Capitolo 5

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«Questa è la tua cena.» spiega mostrando il sacchetto giallo. «E questo ti aiuterà ad addormentarti.» mostra il bicchiere di latte.
Posa entrambe sul tavolino mentre il ragazzo si mette seduto sul letto ed inizia a consumare la sua "cena".
«Mi dispiace tanto per quello che è successo oggi. Non volevo rovinarti la giornata e che il tuo amico se ne andasse via.»
«È stata colpa mia.» esordisce dopo alcuni minuti di silenzio. «L'ho detto anche a Shoyo... non ho avvertito nessuno e mi sono completamente dimenticato dell'incontro. Mi stavo divertendo così tanto che ho perso la condizione del tempo... mi sono arrabbiato con te, ma ero arrabbiato con me. Ho avuto paura che per colpa della mia condizione gli passasse la voglia di stare con me...»
«Non dire sciocchezze! Hinata ti ha conosciuto in ospedale, sa quello che hai ed essendo stato anche lui un paziente può capire maggiormente quello che devi fare e perché. Lui ti vuole bene per come sei ed il suo sentimento è sincero, se no, non farebbe tutto ciò.»
«Quindi non l'ho perso per sempre...?»
«Certo che no, anzi, vi avvicinerete sempre di più.»

Dopo quella semplice, ma importante frase, il rapporto tra Tobio e Shoyo ha lentamente cominciato a mutare e diventare più intenso; non riescono a stare lontani, sfruttano ogni momento per incontrarsi e se questo non accade, rimangono in contatto con messaggi e telefonate lunghe anche svariate ore.
Hanno passato ogni momento possibile insieme, come il Natale: Shoyo gli ha fatto una sorpresa presentandosi in camera sua con un sacco pieno di regali mentre lui era andato a fare una radiografia.
Quello è stato il momento più felice delle loro vite.
Anche Tobio non si è risparmiato: ha chiesto vari giorni il permesso per andarlo a trovare mentre allenava i pulcini ed ha fatto visita anche a Keishin che lo ha presentato ai suoi alunni con orgoglio. Tobio ora si sente a suo agio con Shoyo che ha dato l'ok al ragazzo di chiamarlo per nome.
Il giorno di Capodanno sono stati insieme sul tetto dell'ospedale con fette di Pandoro e Coca-Cola per poi guardare i fuochi d'artificio allo scoccare della mezzanotte e iniziare l'anno nuovo mano nella mano.
Loro forse non lo sanno ma se due persone sono fatte l'una per l'altra finiranno per ritrovarsi, a dispetto della distanza, del tempo e persino delle circostante.

Sono passati vari mesi ormai e poco prima del loro solito incontro, Shoyo chiama Tobio con la gioia alle stelle.

«Pronto Shoyo?» risponde subito lui.

«Ciao Tobio!» esclama quasi assordandolo.
«Come mai sei così contento? Ukai ti ha offerto un aumento?»
«Sarebbe un sogno.» ridacchia. «Ma no, non si tratta di questo.»
«Allora cosa è successo?»
«Te lo dico quando arrivo, a proposito, che gusto lo vuoi il bubble tea?»
«Alla mela verde con le palline al frutto della passione, come l'altra volta.»
«Ricevuto, a dopo!»
«A dopo.»

Per Tobio, sembra tutto normale, ma quello che non sa, è che da questo momento, le loro vite cambieranno per sempre.

«Allora, qual è la notizia di cui volevi parlarmi?» domanda poco dopo l'arrivo di Shoyo.

«Ah, sì!»
Beve un sorso del suo bubble tea alla fragola, lo posa sul tavolino e si mette seduto a gambe incrociate in modo da poterlo guardare negli occhi.
«Ti ricordi che una volta ti ho parlato di un mio amico di Tokyo, Kenma Kozume?»
«Sì, me lo hai anche fatto conoscere in video chiamata.»
«Benissimo. Questo mio amico ha continuato a giocare a pallavolo a differenza mia.»
«Mh-mh.»
«E un paio di mesi fa, ha saputo che stavano cercando dei giocatori per formare la squadra che rappresenterà il Giappone hai mondiali.»
«Oh.»
«Siccome avevano appena iniziato a scegliere, lui ha fatto il mio nome nonostante la mia inattività.»
«Okay...»
«Io non so perché e non so per come, ma dopo aver parlato tra di loro, hanno parlato anche con Ukai essendo il mio quasi allenatore.»
«Mh.»
«Mi hanno convocato, mi hanno fatto fare vari test, ricordi che un giorno non sono potuto venire perché avevo un impegno importante?»
«Sì...»
«Ecco, ero a fare i test ed è venuto fuori che...» sorride. «Sono idoneo!»
«Come...?»
«Tra cinque giorni parto per andare in Brasile ai mondiali!» esclama entusiasta. «Non è fantastico?»

La notizia arriva a Tobio come una secchiata di acqua gelida, probabilmente una pallonata allo stomaco avrebbe fatto meno male. Non vuole che Shoyo parta e lo lasci solo, ma non può nemmeno impedirgli di seguire il suo sogno.

