Chapter 9: Hell's flames burn weak's hearts

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L'atmosfera nella piccola sala riunioni sembrava carica tensione quando il presidente Zelensky fece il suo ingresso. Il Tenente Riley si alzò velocemente dalla sedia, un'aura di serietà gravava nel suo sguardo freddo e letale.

<<Signor presidente, la ringrazio per essere qui. Abbiamo una scoperta fondamentale da condividere con lei,>> annunciò Simon con voce ferma.

Zelensky annuì, ma il suo sguardo tradiva una profonda preoccupazione. <<Spero sia una buona notizia, Ghost.>>

Le parole di Simon si fecero più serie. <<Non posso dirlo con certezza, signor presidente... Abbiamo motivo di credere che ci sia un traditore tra gli ufficiali ucraini, ma finora non siamo riusciti a identificarlo.>>

Anya si avvicinò silenziosamente al presidente sospirando, i suoi occhi esprimevano un'empatia che andava oltre le parole. Posò delicatamente una mano sulla sua spalla, cercando di offrirgli un appoggio che solo un'amica stretta avrebbe potuto dargli in un momento come quello.

<<Anya, tu cosa ne pensi?>> chiese Zelensky con tono sconsolato, cercando un breve conforto in quelle parole. Il suo sguardo era stanco e deluso, odiava ricevere questo tipo di informazioni

<<Signor Presidente, capisco la delicatezza della situazione. Tuttavia, diffondere questa informazione ora potrebbe scatenare il panico e minare ancor di più il morale delle truppe. Inoltre non sarebbe più possibile identificare il traditore e diventerebbe ancora più pericoloso. Dovremmo lasciare che la Taskforce 141 conduca ulteriori indagini con discrezione,>> suggerì Anya, si sforzava di mantenere la sua voce calma, come una brezza rassicurante. Sentiva lo sguardo di Simon bruciarle addosso.

Lo sguardo del presidente si fissò nei suoi occhi, cercando una guida. Alla fine, annuì deciso, apprezzando la saggezza delle sue parole. <<Hai ragione, Anya. La fiducia è essenziale ora.>>

Simon prese nuovamente la parola. <<Abbiamo anche progressi su un altro fronte. Siamo riusciti a restringere le possibili zone d'attacco a un'area vicino a Mariupol, per raggiungerla dovremmo attraversare campi minati, non sarà per nulla semplice.>> Disse l'ufficiale riflettendo su come risolvere il problema.

Una ruga di preoccupazione solcò la fronte di Anya. Mariupol... era così tanto che non visitava di persona quella città.

<<Ma c'è un'alternativa,>> dichiarò Anya, catturando l'attenzione di tutti. <<Un percorso più sicuro che ci permetterebbe di aggirare il fronte e evitare i campi minati.>>

Gli occhi ardenti di Simon si conficcarono in lei come una lama affilata, una miscela di curiosità e tensione nel suo sguardo. <<Maggiore Lysenko, qual è la sua proposta?>> La sua voce, carica di aspettativa, lasciava trapelare una sfumatura di sfida.

Gli occhi di Anya guizzarono rapidamente sul leader. Con determinazione, la ragazza delineò il suo piano, descrivendo ogni dettaglio con precisione. Mentre parlava, i loro sguardi rimasero collegati, un legame che trascendeva le parole ma che potevano percepire solo loro.

<<È un piano audace, Anya,>> ammise Simon, <<ma ha senso. Valuteremo entrambe le opzioni attentamente.>>

Un sorriso emozionato sfiorò le labbra di Anya, i suoi occhi fissi su Simon. Era riuscita ad impressionarlo per una volta, ora che aveva assaggiato cosa volesse dire sentirsi apprezzata dall'uomo non credeva sarebbe più riuscita a farne a meno. Nonostante le tensioni irrisolte, c'era ancora qualcosa di profondo che li univa.

La riunione continuò con una discussione animata, le voci si intrecciavano in un frastuono di dibattiti accesi. Le opinioni divergenti riempivano l'aria, come onde che si infrangevano sulla riva. Alla fine, fu il presidente Zelensky a prendere la parola, la sua voce echeggiò attraverso la stanza con autorità.

<<La mia decisione è questa,>> dichiarò il Presidente in tono deciso e inequivocabile.

Un silenzio rispettoso cadde sulla stanza, un momento di riflessione dopo la dichiarazione del presidente. Nello sguardo di Zelensky brillava l'approvazione implicita delle raccomandazioni di Anya, un riconoscimento del suo ruolo cruciale in quella decisione.

Con l'incontro che giungeva al termine, le persone si alzarono dalle sedie. Gli occhi di Anya e Simon si incrociarono nuovamente. In quell'attimo, sembrò che tutte le barriere si dissolvessero. Era come se attraverso i loro sguardi avessero ammesso qualcosa che ancora non erano in grado di comprendere a pieno.

