Fan

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Passarono circa due settimane dalla pubblicazione delle bucoliche e Virgilio stava iniziando già a pentirmene.
Ammiratori e giornalisti lo assalivano ogni giorno e più tempo passava più il numero delle persone aumentava.
Una volta lui e Orazio dovettero nascondersi dietro un portone.
Virgilio era con le spalle contro la porta mentre Orazio gli teneva una mano sul petto mentre si affacciava per vedere se ci fosse via libera.
- Ok se ne sono andati, possiamo andare.
Ma Virgilio non si mosse. Respirava a fatica. Aveva un misto di ansia e rabbia dentro di sé.
Orazio sembrò  leggergli il pensiero.
- Ehy - disse afferrandogli le spalle - andrà tutto bene. Ora c'è solo il boom, poi passerà. Magari rimpiangerai un fan che ti insegue - cercò di sdrammatizzare.
- Non credo - rispose lui serio.
Orazio sembrava addolorato nel saper di non poter far nulla per il suo amico.
Virgilio notò che le sue labbra tremavano ed erano massacrate dai denti. Si ritrovò a fissarle pensando ad un modo per tranquillizzarle.
Orazio però interruppe quel silenzio.
- Ehm dovremmo andare. Faremo tardi in accademia.
Virgilio si disincantò e ritornò a guardare gli occhi di Orazio.
- Hai ragione.

Non trovarono nessun'altro fino alla scuola dove un gruppo di persone subito lo assalì.
Cercò di farsi largo ed entrò di corsa nell'aula. Senti da fuori Orazio che urlava di non rompere la mentula e che lì si studiava.
Sorrise. Per fortuna c'era lui. Gli piaceva quando lo difendeva, soprattutto sapendo che non era nel suo carattere alzare la voce, o direttamente parlare. Il fatto che lo difendesse dimostrava che ci teneva davvero a lui e mostrava la sua preoccupazione.
- Ehy V. Ti nascondi?
- Si Vario. Non vedi la folla la fuori?
- Proprio perché la vedo non capisco perché tu ti nasconda.  Goditi questa fama, tra un mese uscirà qualcun'altro e si dimenticheranno di te.
- Non vedo l'ora.
Vario roteò gli occhi.
- Vedo Orazio in difficoltà, vado ad aiutarlo.

Video l'amico allontanarsi in direzione di Orazio il quale ora era sotto interrogatorio dai giornalisti.
- Da quanto tempo sei amico di Virgilio?
- Lo hai aiutato nella pubblicazione?
- Hai delle vecchie bozze? Valgono la prima pagina!!
- Da bambino giocava con i sassi o con il fango?
Orazio guardò quest'ultimo con un'occhiataccia.
- Ma io cosa ne posso sapere scusi?
- Signori calmiamoci, qui non potete stare - intervenne Vario - se fate i bravi posso autografare le teste dei bimbi.
- Scusi lei è?
- Ma come... sono Vario?
- È un amico di Virgilio? LEI SA SE DA PICCOLO GIOCAVA CON I SASSI O CON IL FANGO?!
Vario guardò quell'uomo come se fosse sul punto di buttarsi da una scogliera.
- Ma a cosa le serve saperlo?
- Non può capire.
- Desolante... BENE - disse battendo le mani - è ora che smammiate e che non torniate più. Altrimenti chiamerò la polizia. E boom in carcere. Sho Sho.
Tutti i giornalisti lo guardarono male ma se ne andarono tranne uno che fissò da lontano Virgilio che in quel momento si era affacciato.
- Glielo devo ripetere?
Il giornalista spostò lo sguardo assassino su Vario e andò via.
- Inquietante - osservò Vario.
Virgilio non poté pensare diversamente.

