Dorina mangiò troppo. Era consapevole che avrebbe dovuto fermarsi dopo un paio di piatti pieni di canederli. Lo sapeva. Ma dal sapere una cosa al farla, beh, ci passa il mondo intero. Kaas non fece commenti, ma lo scoprì più volte intento a guardarla e a sorridere. Divertimento? Presa in giro? Non riusciva a comprenderlo. C'era qualcosa di unico in Kaas, talmente unico che le stringeva con forza lo stomaco.

-Sto mangiando troppo, vero?- mormorò lei, il cuore che le batteva forte. Quello sguardo... oh, com'era strano avere quello sguardo addosso. Come pugnali che si piantano nella pelle.

-Non è un male, al contrario, sono felice che la cena ti stia piacendo-

Dorina sentì qualcosa di caldo avvolgerle il cuore. Provò l'impulso di ringraziare, lo ricacciò indietro. -Mi piace molto- una risposta banale. Lei in fondo era una ragazza banale. Non come Nicalla. O Caterina. Oppure Hilda. Il pensiero dell'amica le trapassò il cuore come una freccia.

Kaas annuì. -Ne sono lieto-

Ormai il cuore di Dorina era spappolato. Si concentrò sui canederli. Erano di certo più facili da gestire .

Quando finirono la cena passeggiarono sul terrazzo. Sotto la luce della luna che spuntava tra le montagne. Vicini. Troppo vicini. Dorina ne sentiva il calore. Un calore bruciante. Si poteva rimanere ustionate per troppa vicinanza a una persona? Guardò il cielo. Qualche nuvola stava cercando di vestire la luna. Prometteva lacrime. E forse sarebbero arrivate. Dipendeva tutto da Kaas.

-Ma guarda là- Kaas sbuffò -cosa devo vedere-

Dorina si fermò, la curiosità che le faceva formicolare la pelle. -Cosa succede?-

Kaas si appoggiò alla ringhiera. -Ludovico ha trovato con chi divertirsi- e la voce risultò tagliente come una lama.

Dorina fece un passo avanti e sbirciò sotto. Ed eccolo là Ludovico, stretto a una ragazza bionda, l'abito rozzo della servitù di palazzo. Se ne stavano bocca contro bocca. Due innamorati. Come lei non poteva essere...

Forse certe persone non sono fatte per l'amore. Forse...

-Adesso devo punirlo-

-Oh, lascialo stare- Dorina gli posò una mano sul braccio. -Perché disturbarli?-

-Perché? Questa non è una casa d'appuntamenti, anche se nessuno a parte me sembra capirlo- Kaas evitò il suo sguardo.

-E l'amore?- Dorina lasciò cadere il braccio al proprio fianco. Voleva toccarlo ancora, ma non poteva.

-L'amore non è controllabile, per questo noi militari dobbiamo evitarlo-

-Che vita è senza amore? Un'agonia- la voce le uscì più alta di quanto avrebbe voluto.

-Che sia pure così- Kaas si strinse nelle spalle. Aveva un'espressione indifferente, ma a Dorina sembrò studiata. Come se fosse abituato ad assumerla perché era quella che riteneva corretta.

Kaas avanzò, il passo militare, la postura rigida, quello sguardo... oh, quello sguardo poteva capovolgere mondi. La faceva sentire stordita.

-Voglio che tu capisca che sono tuo amico, Dorina- le si fermò di fronte. Appena un soffio. Se avesse allungato una mano lo avrebbe toccato. Se si fosse spinta sulle punte... lo avrebbe baciato. Labbra contro labbra. Come una danza. –Che tu ti fida di me- la sua mano le sfiorò la spalla –che tu mi consideri come il tuo tu... - si fermò a metà della parola. Come se si rendesse conto, all'improvviso, di quello che lei era per lui. Non avrebbe mai potuto esserci altro.

-Sei il mio tutore, nient'altro che il mio tutore, lo so meglio, il tuo compito è trovarmi un marito, solo questo- dire quelle parole le costò fatica. Molta fatica. Deglutì.

-Non volevo dirti questo, Dori, io... -

-Non è necessario che te lo rimangi- finse una calma che non aveva. –so bene quali sono i nostri rapporti-

-Non devono essere per forza così... freddi-

-Però lo sono, tu... per te sono solo una dama da difendere- scrollò la testa -per esempio tu non mi avresti mai mostrato il cadavere della ragazza che... - le parole le morirono in bocca. Non avrebbe dovuto dirlo. Sentì le gambe cederle.

-Cosa stai dicendo?- le iridi grigie di Kaas lampeggiarono.

-Nulla, io... - si aggrappò alla ringhiera con una mano.

-Sei andata là sotto- il suo sguardo brillò. Delusione?

Dorina pensò di negare. Non era sempre meglio negare? Kaas però la guardava con quegli occhi. Occhi che vedevano la verità sotto la bugia. Uno sguardo al quale non poteva mentire. Avrebbe dovuto fuggire. Rimase.

-Ma ti rendi conto di quanto potrebbe essere pericoloso? Noi non sappiamo con cosa abbiamo a che fare- le prese il braccio e lo strinse. Come per tenerla, per non farla andare via. –Se ti fosse successo qualcosa... - sospirò, la frase sospesa a mezz'aria. Come se non sapesse come finirla. O non potesse finirla.

Dorina pensò che era troppo vicino. Che quella stretta era troppo forte. Che il suo profumo era troppo intenso. Troppo, troppo, troppo. Lui, lei, la situazione, ogni cosa era troppa. Non avrebbe dovuto stare lì con lui. E poi percepiva il suo corpo. Chissà com'era calda la pelle sotto la camicia. E come sarebbe stato bello restare stretta tra le sue braccia. Abbandonarsi. Un naufrago sulla spiaggia. Le labbra si lui erano tanto vicine che...

Kaas si tirò indietro e la lasciò. Dorina provò il gelo. Come se l'avesse scaraventata nella neve. In un certo senso era così.

-Scusa, ma devo lasciarti, io... - scrollò la testa –ho molto lavoro-

Lei non riuscì a controbattere. Le mancava la voce per farlo. Abbassò la testa e fissò le crepe sul pavimento.

-Dori?-

La ragazza si bloccò, il cuore stretto in petto, in sospeso sopra l'aspettativa. –Sì?-

-Io... se hai una lettera da mandare portarmela prima delle nove di domattina, devo assentarmi presto-

Solo questo? Non doveva dirle altro?

-Vai a riposare-

Dorina non si mosse, gli occhi che le bruciavano. Si preparavano a un torrente di lacrime. Un torrente che non poteva fermare. Sentì i passi di lui allontanarsi. Quando alzò lo sguardo lui non c'era più. Solo allora si rese conto che la mano con cui aveva stretto la ringhiera sanguinava. Faceva comunque meno male del dolore che le squarciava il cuore.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Che ne pensate di questo capitolo?

A presto ❤

Dove finiscono le tenebreМесто, где живут истории. Откройте их для себя