La parte nascosta di James

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James si fermò al distributore automatico a bere un caffè cercando di attenuare la pesantezza allo stomaco. Era sempre stato il suo punto debole, dove tutte le ansie si trasformavano in malessere fisico.

Si incamminò per raggiungere il reparto di ginecologia. Una solerte infermiera lo intercettò, ma gli bastò nominare il dottor Lewis qualificandosi come compagno di Amber Clermont per ottenere l'accesso.

Il corridoio, illuminato dalla luce crepuscolare, si disponeva in una serie di stanze, ognuna contrassegnata da porte di un verde cupo.

Lo stomaco si strinse, i ricordi lo riportarono indietro a quel ricovero ospedaliero dopo il tentativo di suicidio.

Passarono appena tre settimane dall'incidente dei loro genitori e iniziò a soffocare nel dolore sforzandosi di sorridere a Benedict che si prese sulle spalle le incombenze della famiglia.

Dentro covava un rimorso che lo devastava.

Non si rese conto nemmeno del funerale e dei pochi parenti che intervennero.

Si tormentava nello stesso pensiero: morirono entrambi a causa sua, per i suoi capricci riguardo a uno stupido orologio. Anche Ben soffriva, cercando di simulare una forza interiore che non possedeva, ma lo sentì singhiozzare chiuso nella sua stanza. Si persuase di non poter alleviare il suo dolore.

Il vuoto lasciato dai genitori fu insopportabile, un'assenza che non conosceva tregua. Non riusciva a trovare il coraggio di affrontare la giornata scolastica, e Ben, pur combattuto dal suo rifiuto, tentava di comprendere il suo tormento.

Si convinse che Ben non meritasse un ragazzino così inutile che portò alla distruzione della sua famiglia.

Si ricordava bene quanto avesse amato Grace, la loro madre, a cui confessò la sua diversità in una serata che allora, troppo giovane, non capì.

Mandò giù tutte le pillole della mamma, mentre piangeva, tremava e si scusava con Ben, sentendo il bisogno di pagare per quello che sentiva come una colpa, credendo di liberarlo dal peso della sua presenza

Eseguì il piano, nulla lo fermò.

Il maggiore tornò indietro a causa di un libro.

Salì di sopra e si accorse che la porta della camera matrimoniale, era rimasta aperta. Si insospettì e lo chiamò. Lui, sdraiato sul pavimento, rantolava con la bava alla bocca, con la paura e il freddo che lo attanagliavano. Quando lo vide strillò: lo spirito di sopravvivenza, gli dissero in seguito

Lui si precipitò dentro, urlò disperato.

Lo sollevò da terra, lo scosse così forte da fargli male, lo prese in braccio e lo portò in bagno.

Gli spinse la testa sotto l'acqua, lo tenne fermo per le spalle, gli infilò due dita in gola.

Lo sentì piangere angosciato, implorarlo di resistere mentre lui si lamentava e scalciava.

Finché non vomitò.

Non trovava energia e gli mancava il respiro, il fratello lo avvinghiò a sé con tutta la disperazione che possedeva.

"Cosa hai fatto? Perché stupido? " urlò e lo schiaffeggiò più volte, tentò di tenerlo sveglio. Scorse il suo volto pallido e rigato dalle lacrime, voleva scusarsi ma non riuscì a rispondergli.

Vedendolo cedere, lo spronò con rabbia e urlò così forte da spaventarlo.

"Mamma, papà non adesso! Non così!" gli artigliò la nuca con le dita, baciandogli i capelli umidi e appiccicati

AmberNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