Giorni di tristezza e di desiderio

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Per tutta la settimana successiva, James rimase ricoverato al saint Bartholomew.

Gabriel voleva che fosse in salute prima di dimetterlo, la perdita di sangue lo aveva indebolito e la ferita non era del tutto guarita, anche se scalpitava per tornare a casa con Amber e Lise.

Lei riprese il lavoro a Oxford con il supporto di Ben, ma non mancava di andarlo a trovare alla sera.

Gli promise che, se avesse avuto qualche pomeriggio libero, gli avrebbe portato la bambina per dare a entrambi la possibilità di conoscersi. La piccola era contenta di passare del tempo insieme, arrivava con le sue scatole di carte, si sedevano al tavolo della stanza e iniziavano a giocare.

La compagna finiva per sgridarli perché erano tutti e due competitivi e Lise si dimostrò imbattibile nelle partite che le piacevano di più.

Madre e figlia ridevano complici, quando perdeva per l'ennesima volta, e sbuffava puntando l'indice verso di loro per chiedere la rivincita.

La bimba sorrideva e scuoteva la testolina bionda in modo educato e intelligente ma nascondeva una timidezza difficile da scardinare. Crescere lontana dalla mamma, priva della figura paterna e con un problema di salute importante, generava in lui un senso di protezione che non credeva di possedere.

Damien sarebbe stato orgoglioso, si ripromise di starle accanto cercando di non oscurare il ricordo del vero padre.

Amber che aveva capito, ne apprezzò la scelta e lo incoraggiò a continuare con naturalezza, senza fretta.

Spesso, tornando a casa, lei gli sfiorava la guancia con un bacio casto evitando di creare problemi alla piccina. A volte, mentre le osservava andare via si sentiva malinconico.

"Bonne nuit James." gli sussurrava la piccola agitando la manina.

"Bonne nuit ma petite Lise."

Una sera, spinto da una strana sensazione di tenerezza, le baciò la fronte. La bambina sorrise e arrossì così tanto che il nasino le divenne di color porpora. Si strinse alla madre appoggiando la testolina al fianco.

La compagna le accarezzò i capelli in un gesto materno e lo ringraziò con gli occhi lucidi.

"Ci vediamo presto ragazze, fate le brave stasera." Disse con un nodo in gola.

Le sue giornate finivano in una attesa snervante e si dava dello stupido per quella sensazione di mancanza che avvertiva.

Ogni mattina chiacchierava con Gabriel o con il fratello, che lo andava a trovare prima del lavoro. Benedict si accorse della sua impazienza e decise di portargli qualche caso, visto che Jacob gli accordò tutta la fiducia necessaria per riprendersi. Tutto ciò gli permise di non annoiarsi e di non pensare troppo.

La data del funerale di Wallace si avvicinò in fretta, sentì un peso insostenibile divorarlo. Non poteva partecipare perché Gabe non lo ritenne guarito, giudicò pericoloso che uscisse dall'ospedale.

Quella notte si agitò e dormì poco. Il cognato, che era di turno, arrivò a sgridarlo ma capì che aveva la testa altrove.

Chiamò Amber al cellulare per farlo conversare e cercare di calmarlo. Preoccupata per la sua marcata irrequietezza decise, il giorno dopo, di rimanergli accanto.

La mattina successiva, Gabriel con Ben presenziarono in sua vece, ma prima di recarsi alla cerimonia si assicurarono che stesse bene aspettando che arrivasse la compagna.

"Ciao, ragazza, bada a questo testone, fa che non si stanchi troppo." esordì il fratello appena entrò nella stanza.

Comprese la situazione e li salutò con un sorriso aperto. "Andate pure, anche se tenerlo fermo diventa ogni giorno più difficile."

AmberWhere stories live. Discover now