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Saint

Sono seduta in auto con il finestrino abbassato per fare entrare un po' d'aria fresca quando dopo una lunga attesa, vedo il volto giovane e bello del mio fratellino. Con una grande sacca nera sulla spalla ampia coperta da una polo verde, James si avvicina all'auto e apre la portiera, entrando dentro.

«Ehi, bella rossa. Mi sei mancata».

Mi deposita un bacio tra i capelli, stringendomi in un mezzo abbraccio. Profuma di sigaretta, sudore e ormoni adolescenziali. Gli passo una mano sul retro del collo, sorridendo felice.

«Mi sei mancato anche tu, J. Com'è andata la vacanza? Racconta».

Metto in moto l'auto e parto, allontanandoci dall'aeroporto. Curioso, James guarda l'interno della macchina nel frattempo che si allaccia la cintura di sicurezza.

«Lo farò, ma prima devi dirmi a chi appartiene questa macchina che profuma di cocco e sesso selvaggio. L'hai rubata? Sei troppo innocente per andare in prigione, rossa».

Rido e senza distogliere l'attenzione dalla strada gli do un colpetto sul braccio piuttosto muscoloso.

«No, cretino. È di Evelyn, oggi non ha impegni così si è offerta di prestarmi la sua auto per venirti a prendere».

«Interessante».

Stavolta gli lancio un'occhiata d'avvertimento per il tono stranamente cauto che ha usato. Conosco i maschi diciottenni, e conosco mio fratello. Perciò so che quel tono non è niente di buono. E non esiste che vada a letto con la mia migliore amica per poi scaricarla come le centesima conquista di cui i ragazzi adorano vantarsi.

«Dai, raccontami tutto. Come sta papà? Ti sei divertito? Se farai un solo accenno al sesso, giuro che ti butto dall'auto in corsa».

Lui ride, grattandosi distrattamente il ginocchio coperto da un paio di jeans azzurri strappati un po' dappertutto.

«Papà sta bene, gli manca viaggiare per lavoro ma si è tenuto ben occupato nell'attesa. Sta con una donna, Maggie. È molto gentile, un po' troppo dolce per i miei standard. Ma è okay. La presenterà a tutti al matrimonio di Liz».

Santo cielo. Gemo dolorosamente solo nell'immaginare la nuova compagna di mio padre stringere la mano a mia madre. Sarà un momento imbarazzante, e orribile. Mia madre tende a essere un po' cattiva con le fidanzate del suo ex marito. Cosa alquanto divertente, dato che è stata proprio lei a chiedere il divorzio per mancanza di attenzioni, afferma ogni qualvolta ne ha occasione.

«Non vedo l'ora di conoscerla. E papà, quando verrà a New York?».

James scrolla le spalle e inizia a mangiucchiarsi una pellicina sul dito come fa sempre quando è annoiato.

«Ha prenotato un volo per i primi giorni di giugno, sperando che non cambino i voli. Tu, piuttosto, come stai? Ho saputo che mammina e la piccola Saint hanno litigato».

Penso di sapere da chi lo abbia saputo.

«È stata mamma a dirtelo?».

«Scherzi? Mi ha tenuto al telefono per un'ora, non smetteva di blaterare del modo irrispettoso e volgare con cui ti sei rivolta alla donna che ti ha cresciuta e bla, bla, bla».

La teatralità di Alice Pratt è insuperabile. Sospiro e svolto a sinistra, entrando nel quartiere ricco di New York in cui ho vissuto per la maggior parte della mia vita. Mi fermo al semaforo rosso e tamburello le dita sul volante in pelle nero per poi strizzarlo con entrambe le mani leggermente sudaticce dal calore primaverile.

«Liz vuole che le faccia da damigella. La mia risposta è stata no, e ho detto a mamma che non andrò al matrimonio».

«E non ci andrai davvero?».

Noi ci apparteniamo Where stories live. Discover now