X. LEZIONE

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Nicalla se ne stava seduta sul davanzale, le gambe strette al petto, i capelli scuri contro le tende rosse, lo sguardo perso oltre il vetro. Apparentemente guardava le montagne, quei picchi sempre innevati. Dorina si fermò, indecisa se parlarle o meno. Forse avrebbe dovuto...

-Sono certa che Kaas mi odi-

-Dici? Allora probabilmente odia anche me- Dorina fece un passo avanti. Le sembrava strano, forse impossibile, che una donna come Nicalla potesse dedicarle tutta quell'attenzione.

-No, non odia te- si voltò e la fissò, un sorriso vermiglio sulle labbra carnose. –Odia solo me, credo che mi abbia sempre odiata- fece spallucce.

-Non dire sciocchezze- non le piaceva vederla con quella tristezza addosso.

-Oh, ma io non me la prendo per così poco- allungò le gambe e saltò a terra, atletica, elegante, perfetta. Una principessa. Una ballerina. Una creatura uscita da una leggenda. Nicalla conteneva in sé mille sfumature. –Sai cosa facciamo adesso?-

-Se vuoi scendere in villaggio dovrai farlo da sola, non ho voglia di sentire altri insulti-

-Nessun villaggio... andiamo a vedere i bei soldati!-

Dorina sgranò gli occhi. –I bei soldati?-

-Sì... oh, vieni con me- la prese per il braccio e la tirò con sé. Una risata esplose nel corridoio silenzioso.

Una delle sale da ballo era stata adibita ad aula

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Una delle sale da ballo era stata adibita ad aula. Banchi, sedie, una cattedra con accanto una lavagna. Facevano uno strano effetto vicino a quelle decorazioni dorate, ai dipinti di dame, cavalieri, animali mitologici. Studenti in abiti militari l'avevano occupata quasi tutta.

-Dove ci mettiamo?- Dorina si avvicinò a Nicalla che stava facendo l'occhiolino a un soldato biondo in ultima fila.

-Non possiamo sederci ai banchi, tecnicamente non potremmo nemmeno stare qua- storse il nasino –fammi pensare- guardò su, giù, a destra, a sinistra –certo!- la prese per il braccio e la condusse in un angolo isolato della stanza. Gli studenti si voltavano al loro passaggio. Dorina sentiva tutti quegli occhi che la fissavano e la bruciavano. Fiamme. Avvampò. Non era abituata a passare sotto gli occhi degli uomini. Al collegio le insegnavano che non era conveniente. Nicalla invece sembrava a suo agio, come se fosse nata per quello, per stare sotto i loro sguardi. Dorina provò un misto di ammirazione e invidia. Avrebbe voluto essere come lei. –Eccoci, possiamo sederci sul davanzale-

-Sul davanzale?-

-Sì, sul davanzale- Nicalla fece spallucce –Non è male come seduta- le lasciò il braccio, sollevò l'abito, si accomodò. Con grazia felina in un fruscio di stoffe. Sì, decisamente invidiabile.

-Ma ci guardano tutti- protestò Dorina.

-E allora? Gli occhi sono fatti per guardare e le belle ragazze esistono per essere guardate- buttò indietro i capelli –siediti vicino a me, su-

Dorina non avrebbe potuto fare altro. Si accomodò vicino a Nicalla, non con la sua grazia, ma nessuno se ne accorse. Gli sguardi di tutti erano sulla sua nuova amica.

-Oh guarda, c'è Ludovico- Nicalla lo salutò con un gesto della mano.

Lui finse di non vederla e si concentrò sul libro.

Dorina lasciò vagare lo sguardo e notò Alexander intento a scrivere su un taccuino. Sembrava che non l'avesse vista.

Kaas entrò in quel momento. Il passo elegante, il volto contratto, le labbra serrate. Dorina provò un brivido. Gli occhi di Kaas percorsero la sala e si posarono su Nicalla. L'uomo s'irrigidì. Ogni sua fibra trasmetteva rabbia. Molta rabbia. Nicalla doveva averlo fatto infuriare parecchio. Cosa nascondevano quei due? Forse però era meglio non sapere. Si rischiava solo di rimanere impigliati in qualche vecchia storia.

Nella sala calò un silenzio pesante. Gli studenti erano rigidi. Spaventati. Possibile che temessero Kaas? Beh, forse tutti i torti non li avevano...

-Oggi avrei dovuto parlarvi di strategie militari- lo sguardo di Kaas si spostò e premette su Dorina. La ragazza sentì la gola secca, le gambe molli, le tempie pulsanti. –Invece ho deciso che vi parlerò di altro- si appoggiò alla cattedra con un fianco, le braccia incrociate, l'espressione indecifrabile –sono certo che in molti conoscano il mito degli strigoi-

Nessuno parlò. Era un silenzio teso quello che si respirava nella stanza. E lo sguardo di Kaas continuava a puntare su Dorina. Si sentiva turbata. Molto turbata. Come se lui le stesse scavando la pelle, i muscoli, le ossa. Fino all'anima. Come se potesse leggere ogni sua sensazione, pensiero, desiderio.

-Non fate gli sciocchi- la voce di Kaas suonò dura, pungente, rabbiosa –voi sapete bene cosa sono gli strigoi, siete scesi al villaggio, sapete che loro si riferiscono a chi abita in questo castello con quel termine- un sorriso tagliente come una lama. –Non fate i timidi, lo so molto bene-

-Un capo perfetto- borbottò Nicalla. Dorina non le rispose. Non ci riuscì. Aveva la gola troppo secca.

-Gli strigoi sono creature morte che non possono restare tali- Kaas non sembrava volere davvero una risposta dai suoi studenti. Era lui che gestiva ogni cosa. Questo a Dorina piacque. Un brivido le scavò la schiena. –Qualcuno vuole dirmi perché?- lasciò scorrere lo sguardo sui presenti distogliendolo finalmente da Dorina, che provò un senso di vuoto e di freddo. Non era mai contenta. Forse però questa era la condizione del genere umano.

Una serie di mani si alzarono. Kaas ne indicò una, poi un'altra. Gli studenti diedero le loro opinioni. Peccati. Omicidi. Stregoneria. Tentarono in molti. Dorina notò che Ludovico non si muoveva. Non guardava nemmeno il cugino, come se parlare degli strigoi lo agitasse. Beh, probabilmente era così. A nessuno piace essere definito un non morto.

-Tutto qua? Nessuno aggiunge altro?-

-Le colpe di famiglia- Nicalla si appoggiò al muro. Non le importava di seguire le regole. Altra cosa che in cuor suo Dorina, che chinava sempre la testa, apprezzava.

-Sì, Nicalla, le colpe di famiglia- Kaas ridusse gli occhi a due fessure.

Lei fece spallucce. Un sorrisetto soddisfatto le piegava le labbra.

-Come vi difendete dagli strigoi?- Kaas incrociò le braccia.

Parecchi risposero. La croce, un paletto, il fuoco. Kaas annuiva, ma sempre con una smorfia sul viso.

-Sembra una statua- Nicalla sospirò.

-Come vi difendereste da un'orda di strigoi?- Kaas si staccò dalla cattedra –Questo è il vostro compito per domani, inventate una strategia, fate quello che vi pare, voglio una relazione di cinque pagine, avanti e retro, la lezione è finita- e uscì, sbattendo la porta.

-Un pessimo carattere- borbottò Nicalla.

Dorina non replicò. Non sapeva che parole usare. Con Kaas però era sempre stato così.



NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate di questo capitolo?

A presto ❤

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