Cap.9:Fantasmi dal passato

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Mi dirigo nella stanza di Edward. E' un vero disastro, seppur molto spaziosa e ben arredata. Inizio a pulire quando all'improvviso, mentre sposto un libro scivola dalla mensola una foto e si posa sul tappeto accanto al letto. Mi chino a raccoglierla e l'osservo. C'è un uomo e una donna seduta con accanto cinque bambini. Quattro maschi e una ragazza. Il più piccolo di loro nella foto è accoccolato a terra con le gambe pienotte e le guance paffute. Sorrido.

Intanto sento un cigolio.

"E' la tua famiglia?" domando senza voltarmi. Sento i suoi passi dietro di me e la sua mano sporgersi per afferrare la foto.

"Chi eri tu?"domando riferendomi alla foto e lui mi indica un bambino pallido e inespressivo vicino sua madre, semi nascosto dall'enorme gonna di lei.

"Ho dimenticato di toglierla"dice riponendo la foto sul comò.

"Perché?"domando e lui ovviamente non mi risponde.

"Pensavo avessimo abolito gli atteggiamenti evasivi"dico e lui dire.

"Allora? Chi sono?"domando.

"Mio padre, mia madre e i miei fratelli"dice.

"Hanno un nome?"

"Perché ti interessa così tanto?"mi domanda.

"Proprio, voglio aiutarti ad aprirti e fidarti della gente, magari la smetterai di comportarti in maniera così scontrosa e evasiva"dico sotto il suo sguardo indagatore. "La ragazza è tua sorella?"

"Gelosa?"

"No."

"Si certo, come no"

"Come si chiamava?"

"Jena"

"E lei dove ..."

"E' morta"

"Mi dispiace"dico triste.

"Si, anche a me"dice lui triste.

"E come ..."provo a dire ma mi ferma.

"Mio fratello Isaac .... Preferirei non parlarne"dice lui.

"Come vuoi"dico con un sospiro dopo una lunga pausa di silenzio.

Inutile insistere, si aprirà quando lo vorrà – pensai.

"Farò tardi questa sera. Quando hai finito chiudi la porta a chiave"dice brusco schivando la mia mano che stava per posarsi sulla sua spalla mentre usciva.

L'osservo andar via silenziosa e impotente. Ci vuole moltissimo tempo prima che in quella stanza ritorni un po' d'ordine, ma finalmente è di nuovo pulita.

Sto per andarmene quando riecco quella foto posata sul comò. La prendo e l'osservo per l'ennesima volta in quella giornata. Chissà chi è Edward tra i ragazzini. Osservando l'immagine con più attenzione noto che ai piedi di un bambino vi è impresso un numero. 13. L'osservo perplessa. Perché ricalcare un numero del genere su una foto. Sicuramente non è stato casuale perché punta su uno dei ragazzini.Riappoggio intanto la foto sul comò e chiudo la porta. Mentre rigiro la chiave nella serratura, noto che una delle tante del mazzo ha su riportato il numero 13.

Che strano – penso. Chissà quale porta apre.

Cammino per il lungo corridoio curiosa alla ricerca della stanza, ma niente. Nessuna serratura era compatibile con essa.

"Che strano"penso ad alta voce.

"Ciao Susan"sento salutarmi. Mi volto ed è uno dei gemelli.

"Hey Mike, senti sai per caso che porta apre questa chiave?"domando e lui l'osserva confusa.

BeastlyWhere stories live. Discover now