Capitolo 1.

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Il liceo non era mai stato semplice per me: strano com'ero, una specie di "outcast", non facevano altro che prendermi in giro, o chiedermi se avevo dell'erba a buon prezzo.

Non ero neanche un granché fisicamente, e quando dico così intendo che ero una specie di mostro.

La mia pelle era bianca candida ma non in un modo puro e angelico, ma in un modo sporco e decadente, il tutto ornato da innumerevoli tagli autoinflitti che nel corso degli anni ancora accompagnavano le mie deboli braccia in ogni azione che facevano.

I miei capelli corvini causavano un contrasto con la mia pelle che faceva sembrare il mio volto quello di un vampiro, ma non di un vampiro misterioso e affascinante, ma di uno che non esce dalla tomba da migliaia di anni.

Il mio segno è Ariete, ma la mia personalità sembra combaciare solo alle sue caratteristiche negative: istintivo, indisciplinato e irresponsabile, per niente coraggioso e spontaneo, come gli altri sotto la mia stessa costellazione.

Chiaramente uno come me non riusciva a rimorchiare nessuna ragazza, e per dire il vero, neanche ci provavo.

E ancora meno me ne importava.

Mi ero sentito attratto solo da una ragazza, ma non è finita bene, o almeno, sarebbe potuto finire bene, ma abbiamo preso strade diverse.

All'inizio del mio terzo anno le prese in giro erano aumentate, e con loro i tagli, avevano iniziato a chiamarmi Bloody Gerry, e diciamo che non la presi bene.

Tirai un pugno in faccia al loro capo, Jasper, che scagliandomi un calcio nelle palle mi fissò con i suoi occhi che quasi sembravano indemoniati, un demonio contro di me, per poi lasciarmi lì, a terra, a piangere e a cercare un motivo per non spingere quella lama con cui quotidianamente mi tagliavo un po' più in profondità.

Quello fu l'anno in cui iniziai a drogarmi.

L'erba, che fino a quel momento per me era stata solo quello che calpestavo ogni mattina per raggiungere quella merda di scuola, quell'inferno che non faceva altro che annientare la mia già fragile salute mentale, diventò un componente indispensabile delle mie giornate: non potevo più farne a meno, senza non mi alzavo, senza non andavo a dormire, senza non ce la facevo. Col tempo diventando dipendente diventavo più apatico e scontroso di prima, e già lo ero molto, e mi picchiavano sempre di più, sempre in di più.

Così passai alla coca, poi alla Meth poi all'eroina e infine alla LSD, mi rovinai e allo stesso tempo mi curai, perché ero così impegnato a sballarmi che avevo dimenticato il breve ma subdolo piacere nel tagliarmi.

If i fallWhere stories live. Discover now