«Quindi... parti...?»

La domanda sfugge dalle sue labbra come un sussurro.

«Beh, sì. Hanno detto che ci vogliono far allenare lì per farci ambientare e farci conoscere le altre squadre. Kenma mi ha anche detto che ci potrebbero essere delle mie vecchie conoscenze e non vedo l'ora!»
«Ah... capisco...»
«Sembri strano Tobio, va tutto bene?»
«Sì... è solo... solo che...» si asciuga velocemente gli occhi con la mano, non vuole che lo veda piangere. «Sono davvero felice che ti si è presentata questa incredibile opportunità. Il viaggio è anche tra pochi giorni...»
«Già, la conferma mi è arrivata stamattina, per questo il poco preavviso.»
«Comprensibile.»
«La cosa che un po' mi spaventa è stare via da te per così tanto tempo e riprendere a giocare seriamente.»
«Non devi avere paura Shoyo.» lo rassicura accarezzandogli una guancia. «Io sarò sempre con te e sono sicuro che ti ambienterai in un batter d'occhio, ti conosco.»
«Mi guarderai giocare, vero?»
Tobio sorride.
«Non mi perderò nessuna partita ed userò tutto il fiato che ho in corpo per fare il tifo per te.»

Alle parole del suo amico, Shoyo si fionde tra le sue braccia in un abbraccio pieno di conforto ma anche di paura della separazione. Entrambe sono ben consapevoli che la lontananza sarà dura per loro che sono abituati a stare insieme in continuazione.

«Senti, invece che piangersi addosso, perché non vieni qui e ci guardiamo il tuo film preferito? Anche perché mancano cinque giorni.»

Propone Tobio mettendosi seduto a gambe aperte in modo che Shoyo possa sedersi tra di esse e posare la schiena contro il suo petto.

«Vuoi davvero guardare "Harry Potter e il Principe Mezzosangue"?»
«Certo che voglio. Dai mettiti qui che ce lo guardiamo subito.»

Shoyo non se lo fa ripetere un'altra volta e si avvicina accocolandosi sul suo petto.

«La sai una cosa?»
«Cosa Shoyo?»
«In un certo senso mi ricordi Piton.»
«Piton?» aggrotta le sopracciglia. «Perché proprio lui?»
«All'inizio, quando ti avevo appena incontrato, pensavo che fossi incazzato col mondo e che non sarei mai riuscito ad avvicinarmi a te.»
"È stata davvero questa la sua prima impressione di me? E menomale che è la prima impressione quella che conta." pensa il ragazzo.
«Ma conoscendoti col tempo ho capito che ti comportavi così perché eri ferito e che avevi bisogno di tempo per prendere confidenza.»
«Wow...»
«Ci ho preso?»
«Decisamente.»
«Scusami se te lo chiedo ma, dove sono i tuoi genitori?»
Improvvisamente una scossa di brividi percorre tutto il suo corpo facendogli venire la pelle d'oca. È un tasto dolente per lui.
«Perché lo chiedi?»
«In tutti questi mesi non li ho mai visti farti visita, nemmeno a Natale o Capodanno, ed io sono venuto sette giorni su sette.»
«Non ho un padre perché lui un figlio come me non lo voleva.»
«Ti hanno abbandonato?»
«Più o meno, hanno deciso di non venire più, ma ho imparato a farmene una ragione. Ci guardiamo il film?»

Tobio cerca di cambiare in fretta argomento per non parlare dei suoi genitori che non hanno mai creduto in lui e che, dopo la sua maggiore età, non si sono più presentati in ospedale. Per quello che ne sa, potrebbero anche essere spariti dal Giappone senza dirgli nulla.
Per Shoyo sentire di certi legami familiari è quasi inconcepibile, in quei casi si sente fortunato nell'avere una famiglia numerosa, unita e che lo sostiene nei suoi sogni.

Stretti stretti sotto le coperte i due guardano i film più disparati; dalla saga di "Harry Potter" alla Disney, passando per lo Studio Ghibli, fino ad addormentarsi l'uno tra le braccia dell'altro. Uniti più che mai.
A svegliarli dal loro sonno ci pensa Kahori che sta facendo i sui giri di pulizia.

«Ragazzi...? Ragazzi?» li risveglia con tono dolce.

Il primo a sentire la voce della donna è Tobio che apre lentamente gli occhi per poi stropicciarsi il viso.

«Ciao Kahori.»

La saluta con la voce ancora roca e impastata dal sonno.

«Ben svegliato tesoro, si sta facendo tardi, forse è meglio se svegli il tuo amico.» sorride furbetta indicando Shoyo con un cenno della testa.
Appena realizza la loro posizione le sue guance ed orecchie si arrossano.
«N-n-no ma non è come sembra.»
«Perché, cosa dovrebbe sembrare? Siete due "amici" che stanno passando del tempo insieme.» sorride. «Io ripasso più tardi a pulire, ma vedi di non farlo tornare a casa quando fuori è buio, intesi?»
«Intesi.»

La donna esce dalla stanza lasciando i ragazzi nuovamente soli.

Due siamo noiWhere stories live. Discover now