capitolo 1

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Era ormai arrivata la primavera, si era intromessa nell'inverno senza avvisare, aveva interrotto il freddo con uno spiraglio di luce inaspettato e aveva rischiarato quel poco che ancora rimaneva da rischiarare. Quei pochi volti che ancora si vedevano per le strade non mostravano un sorriso ormai da mesi, cercavano in qualche modo di velarsi gli occhi per non realizzare quel che era accaduto... Per non accettare la fine che era arrivata in quella loro cittadina che sembrava impersonare il consueto, il ripetersi delle giornate come fossero dei cd rotti che cantano sempre la stessa parte della canzone. Quegli adulti che da bambini si lamentavano della noia tra le strade, quei ragazzini che cercavano avventure dietro gli alberi e pericolo tra le acque del fiumiciattolo locale, quegli stessi sognatori avevano finalmente visto i loro desideri diventare realtà, e avevano scoperto che la natura di quei sogni non è così bella come le loro menti ingenue pensavano un tempo...                                                                                                                                      La paura si aggirava per le vie, nascondeva quei raggi di sole che ancora avevano il coraggio di brillare, e occupava con la sua grandezza il cuore di ogni persona. Ovunque per le strade si incrociavano coni stradali e nastri segnaletici; alcuni luoghi erano stati completamente sigillati e, nonostante le infinite ricerche che si erano compiute, le domande si accumulavano sopra quelle poche risposte. La "magia" non era contemplata tra quelle poche e, a sentire i telegiornali, non lo sarebbe mai stata... Le persone che avevano quella stravagante risposta si erano ormai arrese a ribadirla e avevano continuato le loro vite come ormai facevano da anni.
Con il ritorno di Hopper era entrata una scintilla di felicità nel cuore di Eleven e la famiglia si era smisuratamente ingrandita, come anche la casa in cui vivevano. Oltre quelle mura la tristezza veniva velocemente messa da parte, assumeva le sembianze di un piccolo puntino scuro in un universo brillante e piano piano scompariva tra la luce...
"La colazione è pronta!" esclamò Joice posizionando gli ultimi piatti sul tavolo.
"Eccoci" rispose Jonathan seguito a ruota dal fratello.
I due ragazzi, che condividevano la stanza, ormai facevano tutto insieme, dalla sveglia la mattina al chiudere la luce la sera. E quindi, anche questa volta, arrivarono a tavola nello stesso momento. La sorella, invece, tendeva a svegliarsi tardi o comunque, se si fosse svegliata a un orario consono, non sarebbe stato certo grazie al suo essere mattiniera, quanto a chi quel giorno la trascinava di forza giù dal letto. Quel ruolo spettava spesso a Will che ogni volta che guardava la sorella assumeva i cosiddetti occhi a cuore. Dopo la paura che aveva avuto di perderla vedeva quella ragazza come un dono dal cielo...
"Svegliati pigrona!"
"mmm" rispose lei senza accennare un minimo movimento.
"Su che è pronta la colazione!" aspettò un altro minuto, scegliendo quale manovra usare quel giorno per trasportarla in cucina, e, alla fine, optò per la più semplice e veloce. Prese un bicchiere d'acqua e glielo versò addosso! Sia chiaro, il venerarla non implicava il fatto che i due non si atteggiassero come fratello e sorella! La ragazza saltò come un cavallo brado a cui è appena stata messa la sella e, alzando leggermente gli occhi al cielo, si alzò lentamente. Il fratello le prese la mano e, con un sorriso, la accompagnò fuori dalla stanza.
Hop raccontava storie della Russia quasi ogni giorno, era come se non conoscesse più altre cose, come un bambino che ha vissuto tutta la sua vita sempre nello stesso posto e si appassiona sempre delle stesse cose. Ma, malgrado i ricordi non fossero dei più felici, lui lo era! E quindi anche la figlia era sempre allegra... In quella casa tutto il malumore sembrava scomparire, come risucchiato dalle risa. Era quando uno usciva che tornava tutta la tristezza lasciata all'uscio... C'erano molti motivi per essere tristi, ma El non ne vedeva neanche uno... Era di nuovo con suo padre, il resto non importava!
Verso le 4 di pomeriggio la ragazza uscì dalla casa e si incamminò verso l'Ospedale; e, mentre camminava, disperdeva la sua gioia mattutina, tramutata come in un'altra persona, saliva le scale del freddo edificio e iniziava a piangere... Come appena uscita da un sogno si lasciava trasportare dalla disperazione mentre si sedeva accanto alla sua migliore amica, pregando di sentirla parlare, ridere o anche piangere almeno un'altra volta...

Dopo la fineWhere stories live. Discover now