Capitolo 2

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Ed ecco che siamo arrivate nell'ennesima città.

Ho girato tipo tutta l'America e ora siamo passate all'Inghilterra.

Tutta colpa di quell'incidente. Di quello stupidissimo incidente.

Lo ricordo perfettamente come se fosse ieri.

Io ero in macchina con papà diretta a scuola come ogni mattina. Ma un'auto ci venne addosso e lo scontro fu fatale per lui. Io sbattei forte la testa e stetti in coma per quasi un mese.
Al mio risveglio la mia vita cambiò radicalmente.

"Summer, prendi la tua valigia, ecco. Prendi la mia mano e seguimi."
Annuisco sapendo che lei può vedermi.

"Saliamo in pullman adesso, ok?"
Annuisco di nuovo.

Non sono un tipo che parla molto. Forse parlo solo con mia madre, ma solo delle cose essenziali.

Sono cambiata molto da quel giorno e mia madre mi ha portata gia una volta da uno psicologo.

"Vedrai che questa sarà la volta buona Sam. Vedrai che i medici questa volta riusciranno ad aiutarti."

Ed era quello che mi ripeteva sempre, ogni volta sempre con maggior entusiasmo. All'inizio ci credevo, ma adesso ho imparato che non serve a nulla crederci. Ho smesso di farlo gia da un bel pò di tempo.

Annuisco debolmente come sempre e poi mi aiuta a salire in pullman.

Prendo il mio cellulare dalla mia borsa e trascino un dito sullo schermo.

Metto le cuffie bianche, mamma mi ha detto che fossero di questo colore.

Premo un pò sulla schermata Home e faccio qualche tentativo ma non sento la musica.

Intuendo di aver sbagliato app premo il tastino al centro del dispositivo e poi ritento.

Premo altre due volte e finalmente parte Problem di Ariana Grande.

Da piccola avrei sempre desiderato vedere Londra. La Londra di cui mi parlava sempre mio padre, la Londra dove lui era cresciuto.

Mia madre è vicino al finestrino e così mi tolgo una cuffietta e le chiedo "mamma, com'è fuori?"

Mamma:"è bellissimo tesoro. Ci sono tanti negozi e tante auto. Poi oggi è una giornata grigia che è tipica di Londra."

Le sorrido debolmente e poi rimetto la mia cuffietta.

Poco dopo ci fermiamo e posso sentirlo dalla poltroncina su cui sono seduta che ha smesso di tremare.

"Andiamo. Siamo arrivate al tuo college."

Annuisco in risposta e scendo dal pullman con il suo aiuto per non inciampare. Insomma, io non conosco per niente questo posto.

Mia madre prende i bagagli e poi mi conduce fino all'entrata dell'edificio.

Camminando sbatto contro la porta. Lo sapevo. Mi succede sempre.

"Oh Sam, aspetta un attimo e apro la porta."

Mia mamma apre e io faccio qualche passo avanti.

C'è silenzio. E penso che il riscaldamento sia davvero gratificante.

"Mamma, che ore sono?"

"Le 10"

Oh, ecco perchè c'è così tanto silenzio qui.

"Adesso andiamo dalla preside che vuole darti il benvenuto, ok?"

Annuisco e cammino di fianco a lei.

Non conosco ancora l'edificio e potrei perdermici facilmente.

Mentre camminiamo mia madre mi descrive il posto così che io possa farmene un'idea nella mia testa.

"Ci sono degli armadietti ai lati delle pareti e alcune panchine che li separano a gruppi di 5 o 6...le pareti sono di mattoni e il pavimento è in mattonelle enormi grigie."

Che tristezza.

"Ci sono finestre enormi in alcune parti del muro. Alla fine del corridoio, c'è la presidenza. A destra le aule, e a sinistra la mensa. Tutto chiaro tesoro?"

Annuisco.

Andiamo diritto e quindi so che stiamo andando in presidenza.

Mia madre bussa e una voce ci dà il permesso di entrare. Dalla voce sembrerebbe essere una donna sulla quarantina, dolce e paziente.

Ma le apparenze possono ingannare, soprattutto se si tratta di una preside.

Preside:"oh, lei dev'essere Susan Balke, e sua figlia Summer, vero?"

Mamma:"si esatto. Molto piacere preside Adam."

Come faceva a sapere il nome della preside? Ah, si ma che stupida, lo avrà letto sulla porta.

Io sono ancora in piedi davanti alla porta che è stata chiusa poco fa.

Dopo che si sono scambiate informazioni su di me e altre robe, la preside decide di accompagnarmi in stanza.

Saluto mia madre che mi raccomanda di fare attenzione; l'abbraccio e me ne vado con la preside.

Preside:"bene, tua mamma mi ha parlato di te. Stai tranquilla, non avrai nessun problema con lo studio e le lezioni e la scuola, inoltre ci sarà la tua compagna di stanza ad aiutarti."

Annuisco.

Mi porta in un altro edificio e mi spiega che al piano di sopra c'è il dormitorio femminile e di sotto quello maschile.

È enorme questo posto.

Preside:"oh, e sono anche al corrente delle tue visite mediche. Non preoccuparti delle lezioni e va ogni volta che tua madre viene a prenderti. Sei autorizzata da me cara, non preoccuparti. Se ci sono problemi, le porte del mio ufficio sono sempre aperte."

La ringrazio e poi mi consegna le chiavi della mia stanza. La apro.

Chiudo la porta alle mie spalle e trascino la mia valigia in un punto qualsiasi della stanza.

La esploro facendomi strada con le mani.

Dopo essere andata a sbattere praticamente dappertutto, memorizzo che ci sono due letti. Uno vicino al muro con una grande finestra e l'altro vicino all'entrata della porta più o meno.

Meno male, i comodoni sono due e abbiamo il bagno in camera. C'è una scrivania con una sedia dall'altro lato della porta, difronte al letto.

Due armadi poggiati al muro dietro la scrivania e affianco la porta del bagno.

In bagno c'è una doccia, peccato, io amo le vasche. Va bhe.

Non ho idea di quale sia il letto della tizia che è in camera mia, ma da come ho capito sentendo degli oggetti su uno dei comodini, direi che il suo è quello vicino alla finestra.

IMPOSSIBLE ||H.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora