XXIV. LE LETTERE

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La mattina seguente Dorina si alzò tardi. Non si sentiva bene. Al contrario. Le tempie le pulsavano e aveva un sapore amaro in gola. Si mise seduta. Lo sguardo fu attratto da una scatola posata ai piedi del letto. Aggrottò la fronte. C'era già la sera prima? Oppure qualcuno era entrato nella notte per posarlo? Non lo sapeva. Si mise seduta e scivolò giù, ciocche di capelli sul viso. Le sembrava di essere la protagonista di un romanzo. I piedi sfiorarono il tappeto a pelo lungo. Chi poteva aver portato quella scatola? 

Kaas. Il cuore le schizzò in gola. Il suo Kaas. Era un modo per farsi perdonare? Si alzò e si diresse alla scatola, il battito cardiaco che le rimbombava in tutto il corpo.

Magari era qualcosa di Nicalla. Un suo regalo. Sarebbe stato nel suo stile. S'inginocchiò, il cuore che le sfarfallava nel petto. Era come essere sulla soglia di una grande avventura. Come quando da bambina apriva i regali. Con dita tremanti aprì la scatola. Qualcosa al suo interno brillò.

Era una boccetta quadrata. La prese e la soppesò. C'era un'etichetta con l'immagine di una donna intenta ad accarezzarsi il viso. Doveva avergliela lasciata Nicalla. Una pozione di bellezza che prometteva una pelle liscia. Se la passò da una mano all'altra. Era pesante, gelida, opaca. Lesse le istruzioni scritte a mano. Consigliavano di berne una goccia ogni mattina. Soppesò le possibilità. E poi pensò a Kaas e a Caterina. Lui con i suoi occhi grigi. Lei con la pelle simile a sera.

Basta indugi. Aprì il tappo e bevve. Il liquido aveva un sapore amaro. La posò sul comò.

Dorina si sistemò i capelli, lo sguardo perso sullo specchio macchiato. Era pallida e aveva le sopracciglia troppo folte. Avrebbe dovuto sistemarle non appena avesse avuto un attimo di tempo.

Appoggiò una mano sul comò e...

Cric. Croc.

Dorina arretrò, il cuore schizzato in gola. Un cassetto si era aperto. Un cassetto segreto. Che ci faceva lì? Si piegò avanti e sbirciò dentro. Era buio e si vedeva qualcosa di bianco. Lo afferrò per i lati e lo tirò verso di sé. Il respiro accelerò. Faceva resistenza. Strinse la presa e ci riprovò con tutte le forze. Uno scricchiolio. Il cassetto uscì di qualche centimetro ancora. C'era abbastanza spazio per infilarci dentro una mano. Dorina valutò se doveva farlo o meno. Un senso di euforia la faceva tremare. Decise che sì, era meglio farlo.

Mise dentro la mano e le dita sfiorarono della carta. La prese e la estrasse. Era sulla soglia di una grande scoperta? L'idea la elettrizzava.

Erano diversi fogli. Per essere più precisi erano lettere. Aprì la prima.

"Mia adorata Mirella, non faccio altro che pensare a te, di giorno, di notte, ogni momento nasce solo per te. Mi manchi.

A."

La gola le si seccò. Non era possibile. Doveva essere un malinteso. Passò all'altra lettera.

"Parigi è un'agonia senza di te, non so quanto ancora posso resistere. Ho bisogno di vederti, toccarti, amarti. Ho bisogno di te.

Mi manchi.

A."

Parigi. A. Forse A stava per Amadeo. E aveva senso perché Amadeo era stato a Parigi. Non studiava medicina lì? Possibile quindi che fosse lui l'amante di Mirella? Era credibile? No, non poteva... era assurdo che Mirella tradisse Kaas con Amadeo. Eppure la prova era proprio di fronte a lei. Lesse le altre lettere. Alcune erano brevi, mandate per il solo desiderio di mandarle, di sapere che avrebbero raggiunto qualcuno d'importante. Altre erano lunghe e articolate. Esprimevano soprattutto lo stato d'animo dello scrivente nei confronti di Mirella. Amore, passione, ossessione.

Dorina non riusciva a crederci. Il cuore le batteva tanto forte che le sembrava d'impazzire. Un cuore poteva davvero esplodere? Si sentiva confusa. Con chi avrebbe potuto parlare? Giunse alla conclusione che non poteva dirlo a nessuno. Soprattutto non a Kaas. Dopo una breve esitazione mise via le lettere. Le rispose nel cassetto con cura, lo richiuse, si appoggiò al comò. Per ora avrebbe tenuto il segreto per sé. Forse era meglio così, dopotutto la zia era morta, no? Non aveva senso infangarne la memoria. Sarebbe stato solo cattiveria e avrebbe reso tutti infelici.

Quel giorno Dorina fece il possibile per evitare Kaas. Le lettere l'avevano turbata e non voleva dover mentire. La conferma che Mirella avesse un amante era simile a un coltello affilato che premeva nel suo cuore. Certo, aveva avuto il sospetto, ma un discorso è sospettare qualcosa, un altro è averne la conferma. Amadeo. Doveva essere lui l'amante della zia. Un pensiero che la turbava. Il suo futuro marito era l'amante della sua defunta zia. In che mondo viveva?

Kaas la trovò seduta su una panchina. Le andò incontro. Il passo rigido, militare, ritmato. E quegli occhi... come poteva Mirella averlo tradito? –Ho deciso che hai bisogno di divertirti-

-Quindi?-

-Andremo a fare una gita, io e te- incrociò le braccia, la luce a disegnare ombre sul suo viso –c'è un lago poco distante, prenderò l'auto e ti porterò-

-Perderesti una giornata di lavoro per me? Credevo che non ci fosse nulla di più importante del lavoro- lo stuzzicò e sperò che lui non notasse il suo disagio.

-Un pomeriggio, per essere precisi, e poi vorrei vederti sorridere-

Dorina sentì le guance bruciarle. Forse aveva esagerato. Kaas non si era poi dimostrato un ospite così crudele. Annuì. –Va bene, ma deve essere proprio un bel posto perché ti perdoni-

-Farò del mio meglio- un accenno di sorriso che le sciolse il cuore. Oh, perché era così sciocca? Le bastava un'occhiata per farla sentire la donna più importante al mondo. Deglutì e si sforzò di sembrare tranquilla. Per quanto difficile fosse. Kaas era un'illusione, un sogno infranto, il delirio di una bambina. Lui non la voleva. Non l'avrebbe mai voluta. Per quanto male facesse doveva farsene una ragione. Ora e per sempre. Lei non l'avrebbe mai avuto. Fu con questo stato d'animo che lo seguì, il cuore rotto in mille pezzi.

Dove finiscono le tenebreWhere stories live. Discover now