17)Luna

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Come tutte le mattine, si fermò al bar per comprarsi té freddo e pasticcini al cioccolato. Oramai era un'abitueè, e tutti i baristi sapevano bene cosa voleva prendere. 

Quel giorno, c'era una strana fila. Erano tutti assembrati attorno al bancone, esultanti, con gli occhi a cuoricino. 

Mia si guardò bene dall'unirsi alla calca,  ma allo stesso tempo, era molto curiosa di sapere che cosa stesse succedendo..
Si mise in punta di piedi, e cercò di sporgersi il più che poteva: Al centro dell'affollamento (totalmente ignorandolo poi..) c'era una ragazza....una ragazza....una ragazza....

....Familiare!

Aveva un caschetto  di un colore vagamente celestino.  Gli occhi erano coperti da rotondi occhiali da sole con la montatura bianca, ma avrebbe giurato che si trattasse di profondi occhi grigi.

Era lei, la misteriosa ragazza che aveva visto prima di entrare al centro commerciale.  (Insomma  quante ragazze potevano portare un caschetto celestino in città?) E stava ordinando un caffè nel bar accanto alla loro scuola.

La folla urlava, e a tratti chiamavano  "Luna, Luna!!" Quindi, "Luna" dev'essere  stato il suo nome.

Per un'altra volta, Luna si accorse che Mia la stava guardando, si calò gli occhiali da sole sul naso aquilino, e le fece l'occhiolino.  Guardava lei, oltre la massa di ragazzi che la stava acclamando, ne era sicura.

-Grazie bellissimi, ma ora devo bere il mio caffè, altrimenti si raffredda. Ci vediamo a scuola eh!- liquidò la folla  con nonchalanche e camminò dritta verso di lei.

Oh no

Oh no

Oh cacchio!

-Ci vediamo dinuovo!- esclamò raggiante.

Era sicuramente rivolto a Mia.

Luna si sedette sul tavolino davanti a lei e la invitò a fare lo stesso, sotto gli occhi di tutta quella gente...
La campanella suonò. Doveva scappare.

-Devo andare ora!- le disse imbarazzata, ma la ragazza perseverava:

-Non ti preoccupare della campanella. Ho alcune cose da dirti- disse battendo la mano sulla sedia affianco a quella in cui era seduta.
- Sarò in ritardo per la scuola. Se mia madre lo viene a sapere sono guai..-
- Anch'io sono in ritardo. Non vai qui di fronte a scuola?-
- Si-
-Bhe, anch'io.-
- Allora non sei in ritardo anche tu?-
-Infatti è quello che ho detto. -

Mia si portò una mano alla fronte: Da uno a dieci,  era sciocca quarantasette.

-Dai, siediti!- la esortò di nuovo.
Non si sarebbe arresa finché non si  fosse seduta: Non sapeva chi fosse, quella tipa, ma sicuramente era cocciuta.
Si accomodò sulla sedia, che altro poteva fare?

Anche perché, si preoccpava di cosa avesse di tanto speciale da dirle..
Che il suo gatto era morto?
Che sua madre aveva enormi debiti da paga?
Che doveva pagare il pizzo perché ora erano sotto l'influenza della mafia, in qualche modo?

Anche se dal modo in cui la guardava, magari non erano brutte notizie..

Ma non si può mai sapere: Quelle maledette canzoni si erano prese gioco di lei così tante volte,  che aveva cominciato a diffidare anche di ciò che sembrava buono...

Luna, se si chiamava così, si tolse gli occhi e le sorrise.
- Ciao! Io sono Luna Salemi, probabilmente  sai già chi sono..ma comunque volevo presentarmi. -
Si chiamava così,  bene. Almeno su una cosa ci aveva azzeccato...
-In realtà, l'unica volta che ti ho visto è qualche giorno fa al centro commerciale.- rispose sincera.

Luna sembrò sorpresa, ma subito dopo il suo volto luccicò di un brillantissimo sorriso.
- La sai una cosa? Forse è meglio così.- esclamò piano, come un sussuro, ma che le orecchie di Mia percepirono perfettamente.

-Vuoi un caffè?- chiese subito dopo la ragazza dal caschetto celeste, sorseggiando il proprio.

-No, grazie. Di solito prendo pasticcini e tè freddo.. ma..-
- Vai, prendili. Offro io.-
-No no no,non preoccuparti, e quando li mangerei? È già cinque minuti che è suonata..-
Luna era sull'orlo di scoppiare a ridere, ma non lo fece. Cosa c'era di tanto divertente? Era lei che non capiva?

-Come ti chiami?- chiese poi.
-Io?  Sono Mia Cerruto.-
- Ciao Mia, allora! Grazie di esserti seduta insieme a me! Spero di incontrati dinuovo. - detto ciò, Luna si alzò dal suo posto, fece canestro nel cestino con fazzoletto e tazzina di plastica e se ne andò.

Una "O" di stupore si disegnò sul viso di Mia.

Ma che strana ragazza...

Boots under sweatpants-Questa non è un'altra storia d'amoreWhere stories live. Discover now