Finite le lezioni il gruppetto uscì dall'Accademia e ognuno prese la propria strada.
Orazio e Virgilio fecero la strada di ritorno fino ad arrivare al solito incrocio e separarsi. Virgilio aveva una sensazione strana addosso, si sentiva osservato, ma girandosi non vide nessuno. Affrettò il passo. Poco più avanti senti un piede calciare un sassolino e un'ombra dietro di lui.
Si bloccò e si girò lentamente, ma ancora non vedeva nessuno. Iniziò a spaventarsi e a passo spedito cambiò direzione.
Se qualcuno lo stava seguendo non poteva condurlo a casa sua.
Doveva trovare un posto dove mimetizzarsi, ma era sera e in giro non c'era più nessuno. Erano tutti nelle proprie case a cenare. La. Prossima locanda era dall'altra parte della strada, nelle vicinanze di Orazio.
Frugò nella sacca per trovare qualcosa nel caso avesse dovuto difendersi, ma non aveva nulla.
Sentendosi la presenza alle spalle iniziò a correre. Questa volta filava veloce e senza sbattere contro i pali. L'adrenalina gli pompava il cuore e gli dava l'energia necessaria per non fermarsi. Vide la locanda e ci entrò di corsa.
Era piena. Perfetto.
Si infiltrò tra la folla ansimando e raggiungere il bancone. Con un po' di fortuna il locandiere sarebbe riuscito a trovare una guardia e-
- Virgy! Che ci fai qui?
Virgilio si girò di scatto verso la voce più bella che potesse sentire in quel momento.
Gli occhi iniziarono a lacrimargli e si fiondò tra le braccia di Orazio.
Lasciò sfogare la sua paura tramite le lacrime.
Orazio preoccupato cercò di staccarlo per capire cosa fosse successo ma Virgilio lo strinse più forte e continuò a piangere.
- Virgilio! Virgilio che è successo?!
Virgilio si staccò provando a parlare, ma tutto ciò che gli uscì erano dei singhiozzi.
- Vieni con me usciamo fuori.
- NO FUORI NO!!! - disse quasi in una crisi isterica. Il vociare della locanda era molto alto quindi nessuno ci fece caso, ma alcuni uomini si erano girati per capire cosa stava succedendo.
- Ok andiamo nel retro, nel deposito.
Annuì.

Dopo essersi chiusi la porta alle spalle, Virgilio cercò di calmarsi.
Appoggiò le mani sulla mensola in alto e profondò il mento nel petto.
Cercò di fare grandi respiri e rallentare il battito.
- Virgy - cercò di usare il tono più gentile possibile cercando di trasmetterli sicurezza - ti va di dirmi cosa è successo?
Virgilio tirò su col naso e si giro. Incrociò le braccia e fissò il pavimento.
-Qualcuno mi stava seguendo.
- Cosa? Chi?
- Non lo so, non l'ho visto. Mi sono solo ritrovato la sua ombra addosso.
Orazio sembrava confuso.
- So che mi credi pazzo, ma ero terrorizzato e h-ho p-pensato che s-se lo av-vessi condotto a casa... Così ho p-pensato, ho p-pensato di..
Gli si incrinò la voce.
Orazio lo abbracciò di nuovo.
Virgilio essendo più alto dovette piegarsi per avvolgere le sue braccia intorno al suo collo e immergere la sua faccia tra i suoi capelli.
- Hai fatto bene. Mi dispiace davvero tanto.
Si allontanò. Virgilio ci rimase un po' male, quell'abbraccio lo aveva fatto sentire meglio, ma ora che si era staccato si sentiva come prima.
Notandolo Orazio gli fece una proposta.
- Ti va di dormire da me? Coso6non stai da solo.
Virgilio sorrise e gli occhi si fecero dinuovo lucidi.
- Grazie - riuscì a rispondere.
Ricevette un sorriso per risposta.
- Usciamo dal retro, così dovremmo passare inosservati.
Virgilio prima di varcare la porta si immobilizzò e contemplò le buie e desolate strade di Napoli.
Si sentì afferrare la mano.
- Tranquillo, ci sono io qui.
Orazio la strinse forte per dimostrargli tutta la sua gratitudine.
Gli piaceva quel contatto. Se non fosse per la situazione ne sarebbe stato molto felice.

Percorsero i pochi metri di distanza dalla locanda a casa di Orazio con una velocità impressionante.
Giunti dentro Orazio si rinchiuse la porta girando 2 mandate.
- Vuoi qualcosa da mangiare?
- No grazie, non ho fame.
- Ok... Vieni ti mostro la stanza.
La caverà da letto era semplice. Il letto in un angolo che affacciava alla finestra, armadio sulla parete difronte  e una scrivania vicino alla porta.
Il letto però era uno.
- Tu dove dormi?
- Mhh non so per terra penso.
- No. Non puoi... - era il principio di una domanda, che però si vergognò di dire -... Farlo. Dormo io per terra.
Orazio sembrò capirlo.
- Va bene, dormiremo insieme nel letto, ma guai a te se russi o se tiri calci.
Virgilio rise. Era felice che lo avesse capito da solo, non sapeva neanche il perché se ne vergognasse, ma ad Orazio non sembrò pesare.
Si misero accucciati per non cadere e si addormentarono.

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