Capitolo 5

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" Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, persino da te stesso."

(Daniel Pennac)

POV: REBECCA

È stata una giornata strana e in un certo senso anche faticosa.

Sono appena rientrata nello studentato e devo dire che rispetto ai giorni precedenti è tutto meno silenzioso. Gruppi di studenti affollano l'atrio e le stanze comuni, chiacchierando e bevendo.

Non conosco nessuno, né voglio farlo in questo momento.

Mi trascino su per le scale diretta in camera mia, cercando di non attirare gli sguardi. Ho solo bisogno di una doccia calda e di qualcosa da mettere sotto i denti.

Opto prima per le doccia e mi dirigo in bagno liberandomi dei vestiti.

Lascio che il getto d'acqua calda mi scorra su tutto il corpo. Voglio sciogliermi.

Sono davvero stanca, questa giornata mi ha distrutto.

Dall' incontro con il dottor Marchi a quello con Riccardo.

Voglio solo uscire con te, sul serio?

Va bene, mi ha aiutato a trovare l'aula ed è stato molto gentile, ma non per questo devo uscire con lui. È stato insistente dall'inizio e riconosco il tipo.

Il classico ragazzo consapevole di essere bello e dell'ascendente che possiede sulle ragazze. Come potrebbe non esserne consapevole.

Alla prima occhiata che gli ho rivolto ho colto subito il luccichio negli occhi azzurro ghiaccio e le fossette che comparivano ogni volta che sorrideva.

Un tipo del genere ha come passatempo quello di andare a letto ogni sera con una diversa. E sicuramente " uscire con lui", vorrà dire finire a letto con lui.  Avrei potuto approfittare del suo fisico e divertirmi. Di sicuro sembra uno che mi farebbe divertire.

Scuoto la testa per scacciare l'immagine oscena che mi ha invaso la mente. Non ho alcuna intenzione di rimuginare su cosa potremmo fare. Inizio a farmi lo shampoo e a massaggiarmi la cute.

Una parte di me è fiera di sé stessa, non posso negare che ci fosse qualcosa in Riccardo che mi attraesse, ma sono riuscita a dire di no.

Adesso che sono a tutti gli effetti da considerare una ragazza problematica,  non credo di poter gestire le cose da normale studentessa universitaria.

Eppure, domani dovrei andare a fare quella dannata prova per le cheerleader. Mi scappa da ridere. È vero che pochi mesi fa mi piaceva andare a ballare e che se al mio fianco avessi le mie amiche sarebbe una di quelle esperienze che avrei voluto fare.

In questo caso però sarei da sola. Una fitta di dolore mi colpisce il cuore e d'un tratto l'acqua mi sembra troppo calda. Il vapore che fino ad ora non mi aveva infastidita, adesso mi blocca i polmoni e toglie il respiro. Chiudo di scatto il rubinetto ed esco dalla doccia, mi avvolgo in  un asciugamano e mi bagno i polsi e la fronte con acqua fredda.

Sono una persona orribile, sono qui a pensare ad un bel ragazzo e ad un club di tifoseria, quando invece dovrei piangere tutte le lacrime del mondo.

Mi sono già addentrata nel pianto senza fine per oltre un mese, ma per il senso di colpa che provo nemmeno un oceano di lacrime sarebbe abbastanza.

Cerco di ritornare padrona di me stessa . Mi appoggio al lavandino e passo una mano sullo specchio appannato. Il mio viso è rosso e accaldato, mentre faccio respiri affannati e veloci. Mi sembra di stare per soffocare, come se stessi per morire.

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