La grande Sala

30 3 1
                                    

Giovedì mattina Virgilio e Vario uscirono prima dall'accademia per dirigersi a Roma. Virgilio era piacevolmente in ansia. Avrebbe conosciuto tanti letterati importanti e avrebbe discusso di tematiche attuali. Però essendo ben consapevole del suo carattere temeva di non aver il coraggio di entrare in quei discorsi e probabilmente si sarebbe sentito di troppo.
Per fortuna c'era Vario. Virgilio non conosceva nessun altro che avesse la sua disinvoltura. Poteva anche crollare il mondo, Vario sarebbe rimasto seduto a sorseggiare vino in compagnia di una giovane donna a parlare del più e del meno. Lo invidiava. Ma si sa, gli opposti si attraggono. Infatti la loro era una bella amicizia. Vario cercava di farlo divertire spensieratamente. Virgilio cercava di non farlo morire.
Il viaggio verso Roma fu molto lungo e alla fine arrivarono nella capitale quando il sole era tramontato da circa due ore. Si ritrovarono dinnanzi ad un palazzo antico quanto raffinato. All'entrata vi erano una dozzina di colonne che formavano un semicerchio e le scale erano adornate da un tappeto rosso.
All'entrata vi erano delle guardie che tentavano di bloccare qualcuno che cercava di intrufolarsi. A loro era bastato un cenno di Vario per poter passare tranquillamente.
Nell'atrio vi erano presenti solo due rampe di scale che si univano al piano di sopra dove vi era una sala enorme.
Vi era un lungo tavolo al centro e alti più piccoli qua e là.
Le pareti erano altissime dominate da due piani di librerie. I balconcini sopra la sua testa erano predisposti con poltrone, tavolini e posacenere.
Tutto faceva pensare ad un pomeriggio in totale relax tra un buon libro e una pipa.
- Mio caro Virgilio, Vario. Siete arrivati. Spero che il viaggio non sia stato troppo noioso. Prego accomodatevi. Volete del thè?
- Per me si grazie. Virgilio?
-Si anche per me.
Si accommodarono al tavolo e lo stesso fecero un'altra dozzina di persone.
Non conosceva nessuno. Solo qualcuno di nome o di vista.
- Ben ritrovati amici miei. Qui con noi oggi abbiamo un nuovo componente. Vi presento Virgilio.
Tutti gli occhi si posarono su Virgilio che ora sentiva solo il bisogno di sotterrarsi.
Paonazzo in viso concentrò tutta la sua forza di volontà nel non balbettare. Non poteva fare brutte figure già dal primo incontro.
- Buona-sera.
Scandì.
- Parlaci un po' di te. - disse un uomo seduto vicino a lui.
A Virgilio scappò una breve risata nervosa. Vario si affrettò a coprirla con dei colpi di tosse.
- D-di me? O-ok all-llora. - il suo piano di parlare fluentemente ebbe breve durata. - Mi chiamo Virgilio... - "e fin qui" pensò - ho 30 anni. Sono nato a Mantova, poi mi sono trasferito a Milano, a Roma e poi a Napoli per studiare. Mio padre è un vasaio.
-Bene... hai pubblicato un'opera da poco, ti va di parlarcene?
- Ehm si. Ho iniziato a scrivere le bucoliche circa 3 anni fa, quando sono arrivato a Napoli, mi affascinava molto questa città e mi ha ispirato.
È formato da 10 ecloghe. Ho scelto questo nome perché dal greco boukólos, significa "pastore", e non so, va a richiamarmi la spensieratezza di star sdraiatu sul prato a guardare meravigliosi paesaggi. Volevo ricreare un locus amoenus, ovvero un posto felice. Felicità che viene portata via ai pastori costretti ad abbandonare le loro case.

Virgilio si accorse che man mano che parlò si era calmato. Quando si ricordò che tutti lo stavano fissando ritornò ad arrossire.
- Avevo fiducia in te Virgilio. - intervenne Mecenate - Da quando mi hai recitato i tuoi versi alla scuola ho capito che oltre alla bravura, avevi qualcos'altro di molto più importante; la passione. La scrittura la si può imparare, ma la dedizione che metti nelle tue opere è il significato che gli dai, beh... È tutt'altra cosa. Non so se l'hai notato. All'inizio eri molto in anzi e hai iniziato a balbettare, proprio come all'esame. Ma una volta che hai iniziato a parlare di ciò che ti piace hai peeso fiducia in te e ti sei messo in mostra. Io ti ho voluto qui per condividere questo tuo talento e per aiutarti ad avere sempre fiducia in te stesso. Sia mentre reciti la lista della spesa, sia mentre reciti i tuoi versi ad un'ampia platea. Ci stai?

Virgilio alzò lo sguardo incredulo da quel discorso. Annui e guardando Vario fece un sorriso dato che l'amico gli aveva rivolto due pollici verso l'alto.
- Hai con te il libro Virgilio?
- Il mio?
- Si
Virgilio prese la sua opera dalla sacca e la porse a Mecenate.
- Nono tienila tu. Lo metterai nella libreria insieme agli altri libri e così sarai ufficialmente dei nostri. Chiamaci tradizionalisti, ma ognuno di noi ha messo la propria prima opera tra queste librerie.
Virgilio si diresse verso lo scaffale dei libri con la lettera B e sistemò il libro. Si girò imbarazzato e tutti applaudirono.

Restarono li dentro per altre 2 ore. Quando uscirono erano ormai le 21 di sera e non potevano ritornare a casa. Vario di solito dormiva in una locanda ma adesso avevano un'opzione migliore.
Bussarono ad una porta e ad aprirli c'era il loro vecchio amico. Castorione.
Lui saltò addosso a Vario e lo strinse in un forte abbracciò mentre diede una pacca sulla guancia a Virgilio con un sorriso stampato in faccia. Erano passati solo 4 giorni dall'ultima volta che sie erano visti, ma per Castorione sembravano forse 3 mesi.
Lo capiva, per un paio di anni ha sempre vissuto a Napoli vedendo Vario e gli altri tutti i giorni. Stare lontano da loro ora poteva essere difficile.
- Allora che si dice a Napoli?
- Nulla di diverso da 4 giorni fa Casto.
-Daii lo sai che non mi piace quando mi chiami Casto. Il piano cuore invece? Novità?
- Nulla.
- Cos'è il piano cuore? - chiese Virgilio.
- Oh nulla di importante.
Nonostante ciò però si scambiarono uno sguardo d'intesa.
- Allora Vario, tu puoi dormire nella stanza infondo a sinistra. Virgilio tu quella affianco al bagno. Se avete bisogno di qualcosa arrangiatevi perché quando mi addormento nessuno mi sveglia. Buonanotte.
- Notteeee.

-Sai sono fiero di te.
Virgilio che stava sparecchiando la tavola si bloccò.
- Perché?
- Come perché?! Non fraintendermi, hai ancora tanto da lavorare, però rispetto a tre anni fa sei più sicuro di te. Non scappi più dalle conversazioni. Sei riuscito a fare un discorso di senzo compiuto senza balbettare, hai pubblicato un libro affrontando tutte le tue paure e ti sei aperto con noi. Sono felice di questo.
- Io sono felice di averti come amico Vario. E se dobbiamo dirla tutta anche tu all'inizio eri burbero e scontroso, ora sei dolce come lo zucchero.
-Ehyyy dolce a chi?!
Entrambi risero.
- Su andiamo a dormire. La carrozza sarà qui domani alle 6. Dovremmo riuscire a partecipare alle lezioni del pomeriggio.
- Alle 6? Non possiamo partire più tardi?
- Eh no. Poi il tuo amore sente la tua mancanza.
- Ah ah ah. Spiritoso. Sai, credo che il tuo cervello non stia più funzionando, ha bisogno di riposo. Offrirglielo.
Vario alzò le mani in segno di resa.
- Agli ordini capo. Buonanotte
Virgilio aspettò che Vario girasse l'angolo per rimuginare sulla frase che aveva detto.
- Il mio amore, pff figurati. Sogna mio caro Vario, sogna.
Nonostante ciò però andò a letto con il sorriso.

carpe diem Where stories live. Discover now