3. Punishment

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Per un po', provai davvero a cercare di dormire. Tenevo chiusi gli occhi, immaginando di essere fra le braccia di Edward mentre canticchiava di nuovo quella dolce melodia a me sconosciuta. Tentai di immaginare di riabbracciare mio fratello, parlargli, sapere come stesse dopo la discussione che c'era stata e gli altarini che erano saltati fuori sulle mie origini. Da quando eravamo Parabatai, anche se il nostro rapporto non era migliorato più di tanto a causa della sua gelosia e possessione che, nonostante fossimo ancor più legati nella vita grazie al giuramento fatto, era come se a lui non bastasse mai. Nonostante ciò, sentivo molto di più la sua mancanza. Lo sentivo lontano, distante, ed era una strana sensazione di vuoto che non riuscivo a colmare. Forse, uno dei pensieri che mi tenevano sveglia, era proprio la possibilità di rivederlo domani. Non mi andava di farmi vedere in quelle condizioni dalla mia "famiglia", soprattutto davanti ai miei fratelli, ma al tempo stesso volevo solamente poterli incontrare, per l'ultima volta. Anche se probabilmente non sarebbe stato possibile.

Ad un certo punto, Edward smise di canticchiare. Non sapevo quanto tempo fosse passato esattamente ma, dalla finestrella in cima al muro, potevo notare che all'orizzonte cominciava a schiarirsi il cielo, segno che ormai l'alba era vicina. Aprii gli occhi e vidi che sembrava incerto, come se fosse un pensiero che lo disturbava, ma non sapeva come esporlo. Sospirò, guardandomi attentamente negli occhi.

- Ho letto qualcosa oggi nei pensieri di Clary - ammise lui a bruciapelo, facendomi seccare la gola - Perché ti hanno tolto dalle celle di isolamento? -.

Io, in tutta risposta, da codarda quale ero, spostai lo sguardo da tutt'altra parte - Perché ho discusso con una guardia -.

Risposta semplice, senza troppe incomprensioni e, soprattutto, non era una vera e propria bugia.

- E? -.

- E basta - risposti semplicemente, cercando di estirpare il discorso alla radice.

Non mi andava di parlare di quello che era successo. Per niente. Ricordare quelle sensazioni schifose che mi aveva fatto provare quel mostro. Non volevo, nonostante fossi riuscita a difendermi egregiamente e non mi pentivo assolutamente di averlo accoltellato. Anzi, se lo meritava. E mi sento di aggiungere, che ero molto fiera di essere riuscita a ferirlo. Solamente, non ero pronta a parlarne.

- Sento che non mi stai dicendo tutta la verità - insistette lui.

- Dipende da quello che hai visto nei suoi pensieri -.

- Non sono riuscito a vedere bene, questo posto crea delle serie interferenze a tutti i nostri poteri - rispose, iniziando ad innervosirsi - Per questo vorrei sapere da te cosa è successo. Ieri le guardie avevano accennato al fatto che avevi pugnalato qualcuno. È così? -.

- Sì - confermai, senza aggiungere altro.

- Cosa ti ha spinto a farlo? - cercava in tutti i modi di togliermi le parole di bocca.

- Niente -.

- Non ci credo, non puoi aver attaccato un uomo per nulla - mi fece ragionare Edward, incredulo.

Con tutta questa insistenza, alla fine scoppiai, mettendomi seduta e diventando rossa in viso - Ha tentato di mettere le mani dove non poteva metterle, ti basta? -.

Naturalmente, attirai l'attenzione anche degli altri membri del clan Cullen, non che avessero di meglio da fare che ascoltare la nostra conversazione, in silenzio.

- No, non mi basta - disse, sedendosi a sua volta per mantenere il contatto visivo.

Sbuffai, con le lacrime agli occhi, passandomi una mano nervosamente fra i capelli annodati - Ero in cella di isolamento e ad un certo punto ho sentito un tintinnio di chiavi arrivare da lontano - sussurrai, cominciando a raccontare la mia versione dei fatti - Alla fine, è entrato una guardia, un uomo alto e robusto. Mi ha detto che se non avessi fatto resistenza, mi avrebbe dato qualcosa da mangiare. Mi ha detto che sono molto carina e che di ragazze, qua sotto, non se ne vedevano da un po' - mi scappò un singhiozz0 e mi sentii estremamente in imbarazzo, soprattutto perché Edward non era l'unico ad ascoltare e non era un argomento che avevo voglia di diffondere - Per farla breve, ha cominciato a mettermi le mani addosso, puoi immaginare che cosa volesse, anche evitando di entrare nei dettagli. Fortunatamente, sono riuscita a difendermi, mentre era sopra di me, gli ho rubato un pugnale da una delle fodere della tenuta e l'ho accoltellato. Grazie a Clary che ha capito la situazione, è riuscita a far ragionare il Conclave, spiegandogli che non ero io ad aver cominciato l'aggressione, ma Carl. Così. Per la mia incolumità fino al processo, mi hanno spostato qui, in modo tale che ci fossero dei testimoni, nel caso fosse successo di nuovo qualcosa -.

THE WORLD OF DEMONS II - L'EREDE DELLE TENEBRE || Twilight/Shadowhunters ||Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt