39 E comunque questo è un Valentino, stronza.

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Andrey iniziò a rallentare, accostando davanti a casa, e Denis mi aspettava con le spalle appoggiate al muro. Il cuore si gonfiò, e solo quando ormai era troppo tardi mi resi conto di aver abbandonato la mano di Trevor senza accortezza per scendere frettolosamente da un'auto che era ancora in movimento. Ma insomma, a Denis non si può resistere.

Mi gettai tra le sue braccia come fossero quelle di un fratellone, e lo baciai sulle labbra come fosse la mia migliore amica. Per la prima volta ebbi la remota impressione che mi ricambiasse con una convinzione inedita.

L'assenza di una qualunque durezza degna di nota sotto la cintura mi ricordò che non era possibile.

«Ciao stronzetta, bentornata a casa.»

«Grazie di essere venuto, non serviva.»

Lo vidi alzare lo sguardo, e con la coda dell'occhio colsi l'imponente figura di Trevor avvicinarsi senza fretta.

«Esatto, non serviva» ci tenne a ribadire l'assassino di uomini amico delle carote.

«Magari lo facciamo stabilire a lei.»

«Lo ha appena stabilito.»

«Era una frase di circostanza.»

Assistetti a quello scambio con un certo sconcerto. «Ricordo a entrambi che vado a letto con uno solo dei due perché l'altro è omosessuale, il ché dovrebbe essere più che sufficiente a evitare questi duelli da capobranco.»

Mi guardarono entrambi, solo uno sorridendo. Quello che non mi scopava, ovviamente.

«Andate a casa tutti e due, ci vediamo stasera al Sweety.»

«Avrei portato la cena, sgualdrina.»

Improvvisamente, mi venne fame. «Roba unta?»

«Cinese.»

Non compresi subito il motivo per cui l'ondata di felicità che cercava di diventare tsunami incontrasse difficoltà nel gonfiarsi come si deve. Dovetti analizzare la situazione per diversi istanti, prima di comprendere che l'origine del mio disagio stava ancora cercando di incenerire Denis con lo sguardo come neanche i personaggi Marvel avrebbero osato.

Non avevo mai dovuto gestire un conflitto che riguardasse Denis, dato che avere rapporti conflittuali con una creatura adorabile come lui era da me considerata un'impresa esagerata per qualunque guerrafondaio dall'ego grosso e dal cazzo piccolo presente sul pianeta. E invece c'era un guerrafondaio con l'ego grosso e il cazzo pure in grado di originare ostilità persino in uno come Denis.

Mi rassegnai a rivestire il ruolo che meno mi apparteneva: quello dell'arbitro super partes.

L'idea era di rassicurare Trevor con una frase educata e tenera stringendogli la mano, ma la creatura adorabile mi afferrò il polso con una fermezza che non pensavo potesse appartenergli.

Poi compresi. Il suo sguardo era calamitato dal piccolo solco slabbrato che mi ero procurata la sera prima con la chiave del mio appartamento. Quando alzò gli occhi per incontrare i miei non ci fu nemmeno bisogno di parlare.

Mi schiarii la voce, sperando di fare lo stesso con le idee. Abbandonai il volto deluso di Denis per rivolgermi a quello irritato di Trevor. «Ci vediamo alle otto.»

«Ti porto le valigie di sopra.»

«Gliele porto io.»

E fu così che i miei coglioni si frantumarono definitivamente. «Vado di sopra. Voi scornatevi finché non siete stanchi ma fatelo lontano da me. Siete ridicoli. Cazzo, almeno mi facessi sbattere da tutti e due!»

PRICELESSWhere stories live. Discover now