<<e che facevi in una caserma? Insomma cosa può fare un bambino di 6 anni in un ambiente militare... tieni!>> mi domandò per poi mettermi davanti un piattino con la frutta sbucciata e tagliata. Rimasi un attimo basito, non se l'era fatta per lei? Che ci dovrei fare io con sta frutta insomma???
Lei mi guardò stupita, e mentre un velo di tristezza le attraversò gli occhi, mi venne ad abbracciare, lasciandomi ancora più confuso:<<non....non ho capito?>>
Agnese mi baciò la fronte, prima di spiegarmi:<<.... emh... tagliare la frutta è una cosa che di solito si fa per bambini, sai che non possono maneggiare con sicurezza i coltelli... diciamo che a me interessa poco l'età, che tu sua grande o piccolo è un vizio che mi è rimasto. Lo faccio anche con Ginevra ed Elia, quando non vogliono più nulla da mangiare, io gli preparo la frutta, almeno sono sicura che la mangino!>>

Presi un respiro profondo, realizzando quello che mi aveva appena detto, per poi abbracciarla con affetto. Lei mi spupazzò un pò, per poi darmi un bacione sulla fronte e tornare a sedersi:<< scusa se ti ho interrotto, continua....>> mi disse gentile.

Mi schiarì la voce, mangiando un pezzettino di mela e scandendo un "grazie" con il labiale, per poi riprendere:<< beh io in caserma potevo lucidare le scarpe, sistemare le attrezzature, quando hanno imparato a conoscermi consegnavo messaggi e documenti, ero piccolo e veloce, correvo attraverso il campo come un fulmine, poi ho imparato anche a preparare le arene per le esercitazioni, e via dicendo. Qualche volta facevo delle commissioni per i soldati, correndo anche fino al paese a prendere cose, ritirare divise dal sarto o alle poste. Insomma ero un piccolo tutto fare!

Presto iniziai ad imparare anche un pò "l'etichetta" e il linguaggio militare, i ragazzi avevano visto che li osservavo mentre stavano sull'attenti e marciavano, così mi hanno istruito. Immaginati un nanetto di sei anni, con vestiti troppo grossi per la sua stazza, che arriva marciando, ti fa il saluto militare e poi con la sua vocina squillante ti dice: "colonnello Magalli, ho un messaggio per lei da parte del sovraintendente Lughi  ho il permesso di recapitarglielo? Agli ordini signore!">> dissi con vocina squillante, facendo amorevolmente scoppiare a ridere Agnese.

<< in pochi mesi, ero diventata la mascotte della caserma. Lavoravo molto ed era estremamente stancante, ma mi divertivo un sacco, non hai idea! Poi un giorno, arrivarono le nuove reclute, e tra loro c'era Tito.... aveva 26 anni... non cambiò molto all'inizio, fino a quando uno dei ragazzi non realizzò che potevano corrompermi..... devi sapere che Tito stava facendo l'apprendistato per diventare artificiere, e i suoi addestramenti spesso ruotavano intorno all'avere questa "finta bomba",  saperne disinnescare il meccanismo in breve tempo e applicando tutte le varie norme di sicurezza bla bla bla... beh i suoi amici mi pagarono ben 500 lire per far si che io mi imbucassi di nascosto durante una di questa simulazione e gli saltassi sulla schiena urlando "BOOM". Non solo lui si prese un infarto, ma il suo istruttore per poco non svenì dal ridere.

Inutile dirlo, da quel giorno ho iniziato a rompergli le scatole urlando "BOOM" alle sue spalle ogni qual volta lo beccassi girato, e iniziò un tacito gioco tra me e lui, che dopo poco iniziò ad acchiapparmi e a sollevarmi in aria, giocando con me ogni volta che andavo a dargli noia. Lui fu uno dei primi a prendersi cura di me, trovandomi cibo e vestiti, portandomi in paese con lui e le altre reclute e pagandomi il gelato. Sai, un ufficiale doveva sempre venirmi a prendere davanti l'orfanotrofio, per assicurare alle suore che andassi a lavorare, dopo un pò iniziò a venire Tito! Mi insegnò di fare il triste e serio davanti alle suore, ma appena giravamo l'angolo e quelle stronze non potevano più vederci, o mi prendeva per mano o mi caricava in spalla, e facevamo sempre tappa ai negozi per un dolcino o qualcosa da mangiare...

Gli anni passarono e gli abusi delle suore iniziarno a farsi vedere: i segni delle frustate se rientravo tardi, i digiuni, e via dicendo. La caserma non poteva giuridicamente togliermi di lì, ma mi diedero, sotto consiglio proprio di Tito, una branda nella stanza delle caldaie, così che non morissi di freddo, dei vestiti da lavoro adatti al clima della stagione e il permesso di mangiare alla loro mensa, oltre al fatto che affidai parte dei "guadagni secondari" dalle commissioni che svolgevo extra, tipo quelle 500 lire, al generale che dirigeva quel posto per tenerli al sicuro, così che non si dimezzassero per la tassazione delle suore.
Con la scusa che erano sempre in arrivo nuovi cadetti e quindi i miei servizi erano richiesti maggiormente, riuscivo a dormire in caserma la maggiorparte della settimana, anche se spesso sgarraiolavo proprio da Tito, nella sua branda, per avere un pò di compagnia.

Redamancy: &quot;L'Amore che ritorna&quot;Where stories live. Discover now