Capitolo 8

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La buona notizia è che, finalmente, Shoyo e Tobio hanno deciso di rendere ufficiale la loro frequentazione.
La famiglia di Shoyo sono andati a fare visita a Tobio in ospedale, il quale gli ha raccontato la sua storia, inclusa la sua fibrosi cistica. Shoyo avrebbe voluto conoscere la famiglia del suo amato ma, dopo vari tentativi falliti di mettersi in contatto, ha rinunciato e se ne è fatto una ragione.
Anche Tobio ha cercato di chiamarli ricevendo lo stesso trattamento. Questa per lui è la goccia che fa traboccare il vaso e ha preso la drastica decisione di cancellare il numero ed ogni foto che ha con loro, anche se risalgono solo a quando era un bambino felice.

Alcune settimane dopo Shoyo porta una persona speciale in ospedale con lui.

«Ciao amore!»

Esclama entrando nella stanza senza bussare, ormai è diventata la sua seconda casa.

«Ehi.»

Replica lui finendo di indossare la maglietta mentre l'infermiera che gli ha controllato il battito esce.
«Sei arrivato prima di quanto aspettassi.»
«Sì, pensavo che lei finisse più tardi.»
«Lei chi?»

Il ragazzo sorride e si volta verso la porta.

«Vieni pure Natsu!»

Pochi secondi dopo, dalla porta fa capolino una piccola figura dai capelli arancioni tirati su con due codini ed un mare di lentiggini sulle sue guanciotte paffute. La bimba è Natsu Hinata, la sorellina di cinque anni di Shoyo.

«Ciao Natsu.» la saluta Tobio con un sorriso. «È da un po' che non ci vediamo.»

La piccola si limita a nascondersi dietro le gambe del fratello e accennare un timido saluto con la mano.

«Dai Natsu, non essere così timida.» la sprona il fratello prendendola in braccio. «Prima continuavi a dire che non vedevi l'ora di venire perché Tobio ti piace tanto.»
La stuzzica con fare scherzoso.
«Non è vero!»
Piagnucola lei nascondendo il viso rosso nel collo di Shoyo che se la ride.
«Perché hai ancora i pantaloni del pigiama?» domanda al suo ragazzo osservando il suo abbigliamento. «Siamo arrivati mentre ti stavi cambiando?»
Tobio ritrae le labbra; oggi dovevano uscire e portare Natsu al parco a giocare, ma a causa di una leggera febbre, la dottoressa non gli ha firmato il permesso di uscire.
«Ecco... so che ci eravamo prefissati di uscire oggi, ma io non posso...»
Il suo interlocutore rimane in piedi inclinando solo la testa di lato.
«Perché?» in quell'istante, un pensiero balena nella sua testa. «Stai per ricevere il trapianto?»
«No, è la solita febbre e la dottoressa non mi ha firmato il permesso, e poi...» volta i suoi occhi color blu notte verso la finestra scrutando il cielo. «... sembra che pioverà da un momento all'altro.»
«Che pizza!» lamenta come una cantilena. «E dire che mamma si era raccomandata di portare l'ombrello.»
«E tu, ovviamente, non lo hai fatto.»
«In mia difesa posso dire che c'era un sole che spaccava le pietre quando sono andato a prenderla all'asilo. Vero Natsu?»
La piccola annuisce assecondando il suo amato fratellone facendo sospirare Tobio.
"Prega che non scoppi il diluvio universale." pensa.
«Ma non c'è nessun problema se non possiamo uscire, mi sono preparato anche a questa evenienza.»
Posa la sorella a terra che si affretta a salire sul letto e lui svuota lo zaino sulla piccola scrivania.
«Ho portato: la Nintendo Switch con vari giochi da fare a squadre, un quaderno e varie matite per giocare a "Nomi, cose, città", il tablet per vedere qualche film, le carte di "Uno" e... ah! Ho portato i pastelli, i pennarelli e lo Shangai. Insieme a qualche panino e succo per mia sorella.»
«Ma che ti sei portato?» è a dir poco sorpreso dalla quantità di roba che stava all'interno di quello zaino. «Facevi prima a portarti tutta casa.»
«Amore mio, alleno dei bambini dai quattro agli otto anni e vivo con una sorellina di cinque, tutto questo è il minimo sindacale.»
«L'esperto sei tu.»

Contagiati dall'entusiasmo della bimba, i due la assecondano ritrovandosi a fare tutte le attività portate in un sono pomeriggio: torneo di "Uno", torneo di "Nomi, cose, città", torneo con la Switch, torneo a "Chi disegna meglio la parola" e Shangai, dove ha vinto, casualmente, sempre Natsu, concludendo il tutto guardando vari film di Barbie.
Durante la visione di "Barbie e le dodici principesse danzanti", la sorella di Shoyo si è accoccolata tra le braccia di Tobio che la tiene stretta a sé.

«Io vado a prendere qualcosa da bere alle macchinette, voi avete bisogno?»

Domanda Shoyo scendendo dal letto di Tobio.

