𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐈𝐈𝐈 - ... 𝐄́ 𝐮𝐧 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐨 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐨

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Certi inizi meritavano un'altra fine.

«Sapevo che ti avrei trovata qui.»
Nathalie alzò sulla ragazza i suoi occhi lucidi, sforzandosi di sorridere. Si guardò intorno. Il bosco stava già diventando buio, il cielo d'un grigio agitato faceva capolino dagli spazi tra gli alberi.
Erano le cinque meno un quarto, l'ultima volta che aveva guardato l'ora erano appena le tre e mezza. Non voleva rimanere fuori a lungo, l'aveva promesso a Jacques, ma aveva bisogno di aria. Aveva bisogno di spazio. Aveva passato il giorno studiando per l'esame, da sola, e leggendo quella maledettissima lettera, a fissare concentratissima le parole nella grafia ordinata, leggermente inclinata in avanti di Sebastian.

La fissava così a lungo che le si incrociavano gli occhi, disegnando linee immaginarie e contorte che si avvitavano attorno alle altre lettere finché non diventava un ammasso caotico. Non sapeva cosa fare.
«Ciao Jade» disse piegando il pezzo di carta e infilandolo in tasca «Come stai?» domandò mentre faceva spazio all'amica sulla panchina
«Dovrei essere io a chiedertelo» allungò le gambe davanti a sé

«Sto bene. Davvero» aggiunse davanti al sopracciglio alzato di Jade, le mise una mano attorno alle spalle e la strinse a sé.
«Mi...» si schiarì la voce «Mi ha lasciato questa», Nathalie tirò nuovamente fuori il foglio, mettendolo in mano a Jade. Ripensò a quando due mesi prima aveva trovato la forza di togliere le felpe del ragazzo dall'ultimo cassetto di camera propria. Tra una rossa e una grigia aveva trovato una busta rosa, con un piccolo cuoricino storto disegnato a penna nera. L'aveva presa in mano e mentre la stava ancora aprendo aveva già capito di cosa si trattava. Sebastian l'aveva lasciata lì apposta, per lei.

La ragazza la fissò perplessa dopo aver dato una rapidissima occhiata al foglio e aver riconosciuto la scrittura ordinata dal fratello, deglutì «Cosa devo fare?»
Nathalie abbassò lo sguardo sulle scarpe, stavano creando solchi polverosi nel terreno
«Leggila»

Cinque mesi dopo

Era stata una sorpresa scoprire che i licantropi erano così abili con gli addobbi, pensò Jade. Il branco di Will si era fatto in quattro per ornare la pianura nel bosco, dove avrebbe avuto luogo il ricevimento. Avevano portato un piccolo gazebo bianco, ornato da foglie e fiori colorati. Grandi vasi di legno contenevano un vasto assortimento di fiori selvatici. anche il suo bouquet era di fiori selvatici ormai un po' afflosciati dal caldo.
L'intera cerimonia era passata come in un vortice: la promessa davanti all'altare, la luce negli occhi di Datlet, il viso felice di Alexia, la luce delle candele, i fiori, i suoi amici... sua madre... Si, Hanna da quando Sebastian era morto, ormai quasi sette mesi fa, di tanto in tanto li andava a trovare, anche solo per pochi giorni. Niko non ne era troppo entusiasta all'inizio.

Lo guardò, aveva un look arruffato, giacca stropicciata, capelli in disordine e la cravatta l'aveva lasciata chissà dove. Stava versando dello champagne nel bicchiere di Lee che rispose con una smorfia contrariata.

Si era trasferito con Femi a Miami, l'avevano assunto in una galleria d'arte contemporanea e di sera andava a suonare in un pub vicino a casa. Quando l'aveva visto preparare la valigia e salire in moto Jade non era riuscita a trattenere le lacrime, si erano abbracciati talmente forte che per qualche istante aveva persino dubitato che quello fosse suo fratello però l'aveva lasciato andare, era ciò che Sebastian avrebbe voluto: che Niko fosse felice.

L'attenzione della ragazza venne attirata da William, si era messo a suonare un ukulele scordato che gli era stato portato dal fratello. Will aveva tagliato di diversi centimetri i capelli e ora sembrava più giovane, più piccolo. Indossava una camicia smanicata beige, un paio di pantaloni bianchi; stava tenendo una vivace conversazione con Eclipse, Scott, Queen e un paio di ragazzi del branco.Vivevano a Beverly Hills ora, da quando Ethan era stato ucciso e lui era diventato il nuovo capobranco aveva un sacco di lavoro da sbrigare, a come diceva lui, "i lupi sono dei casinisti" e se tutti erano come lui era vero. Gli ospiti gironzolavano qua e là. Parecchi lupi stavano sgombrando con efficienza le file di sedie e disponendo i regali su un tavolo tondo.

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐞𝐬𝐜𝐞𝐥𝐭𝐨 [𝑪𝒐𝒎𝒑𝒍𝒆𝒕𝒂 in revisione] Where stories live. Discover now