all'altro, di fronte alla vetrina scassinata da me di Fleyra, che risplende di luce propria tra le mani di mio padre, colui che ad oggi sa maneggiarla meglio. «Mi vuole far conoscere vita, morte e miracoli di questa spada? Come se non li sapessi già» dice Loki, annoiato dagli sproloqui di mio padre. «Non mi sembra che sia di fretta, dato che si è dilettato con mia figlia. E poi, la sua navicella mi sembra piuttosto malconcia. Lena, non è che le daresti un'occhiata, mentre ci mettiamo a parlare di vita, morte e miracoli di Fleyra?» il Dio dell'inganno si gira verso di me, guardandomi come se cercasse di farmi rimanere con loro. So come diventa mio padre quando comincia a parlare di qualcosa, perciò me ne andrò finché posso. «Con piacere. Ci metterò il tempo sufficiente per farvi parlare con tranquillità» la risatina che faccio mette in disagio sia mio padre che Loki, entrambi poco felici di continuare a discutere, come se fosse possibile un compromesso. Il Collezionista non ha mai trattato con nessuno in modo diplomatico e democratico, e sono sicura che Loki ormai non intenda mollare l'osso per nessun motivo al mondo. Dopo un po', ne va di mezzo l'onore, e ne sono consapevole, dato che la metà dei guai in cui mi caccio sono causati dalla dignità che penso di perdere.

Mentre parlo prima con gli Spazzini di Ovunque, un'organizzazione fondata per ripulire eventuali locali, scene del crimine e resti di macerie, estremamente costosi ma simpatici, e un amico di mio padre, per prenotare una nuova porta per la Tana, dato che una di esse è andata distrutta, analizzo a fondo l'esterno della navicella, praticamente intatto: una delle quattro ali è un po' piegata e ci sono delle leggere ammaccature sul lato che ha impattato per primo con la serranda, ma sono danni minori che riesco a riparare in una decina di minuti, e che compromettono di poco l'aerodinamicità dell'astronave, di un grigio scuro molto accattivante. Cammino sulla passerella che mi conduce all'interno dell'enorme navicella, e vedo delle lance dei Chitauri, rimaste inutilizzate nel mio scontro con loro. Le raduno tutte e le appoggio in un angolo della sala principale dell'astronave, poi mentre saetto gli occhi per le pareti, noto un pannello di controllo in fumo: un segnale giallo lampeggia, facendomi intendere che il sistema di pilotaggio è compromesso, e che questa è una delle due centraline principali che permettono di far volare questo affare. Me la prendo comoda, anche se voglio che Loki ci saluti il prima possibile, mentre afferro il cacciavite e stacco via la parte superficiale del pannello di controllo, vedendo gli enormi danni al sistema elettrico della centralina, che evidentemente non è stata messa in sicurezza abbastanza. Mi sistemo i capelli in una crocchia, ignoro le ferite che si stanno rimarginando dallo scontro con i Chitauri e mi metto, di buona mano, a ricollegare e sostituire i cavi danneggiati. 

È un lavoro che ho imparato da piccola, che a molti potrebbe annoiare o stancare, ma che mi rilassa e mi da tutto il tempo per pensare, soprattutto alle decisioni di merda che ho preso. Da quando ho assecondato il desiderio di mio padre di diventare come lui, fino a quando ho chiesto a Hilde di farmi diventare come lei. Sono circondata da poche persone, ma sono tutte meravigliose e hanno tutte delle personalità incredibili: allora come mai io sono talmente banale da aver passato una vita a cercare di assomigliare a loro, invece che a cercare di costruirmi una personalità individuale? È davvero così difficile avere il libero arbitrio, oltre che per fare cazzate o dire stupidaggini, anche per prendere delle decisioni riguardanti il mio futuro, riguardanti me e me soltanto? Ho il desiderio di esplorare il mondo, di combattere, ma non ho fatto che seguire la strada già battuta di Hilde. So che, mal che vada, prenderò il posto di mio padre, ma ho davvero così poca forza di volontà per non riuscire a farmi un posto tutto mio? Critico tanto le persone come Loki perché fanno di testa loro, perché dicono assurdità e perseguono scopi folli, ma alla fine sono molto meglio di quelle come me, che non sanno neanche cosa voglia dire essere originali, unici. E sapete qual è la parte più bella? Ho sessant'anni, ed è quasi da una cinquantina che continuo a pensarla a questo modo, su di me. Nonostante ciò, non sono ancora riuscita a trovare uno scopo tutto mio, un obiettivo personale da perseguire, qualcosa che mi contraddistingua per davvero dal resto del mondo. Voglio che la mia vita e la mia morte siano ricordate, eppure non ho ancora fatto nulla per fare in modo che ciò accada.



Sono dei giorni che ho un po' il blocco dello scrittore... Non so bene cosa scrivere e mi ritrovo sempre a cambiare idea. Spero di uscirne presto! Che ne pensate, per ora, della storia? Spero che almeno vi incuriosisca. Al prossimo capitolo!

Ghiaccio che scotta [𝘓𝘰𝘬𝘪]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora