Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?

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Passarono un paio di giorni. Era Martedì e nè Virgilio nè Orazio avevano preparato nulla per la presentazione al circolo di Mecenate. Se prima sarebbe stato difficile prepararlo insieme, adesso sarebbe stato impossibile. Ma non potevano deludere dinuovo Mecenate.
Ma non era neanche tanto sicuro che Orazio volesse farlo. In realtà non sapeva niente. Si comportava come se nulla fosse successo. Non sapeva se lo odiava o qualcos'altro. Niente.
Così fece la cosa più matura che si potesse fare. Chiese a Vario di chiederlo.
- Che devo chiedergli?!
- Se vuole preparare la cosa su Cicerone con me.
- E perché non glielo chiedi tu?
- Perché non so se mi odia.
- Ma che avete combinato in quella stanza?!
Virgilio fece una faccia sorpresa, si aspettava che Tucca raccontasse tutto a Vario, forse però si aspettava che lo dicesse lui. Guardò Vario per decidere se dirlo o no. Di certo lo avrebbe preso in giro, ma ormai era una cosa sicura e beh, a Tucca non lo prendeva in giro.
- L'ho baciato - disse di sbotto, rapido e indolore.
- COSA?!
- SHHHHHH
- L'hai baciato?! - sussurrò rumorosamente.
- Si Vario l'ho baciato, avevi ragione, provo dei sentimenti per lui e in preda alla confusione l'ho baciato e lui mi ha respinto.
- Non ci posso credere, final... Aspetta, ti ha respinto?!
- Si
- Ne sei sicuro?!
- Beh mi ha spinto via e mi ha urlato contro direi che è un chiaro segnale no?
- N-no cioè non..
- Puoi chiedergli di Cicerone si o no!?
- Ok...
Virgilio abbassò lo sguardo e si diresse in classe lasciando Vario piuttosto sconvolto.

- Ti ha baciato?!
- Cosa?
Orazio non ebbe neanche il tempo di uscire dalla classe che venne assalito da Vario.
- Nella camera, l'altra sera, Virgilio... Ti ha baciato.
Orazio guardò per un momento il vuoto.
- Si - disse con disinvoltura.
- Si?!
- Si.
Vario iniziò a fare versi.
- E tu l'hai rifiutato?!
- Cosa vuoi Vario?!
- Sapere!
Orazio lo fissò con un sopracciglio alzato.
" È fin troppo disinvolto" pensò Vario.
- Virgilio mi ha chiesto se vuoi preparare la cosa di Cicerone con lui.
- Certo. Perché non dovrei?
- Pensa che lo odi.
- Perché dovrei?
Stavolta fu Vario a guardarlo con sufficienza.
- Ok, ma è lui che mi evita, io l'ho sempre salutato tranquillamente.
- Con fin troppa tranquillità.
- Beh dì a Virgilio che domani ci vediamo a casa mia.
Detto ciò si allontanò.