«Effettivamente io ho voglia di qualcosa, mi prendi una cioccolata calda? Ti do i soldi, prendi il mio portafoglio.»
Tobio fa per allungarsi ma Shoyo lo ferma.
«No, no, non preoccupati.» sorride. «È il minimo che possa fare.»
«Ma-...»
«Insisto, voglio farlo. E poi è una cioccolata, che vuoi che sia!» ridacchia.

Il ragazzo si allontana con un sorriso lasciando il suo amato e la sorella da soli.
Proprio mentre sta aspettando che si prepari la cioccolata, incontra Shina, psicologa.

«Ciao Shoyo.»

Lo saluta avvicinandosi.

«Oh, buon pomeriggio. Come sta?»
«Sto bene, ti ringrazio per l'interessamento. A te come va? Tutto bene?»
«Beh, sì, non mi posso lamentare anche se ogni tanto Ukai mi fa correre.» ridacchia.
«Immagino.»

Tra i due cala un silenzio imbarazzante scandito solamente dalla macchinetta che annuncia di aver finito. Poco prima di allontanarsi, si ferma accanto a Shina, spalla contro spalla.

«C'è una speranza?»

Il suo tono è preoccupato e con una punta di paura mista a tristezza.

«Come...?» domanda confusa.
«C'è una speranza che Tobio si salvi?»
«Tobio è un ragazzo combattivo, ce la farà senza ombra di dubbio.»
«La febbre è normale?»
«Sì, ma non è letale.»
Quella rassicurazione riesce ad alleggerire il cuore del ragazzo.
«La ringrazio.»

Appena torna in camera, la visione che gli si para davanti lo fa sorridere: Tobio e Natsu si sono addormentati con lui che la stringe da dietro a cucchiaio. Gli occhi di Shoyo si fanno lucidi e dopo aver scattato una foto ai due, spegne il tablet e si sdraia insieme a loro mettendosi alle spalle di Tobio e lo stringe da dietro.

Alcune ore dopo vengono svegliati dalla suoneria di Shoyo.

«Mmmh...»

Borbotta Tobio con voce roca e tenendo gli occhi chiusi.

«Spegnila Shoyo...»

Con gli occhi ancora chiusi Shoyo cerca di recuperare il cellulare ma i suoi movimenti sono così lenti che non fa in tempo a rispondere.

«Ma cosa hai, cinque anni? Come puoi avere "Crazy Frog" come suoneria?» ringhia stropicciandosi gli occhi.
«Di cosa ti lamenti tu che hai "90 Min" di Salmo?»
«Salmo è sacro e non si tocca.»
«E lo stesso vale per "Crazy Frog".»
«Comunque chi era?»
«Ah...» prende il cellulare e controlla. «È mia mamma, mi ha appena scritto: "Esci, siamo qui sotto.".»
Scende dal letto, si affaccia dalla finestra accanto ad esso e sorride.
«C'è la macchina dei miei qui sotto!» esclama entusiasta. «Devono essere venuti a causa della pioggia.»
«Anche perché sarebbe da mostri far stare una bambina di cinque anni sotto il diluvio universale.» lo stuzzica sarcastico.
«Ah ah ah, che ridere.» replica offeso. «Avrei cercato un ombrello in giro.»
«Ti sto solo prendendo in giro, scemo.»
Si alza e lo raggiunge da dietro circondando il suo bacino con le braccia e posa la testa contro la sua schiena.
«Questa febbre mi uccide...» mugola a denti stretti.
«Vuoi che ti vado a prendere un tè?» si volta lentamente verso di lui e prende le sue mani. «Ti può aiutare a stare meglio.»
«Lo prenderò dopo averti accompagnato dai tuoi. Dai, mettiti le scarpe che io cerco di mettere la giacca a tua sorella senza svegliarla.»
«No Tobio, ce la posso fare anche da solo.»
«Ma ce la-...»
«Niente "ma", non ti devi sforzare troppo.»

Nonostante i suoi sbuffi non ha potuto ribattere perché Shoyo lo zittiva con un bacio, e non essendo ancora abituato, lo lasciavano senza parole e con il cuore che batteva con forza contro la sua cassa toracica.

«Ci sentiamo appena arrivo a casa, va bene?»

Domanda a Tobio che annuisce lentamente.

«Appena tua sorella si sveglia dille che mi sono divertito molto.»
«Lo farò sicuramente.»
Lo rassicura tenendo la bimba in braccio e gli sorride.
«Ci vediamo domani, ti amo.»
«Ti amo anche io Shoyo.»

I due si scambiano un dolce bacio a stampo e Tobio saluta ulteriormente il ragazzo con la mano mentre lo guarda entrare frettolosamente in una macchina e sparire lentamente nel traffico.
Si trova nuovamente solo.
Lui e la sua malattia.
Lui e i suoi tubicini a naso.
Lui e il suo cuore che grida "Shoyo" ad ogni battito.

Due siamo noiWhere stories live. Discover now