1.2 L'altra sponda

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I freni stridettero

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I freni stridettero. Roy sistemò in fretta il cavalletto mentre Rhodina lasciava cadere la sua bici per terra. Sul sentiero che passava per i cancelli aperti avevano visto tracce di pneumatici, ma sul piazzale non c'erano auto. Nella tenuta regnava una quiete sonnolenta. Guardarono in su la facciata, un tempo bianca, con le sue persiane sbarrate in alto, dove doveva esserci un attico; e quelle aperte al primo piano, vetri lindi e tende aperte.
Scendendo con lo sguardo si ammiravano due grandi finestroni a bovindo sui lati di un raffinato portoncino verde scuro. A guardar bene, la casa era stata fermata appena in tempo dallo sprofondare nel grigiore più triste; sembrava, anzi, riprendersi da una difficile convalescenza grazie ad attente cure che la stavano sanando.

La tenuta mostrava qualche traccia in più di attività rispetto alla visita precedente di Roy: l'orto era deserto ma ripulito dalle erbacce e alcuni alberi da frutto, pur carichi di troppi rami indisciplinati, erano stati liberati dai rampicanti.

Le orecchie all'erta, Roy diede una veloce occhiata al giardino recintato, da cui sporgevano le siepi sempreverdi. Un attimo dopo, lui e Rhodina trasalirono: il suono prorompente di un pianoforte fuoriuscì da una delle grandi finestre al pianterreno. Qualcunǝ era in casa, quindi, anche se non potevano esser certз che si trattasse di Dorothea.
C'era un solo modo per scoprirlo.

Rhodina si avvicinò piano alla porta d'ingresso. Lanciò uno sguardo a Roy in cerca di approvazione e poi strizzò gli occhi, come se temesse di innescare una bomba accidentalmente. Premette così il dito indice sul campanello.

La musica terminò in un accordo sospeso, seguito da un lungo silenzio. Poi la porta si aprì piano e una ragazza alta, sottile e pallida fece la sua apparizione. Le ci volle qualche istante per capire la natura della visita; al che, la sua espressione da animale braccato si tramutò in pura contentezza:

«Che sorpresa!»

La sua gioia proruppe come se avesse trascorso giornate intere ad attendere il loro arrivo.

Roy si precipitò a giustificare la loro visita a sorpresa:

«Avrei chiamato, ma ecco... ho perso il tuo numero.»

L'attenzione di Dorothea era tutta su Rhodina, il suo rapimento concentrato sul viso lentigginoso. Rhodina staccò una mano dagli spallacci dello zaino e gliela porse con qualche incertezza, tenendo il resto del corpo a una certa distanza:

«C-cosa c'è? Ho qualcosa sulla faccia?»

Dorothea fece un risolino:

«Le tue lentiggini formano una costellazione. Cassiopea. Adorabili...»

Rhodina arrossì e mormorò un ringraziamento, mentre Dorothea lз invitava a entrare. Roy si lanciò di nuovo in una serie di scuse per la loro sfacciataggine: non si sentiva meno in colpa della volta precedente per essere piombato lì senza invito.

«Wow!» sfuggì a Rhodina, non appena ebbe varcato la soglia. Roy tacque, i suoi occhi che transitarono da Dorothea alla sua casa.

La soglia si allungava in un grande corridoio dalle pareti color ottanio. A destra e a sinistra dell'entrata, due ambienti separati dall'ingresso da grandi porte a vetri, celavano il loro utilizzo. Solo da quella sulla destra, appena accostata, poteva scorgersi qualcosa: una stanza luminosa e il rettangolo marrone di un pianoforte a muro.

☙Amici Perduti - Libro Primo☙Where stories live. Discover now