Virgilio si presentò l'indomani a casa di Orazio, in preda all'ansia.
Si sentiva in dovere di dargli delle spiegazioni ma sapeva che lui non provava le stesse cose quindi non poteva dirgli tutta la verità. Così quando Orazio gli aprì la porta iniziò a parlare a manetta.
- Ok ti devo parlare.
- Si anch'i...
- Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto per quanto è successo.
- No Virgilio non...
- Non solo è stato indubbiamente imbarazzante , ma anche irrispettoso, ti ho assalito nel bel mezzo della notte.
- No Virgilio non ti devi...
- È stato un errore - sbottò.
Orazio smise di provare a parlare.
- È stato un errore, ero arrabbiato ed ero nervoso sia con me stesso che con te. Allo staesso modo però ti volevo stare accanto e per un momento ho creduto di avere una cotta per te. Così ho avuto la pessima idea di baciarti per vedere se fosse vero o no e....
- E? - chiese Orazio con gli occhi fissi in quelli di Virgilio. Sembrava un po' arrabbiato ma ansioso di conoscere la  risposta.
- È non era vero. Non ho sentito nulla- mentì.
Orazio lo fissò ancora.
- Ne sei sicuro? Non è che ti stai tirando indietro per paura?
- No... - menì di nuovo .
Orazio rilassò gli occhi che divennero tristi e si girò.
- Bene, allora stiamo apposto. Ora iniziamo a imparare Cicerone o non riusciamo a finire entro domani.
Virgilio fece un respiro di sollievo.
Gli dispiaceva mentirgli, ma era meglio così, non voleva rovinare la loro amicizia.
- Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? - iniziò Orazio.
-Quo usque tandem abutere , Catilina, patientia nostra? - ripeté Virgilio.
- Quam diu etiam furor iste tuus nos eludet?
- Quam diu etiam furor iste tuus nos eludet?
Andarono avanti per ore fino a tarda sera.
Virgilio si sdraiò sul tavolo esausto mentre Orazio continuava a ripetere.
- Orà ti prego. Lo sappiamo a memoria. Bastaaa.
- O tempora, o mores! No Virgilio dobbiamo farlo bene. Io ancora leggo e tu ripeti dopo di me.
- Ehy me la ricordo!
- Ah si? E ripeti.
Virgilio si mise seduto sul tavolo.
- Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?
- E fin qui...
- Quam diu etiam furor iste tuus nos eludet?
- Mh
Virgilio disse tutto il passo a memoria e Virgilio dovette ammettere che forse era il momento di prendersi una pausa.
- D'accordo. Adesso ceniamo, ma prima che vai via lo ripetiamo insieme in coordinazione come se fossimo davanti a Mecenate.
- D'accordo, ma io alle 10 vado a dormire, non mi interessa. Anche a costo di dormire qui. Altrimenti domani non mi sveglio.
Doveva essere una frase ironica, ma a "a costo di dormire qui" Virgilio arrossì e con lui anche Orazio. Quest'ultimo per non farsi vedere andò dritto al camino e mise la pentola per far bollire dell'acqua.
- Uova sode e cereali vanno bene?
- Si. - disse Virgilio.
Quella maledetta frase gli aveva fatto ricordare la sera del bacio e di quello che aveva fatto pensando al bacio. Alzò la testa guardando il soffitto facendo dei respiri profondi. Doveva trovare qualcosa con cui distrarsi o sarebbe avvenuto il peggio.
Orazio sembrò pensare lo stesso visto che stava spostando avanti e indietro lo stesso pezzo di legno nel camino.
- Allora - intervenne Virgilio - come va con gli epodi?
Mentre parlava approfittava del fatto che Orazio fosse girato di spalle per andare avanti e indietro saltellando cercando di rilassare i muscoli.
- Gli epodi? Oh, vanno.
Virgilio da dietro contrasse le mani e alzò gli occhi al cielo. Certo che poteva continuare la conversazione.
- Mi fa piacere - rispose.
- Tu stai scrivendo qualcosa?
- No al momento no.
Si maledisse per aver fatto il suo stesso errore.
Alla fine le uova vennero servite insieme alla zuppa di cereali e per un po' ebbero una scusa per non parlare.
Finito di cenare Virgilio aiutò Orazio a lavare i piatti in totale silenzio e dopo aver sistemato tutto ripresero immediatamente a ripete il brano neanche fosse una gara di velocità. Non si guardavano negli occhi, entrambi giravano per la stanza, sguardo basso e mani dietro la schiena intenti a sincronizzare le loro parole.
Una volta finito si guardarono per un breve istante per decidere se ripetere ancora o andar via.
Virgilio voleva assolutamente andarsene da quella situazione imbarazzante.
- Vuoi restare a dorm...
- Credo sia ora che io va...
Avevano parlato in contemporanea e si erano bloccati prima di finire la frase.
- Vuoi andare via? - disse orazio avvicinandosi.
- Vuoi che rimanga? - disse Virgilio facendo lo stesso
Si fissarono. Erano molto vicini, tanto che il loro respiro si iniziò a mischiare e a farsi più pesante. Virgilio percepiva il calore che Orazio emanava, o molto probabilmente era il fuoco. Ma quella situazione stava degenerando. Si stavano avviando sempre di più e Virgilio capì che questo gli poteva essere fatale.
- Ok, devo andare - disse di sbottò.
Si girò di scatto e si diresse verso la porta mentre Orazio si allontanò di scatto come se stesse per cadere in avanti. Aveva caldo, forse non era più il caso di accendere il fuoco.
- Ehm... Si. Credo sia meglio... Domani dobbiamo svegliarci presto.
Fece un respiro profondo come se dire quella frase lo avesse stancato fino a prosciugare le sue energie.
Virgilio si prese un altro momento per fissarlo. Sentiva l'impulso di buttarsi addosso ad Orazio e approfondire il bacio lasciato in sospeso, ma era ancora abbastanza lucido da capire che non poteva a farlo, che Orazio non voleva.
- Buonanotte Orazio - concluse.
- Buonanotte Virgilio.

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