XII. LA CRIPTA

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Ludovico le aspettava fuori dalla camera mortuaria, le braccia incrociate, lo sguardo che scrutava il buio. Dorina provò un senso d'inquietudine. Cosa stavano facendo? Era sbagliato.

-Finalmente, ma quanto ci avete messo- Ludovico andò loro incontro, ombre scure che si disegnavano sul suo viso pallido a causa delle luci.

-Oh, sempre il solito rompiscatole- Nicalla sbuffò –ma che fretta c'è? Kaas non tornerà presto-

-Io però finisco il turno tra un'ora e vorrei sapere come potrei spiegare che voi stiate dove non dovrebbe esserci nessuno- Ludovico aveva il viso rosso e sudato. Lanciò un'occhiata oltre le loro spalle. Dorina notò che tremava e si chiese se fosse prudente lasciare uno come lui di guardia. Non sembrava adatto al ruolo.

-Non dubito che con il mio fascino riuscirei a cavarmela-

-Non è che tutti sono sedotti dal tuo fascino- sbuffò.

-Inutile parlare con gli sciocchi- gli posò sulla spalla e lo spinse via. Nicalla avanzò e spalancò la porta. –Siamo arrivate- annunciò.

Amadeo doveva già essere dentro. Dorina sentì il cuore strizzarle in gola. Come una pietra appuntita che avrebbe potuto ferirla. Si costrinse a muovere le gambe per seguire Nicalla dentro la camera. La prima cosa che la colpì fu il freddo. No, freddo era riduttivo. Si gelava lì dentro. Si portò le mani alle braccia e tentò di scaldarsi. Il respiro usciva in nuvolette di condensa. La seconda fu il buio. Non si vedeva nulla.

-Ma buona serata, mie fanciulle- Amadeo le attendeva appoggiato al muro, vestito di nero tanto da confondersi con le ombre. Sorrise a Nicalla, un sorriso con un guizzo divertito. E poi guardò Dorina e il sorriso si spense. -Ehm, ciao-

-Ciao- momento imbarazzante.

-Mio padre mi ha appena detto del nostro... fidanzamento-

Dorina avvampò. Imbarazzante. -Io l'ho saputo da Caterina-

-La biondina che si atteggia a Greta Garbo?-

-Offendi Greta Garbo così- esclamò Nicalla.

-Era tanto per dire-

-Si congela- borbottò Nicalla, le braccia strette al petto.

-Questa è una delle ghiacciaie del castello, è l'unico posto in cui i corpi possono essere conservati senza che si decompongano- Ludovico entrò. Aveva un'espressione tesa.

-Non dovresti rimanere fuori a fare la brava sentinella?- lo punzecchiò Nicalla.

-E perdermi questo?- rise, una risata carica d'angoscia –Sono curioso, lo ammetto-

-Bene, Amadeo, allora siamo nelle tue mani- Nicalla spinse la punta della scarpetta sul pavimento di pietra –possiamo cominciare-

Amadeo si avvicinò a un tavolo sul quale giaceva qualcosa, coperto da un lenzuolo bianco. Dorina tremò. Le venne in mente che il cadavere avrebbe potuto essere in qualsiasi condizione. Anche decomposto. Una vertigine la fece barcollare. Pregò di non cadere a terra. Inspirò ed espirò. Doveva trovare la forza. Lei era una scrittrice.

-Il corpo com'è ridotto?- Ludovico diede voce ai suoi dubbi. Dorina gliene fu segretamente grata.

-Meglio di quanto si possa pensare... ma guardate voi stessi- Amadeo afferrò il bordo del lenzuolo e tirò. Come un prestigiatore che svela il suo trucco. Dorina guardò, il cuore che aumentava i battiti, il respiro corto, l'ansia che le schiacciava i polmoni. Un sospiro di sollievo le sfuggì quando vide.

La ragazza sul tavolo sembrava addormentata. Viso bianchissimo, lunghi capelli biondi, lineamenti rilassati e dolci. Le labbra sembravano boccioli di rosa. Morbide. Delicate, Socchiuse. In attesa di un bacio che mai sarebbe arrivato. Indossava un abito bianco e le braccia erano disposte lungo i fianchi.

Dove finiscono le tenebreOn viuen les histories. Descobreix ara