Simon si avvicinò con sguardo minaccioso facendo arretrare Anya fino a condurla in un angolo più appartato della sala. <<Dobbiamo smetterla>> sussurrò con voce ferma, il suo sguardo carico di tensione stava sciogliendo l'animo combattivo della giovane.

Anya lo fissò dritto negli occhi così chiari che riusciva chiaramente a distinguere la tempesta emotiva che tormentava l'ufficiale. Era come se ogni parola fosse filtrata attraverso un crogiolo di sentimenti incontenibili. <<Smettere cosa? Di cosa stai parlando?>> Chiese non osando distogliere lo sguardo.

<<Sai di cosa sto parlando,>> sussurrò Simon, la sua voce vibrante di frustrazione. <<Di noi. Di queste emozioni che rischiano di farci cadere in un abisso.>>

Era così vicino che poteva sentire il suo respiro infrangersi contro la sua pelle. Lei chiuse gli occhi per qualche istante prendendo un profondo respiro per calmare il suo cuore che ormai batteva ad una velocità innaturale.

Anya alzò un sopracciglio non volendo arrendersi, gli occhi sfidanti tornarono a posarsi sul ragazzo di fronte a lei. <<E se non volessi smettere? E se volessu scoprire dove ci può portare tutto questo?>> Sussurrò mettendoci tutto il coraggio che le era rimasto.

Simon serrò la mascella, lottando contro la sua propria furia interna. <<Non puoi permettertelo, Anya. Questa è una guerra, non un gioco. Non posso permetterti di diventare il mio punto debole.>>

Le parole di Simon risuonarono nell'aria, cariche di una verità che bruciava come un fuoco non domato. Anya non arretrò, il suo sguardo sfidante non cedette terreno. Nemmeno lei si capacitava di questo suo improvviso coraggio, non che si ritenesse una codarda ma restare lucidi mentre il Tenente Riley le stà così vicino sarebbe un'impresa per qualunque essere umano al mondo che possieda ancora un briciolo di istinto di autoconservazione. <<E se fosse già troppo tardi? E se queste emozioni fossero già un punto debole?>> Continuò sussurrando mentre si avvicinava a lui quasi inconsciamente.

Simon strinse i pugni, lottando per mantenere il controllo su se stesso. <<Allora dobbiamo essere più forti. Non possiamo permetterci distrazioni, nessuna debolezza.>> Rispose mantenendo una voce ferma e sicura

Anya lo fissò intensamente, i loro sguardi si bloccarono come se non riuscissero più a trovare una via di uscita. <<E se non ci fosse un domani?>>

Simon chiuse gli occhi per un attimo, come se le parole di Anya lo avessero colpito nel profondo. Soffriva nell'equilibrio fragile tra dovere e desiderio. <<Non dirlo>>

Anya annuì, il suo sguardo si abbassò per un attimo prima di risalire di nuovo verso gli occhi di Simon. <<E se me lo chiedessi con dolcezza invece che con rabbia?>> Sussurrò sfiorandogli leggermente la mano.

Simon la guardò, il suo sguardo si ammorbidì per un attimo. Poi, scosse leggermente la testa. <<Non possiamo permettercelo, Anya. Non adesso.>> Continuo con voce più rassegata.

Anya sospirò tremante, stava riuscendo pian piano a tirare fuori il lato umano del freddo e spietato Tenente Riley ma le stava costando così tanto che non sapeva quanto sarebbe riuscita a reggere il suo sguardo ancora. <<Allora dimmi cosa fare, Simon. Dimmi cosa vuoi davvero che io faccia.>>

Simon esitò, lottando contro i suoi stessi desideri. <<Voglio che tu smetta, Anya. Per il bene di entrambi.>> Rispose lui, nella sua voce non si percepiva più tutta la sicurezza che aveva mostrato fino a poco prima.

Le parole di Simon risuonarono nell'aria come un urlo silenzioso di battaglia interiore, una guerra travolgente che combatteva contro il suo stesso cuore. Era un conflitto che sembrava insormontabile, una lotta che sapeva in cuor suo di non poter vincere. Simon era abituato ai conflitti, aveva affrontato l'inferno sin da bambino, ma la presenza di Anya sembrava risuonare più terrificante di tutte le torture che aveva affrontato. Era come se i suoi sentimenti per lei fossero una prigione da cui non poteva fuggire, una lotta che lo costringeva a rimanere intrappolato in un vortice di emozioni contrastanti.

In the Line of Shadows: Operation Phoenix | Simon &quot;Ghost&quot; RileyWhere stories live. Discover now