XXV. LA LEGGENDA DEL GIARDINO DI LAURINO

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Il luogo era incantevole, non c'era nulla da dire. E l'atmosfera era quella che preannunciava grandi cose. Alte montagne cariche di neve si ergevano intorno al lago ghiacciato. Sembravano spade pronte a ferire il cielo terso. Dorina si strinse di più nel cappotto. Una distesa innevata sommergeva ogni cosa rendendo ogni forma ovattata. La ragazza avanzò, la neve che scricchiolava sotto i suoi stivaletti. I vestiti non la coprivano come avrebbe voluto. Inspirò l'aria ghiacciata. Non era nemmeno metà novembre e già si gelava in quel modo. 

-In primavera, quando la neve si scioglie è meraviglioso- Kaas le andò accanto. Non sembrava colpito dal freddo, al contrario. Una statua che il ghiaccio forgiava e rinforzava. Il pensiero le diede le vertigini e provò l'odioso impulso di lanciarsi tra le sue braccia.

Dorina socchiuse gli occhi per ripararsi dalla luce del sole che filtrava tra le montagne. Una luce tanto accecante da bruciare. Il tramonto era vicino. –Sono già stata qua- le parole divennero vapore nell'aria gelida.

-Pensavo che non te lo ricordassi... sì, ci sei stata da bambina, ti ho portata io e... Mirella- pronunciò l'ultimo nome con fatica, come se gli costasse dolore. Il senso di colpa crollò addosso a Dorina come una grandinata. Era stata crudele. Kaas teneva davvero a sua zia.

-Ti manca molto?-

-Ogni giorno- sospirò –però è come se lei fosse qua, tra queste montagne-

-Le amava molto- Dorina non sapeva se era la verità. Il suo ricordo di Mirella era vago. La zia era una donna che amava apparire al meglio, bei vestiti, trucco curato, capelli acconciati con cura. Kaas era diverso da lei. Più legato a un mondo astratto, fatto di onore, dovere, idee, sogni. E poi c'erano quelle lettere. La relazione tra lei e A. Chiunque A fosse.

-Non volevo rattristarti- Kaas scosse la testa. Dorina si trovò a pensare che il suo viso era perfetto. Come quello di una scultura. Capiva perché Mirella lo aveva scelto. Ricordava bene quei due insieme. Belli, giovani, splendenti. Due creature uscite da una qualche storia, una ballata, una leggenda. Dorina, troppo piccola e insignificante per partecipare al gioco dell'amore, aveva dovuto assistere impotente. Aveva desiderato essere amata in quel modo unico, assoluto, folle. Lei però non era fatta per l'amore. Ogni tanto sospettava che nessuno potesse amarla.

-Non mi rattrista parlare di Mirella-

Kaas le porse il braccio. –Su, appoggiati, voglio andare in un posto-

Dorina gli lanciò un'occhiata in tralice. In che guaio si stava cacciando? Lei aveva una predisposizione naturale a finire nei guai. Più grossi erano più facilmente ci finiva dentro e ci rimaneva invischiata, come nelle sabbie mobili. Hilda la prendeva in giro al riguardo.

-Non ti fidi?- lui aggrottò la fronte –Promesso, non mordo-

-Battuta banale- replicò lei, il cuore le batteva all'impazzata al pensiero di prendere il suo braccio. Di toccarlo, di sentirlo vicino, di avvicinarsi al suo profumo. Al suo calore. Deglutì. Una bella prova di volontà.

-Non con uno strigoi nei dintorni, a quanto dicono in giro-

-E tu ci credi?- ciuffi di capelli le caddero davanti agli occhi, li cacciò indietro.

-Accetta il mio braccio e io risponderò alla tua domanda-

Una trappola. Prendergli il braccio era come cadere in un burrone pieno di spuntoni rocciosi. Non poteva fare diversamente. Gli prese il braccio. Una scossa gli attraversò il corpo.

-Così va meglio- cominciò a camminare. Dorina gli stette accanto, il mondo che sembrava allontanarsi ogni istante di più. Esisteva solo lui. O meglio, solo loro. Come un tempo erano esistiti Kaas e Mirella.

Dove finiscono le tenebreWhere stories live. Discover now