Capitolo 8

8 2 6
                                    

<<Ophir è dispiaciuto, principessa Meira.>> Chinò la testa e scese dal letto sopra il pavimento freddo della piccola stanza, illuminata dalle candelle profumate d'arancio. Lei ispirò il loro profumo, che la calmarono dopo la furia che ha trattenuto poco fa, mentre le sue dita separarono diverse ciocche di capelli e le intrecciò tra loro finché formò una bella e lunga treccia.

<<Devo tornare al bosco.>> Disse appena si allontanò dallo specchio.

Non voleva andare per rischiare come ha fatto la sera scorsa, ma voleva soltanto dare alla natura quello che le appartiene, perché non ha nessuna intenzione di vivere con due maledizioni in contemporanea. Non deve e non doveva succedere. Lei non poteva farsi ostaccolare dalle maledizioni nel percorso per la scoperta di chi era Olysseus.

<<Vuoi che ti accompagni?>> Propose l'elfo.

Meira invece si avvicinò al suo corpicino seduto sul letto che strinse leggermente le sue spalle così sottili che lei aveva quasi paura che si spezzassero nella sua presa. <<Ophir, ho bisogno che tu mi segua dovunque vada.>> I suoi occhi grigi si illuminarono nel guardarla e nei suoi occhi si vedeva l'indispensabile bisogno di ringraziare. Così le sue braccia piccole stringevano al petto Meira, come se avesse paura di perderla. Le sembrava qualcosa di stranamente innaspettabile dato che non era mai abituata a questo tipo di affetto, ma aprezzò il gesto ricambiando l'abraccio e baciando la testa pelata di Ophir.

<<Dobbiamo riportare l'anello. Stiamo già rischiando molto, Ophir. E so che è un oggetto che ti piace molto ma ti prometto che te ne farò creare uno nuovo, identico a questo ed Alastair non dirà di no ad una proposta del genere, ne sono sicura>>

<<Non ce possibilità di tenerlo?>> Chiese scendendo dal letto faccendo suonare il bubbolo del suo cappello per l'intera stanza.

Lei fece di no con la testa e poi gli indicò di andare a prendere l'anello dalla specchiera, perciò l'elfo camminò verso il mobile dal quale tira furoi l'oggetto.

<<Meira.>> Toccò l'anello e chiuse il casetto della specchiera ma non mosse alcun dito, rimase invece a fissare l'affare come se fosse l'unica cosa di cui dipendeva. <<Tu non vuoi sapere chi era Olysseus?>>

E lo voleva eccome.

Voleva sapere cosa diamine le era successo la sera scorsa, sapere se Calix veramente sta bene e se il re Sales ne sapeva altro riguardo Olysseus. Voleva scoprire molte cose adesso che il re sapeva chi era lei.

<<Lo voglio, Ophir, ma sinceramente ho paura di scoprirlo.>> Ribattè avvicinandosi alla porta. <<Siamo già entrati in un mare di casino per colpa di questo anello, e adesso ho paura di sapere cosa aveva fatto lui e perché non ce più traccia di mia famiglia, del perché devo vivere insieme a Zelda ed essere allontanata da persone come il re.>>

<<Ma loro sanno chi sei. Adesso è il momento giusto di sapere quello che tutti sanno. Non ti sei stancata di vivere senza sapere nulla?>>

Aveva ragione.

Meira doveva assoluttamente scorprire chi era e dove sono finiti i suoi genitori e l'unica persona alla quale poteva chiedere delle spiegazioni era colui che l'ha salvata ieri sera.

Strinse bene i lati della fascia atorno alla mano di Calix dopodiché raccolse le sue ginocchia al petto. Si sentiva in colpa per avergli fatto del male anche se non l'aveva fatto di proposito. Il fatto che anche Calix si era procurato una scottatura e che nessuno gli ha prestato cura medicale, la faceva sentirsi ancora di più in colpa. Perché lui non ha rispettato il perimetro di guardia e Zelda come punizione alla sua colpa lo ha lasciato lavorare in queste condizioni.

Set on FireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora