XVI. LA CENA CON KAAS

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Kaas l'attendeva a tavola, lo sguardo perso su un foglio. Una lettera. Dorina provò fastidio. Lavoro, solo lavoro. Kaas sembrava non essere capace di pensare ad altro. E lei aveva passato così tanto tempo a prepararsi! Perlomeno aveva fatto preparare il tavolo piccolo, così non avrebbero dovuto parlarsi da un lato all'altro della stanza. Afferrò i lati dell'abito per non inciampare e avanzò. Lui non diede segno di aver sentito. Continuò a leggere.

-Sembra molto interessante quella lettura- Dorina afferrò la sedia, la tirò indietro, ci rimase impigliata. –Più interessante della realtà- cercò di liberare il bordo dell'abito dallo schienale, ne strappò un pezzo, ci riuscì, si sedette. La sala le sembrava enorme, con le pareti rosse, le finestre ad arco e le armature ai lati.

-Non dirmi che stai passando troppo tempo con Nicalla e che diventerai pungente come lei- non alzò lo sguardo. Le lampade ardevano dietro di lui, tanto che sembrava che lui avesse un contorno dorato.

-Credi che sia un male?-

-Sì, io... - appoggiò la lettera e finalmente la vide. Strabuzzò gli occhi. –Sei... incantevole-

Dorina aveva la gola tanto secca che le sembrava piena di cocci di vetro. –Grazie- non sapeva cos'altro dire. E il cuore prese a batterle forte. Un animaletto chiuso in gabbia. Piccolo traditore!

-Credo che... sì, sei molto bella- era rossore quello che si diffondeva sulle guance del soldato? Dorina si sentì in imbarazzo. Non era fatta per evocare quelle emozioni negli uomini.  Come si gestivano? –Sono felice che tu abbia accettato il mio invito-

-Vorrei sapere perché mi hai chiesto di venire- il cuore le batteva tanto forte da rombarle nelle orecchie. Quel suono, simile a un tamburo, la confondeva, come se si fosse trovava immersa nella nebbia.

-Il mio è un gesto di pace, dopo tutto quello che è successo tra le nostre famiglie... noi due non siamo nemici, capisci?-

Dorina lo sapeva che non erano nemici, ma forse, a ben guardare, non erano nemmeno amici. –Sono felice di questa opportunità di comprenderci- e forse era sincera. Perché Dorina odiava i conflitti. Fin da piccola li aveva evitati.

Kaas la guardò e non parlò. La fissava come se potesse penetrare la pelle, i muscoli, il sangue. Come se potesse leggere ogni minima parte della sua anima. Dorina non era mai stata guardata in quel modo. Non pensava di poter essere guardata così, lei che era sempre timida e insicura. –Ehm, cosa c'è per cena?- parole dette con lo scopo di distrarlo.

Kaas scrollò la testa, come se fosse stato riportato di colpo alla realtà. –Ho chiesto in cucina di preparare una cena tipica del posto, come succedeva quando eri bambina-

Dorina sentì lo stomaco sussultare. –Non mi dire che ci sono i canederli- avrebbe dovuto dirlo con meno trasporto. Da brava signorina. Non ci riuscì. Forse brava signorina si nasce e Dorina non c'era nata.

-E che cena tipica sarebbe senza i canederli?-

Bene, il cuore ora le era praticamente esploso nel petto. Provò a mantenere un'espressione neutra. Non ci riuscì. Non davanti ai canederli.

 Non davanti ai canederli

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Dove finiscono le tenebreWhere stories live. Discover now