Capitolo 4

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«Dovevo allenarmi, ma alla fine l'amico che viene con me si è ammalato ed è saltato tutto.»
«Ah.»
«Però, in fondo, è stata una buona notizia.»
«E perché mai?» domanda confuso.
«Così posso passare più tempo con te!» sorride Shoyo. «Volevo già venire oggi ma sarei stato qui solo per un'ora al massimo.»
«Ma tu non frequenti nessuna università?»
«No.» nega col capo. «Mi guadagno da vivere facendo da allenatore a dei bambini e, due volte a settimana, faccio da assistente ad Ukai.»
«Prenderai una paga misera...»
«Per questo arrotondo il tutto facendo da assistente ad Ukai.»
«Ma se ti piace così tanto la pallavolo, perché non giochi come atleta professionista? Chi te lo fa fare?»
«Sai, la verità è che non ne ho la più pallida idea.» ridacchia il ragazzo. «Forse, dopo aver avuto il tumore, mi sono sentito intimorito e non ho voluto andare oltre la scuola... e devo ammettere che il me di qualche anno fa mi odierebbe.»
«Perché?»
«Perché gli avevo promesso che sarei diventato come il "Piccolo Gigante".»
«Senti di aver fallito nell'intento?»
«Abbastanza...»
Si incupisce per alcuni istanti ma poi recupera il suo sorriso ed il suo atteggiamento di sempre.
«Oh! Siamo al piano giusto, andiamo!»

Shoyo prende la mano di Tobio e si fa strada verso la palestra trascinandoselo dietro.
Appena entrano nell'edificio completamente vuoto il ragazzo dai capelli arancioni fa un respiro a pieni polmoni.

«Aaah... quanto mi piace l'odore di questi posti.»

Tobio lo guardo un po' stranito ma, in fondo, capisce bene cosa prova.
"Se il suo sogno è fare tutt'altro, perché non spicca il volo e rimane bloccato qui?" si domanda. Prima che possa rimuginarci troppo sopra, il suo amico lo riporta alla realtà.

«Mentre mi cambio un attimo, ti dispiace iniziare a preparare il campo mettendo la rete?» gli domanda togliendosi la maglietta di fronte a lui. «Ci metto pochissimo.»

Appena lo vede senza maglietta volta l'attenzione da un'altra parte imbarazzato e si affretta a preparare il campo in solitaria. Pochi minuti Shoyo lo raggiunge dandogli una mano e sfoggiando un look familiare.

«Dove l'hai presa?»

Domanda riferendosi alla maglietta arancione e nera.

«Eh?» abbassa lo sguardo e realizza. «Ah, tu intendi questa! Avevo trovato un negozio dove stampano magliette e mi sono fatto fare una maglietta identica a quella che usavo alle superiori, è una specie di ricordo.»
«Quindi non te l'ha fatta Ukai?»
«Lui? Ma va! Perché lo chiedi?»
«Così, per sapere.»

Appena finito di aver montato il tutto, i due iniziano a giocare insieme, anche se i primi minuti sono stati spesi per adattarsi l'uno alla velocità dell'altro.
Subito dopo hanno scoperto di avere un'intesa molto forte come se giocassero da una vita nonostante si conoscano da poco tempo.
Per la prima volta, da quando ha messo piede in ospedale, Tobio sembra sentirsi libero e felice di poter percepire il cuoio del pallone contro i suoi polpastrelli e lo squittio delle scarpe contro il pavimento di legno. Anche Shoyo è entusiasta; dentro di sé esplode di gioia, nessuno con cui ha giocato lo ha fatto sentire così, con lui può saltare come vuole e la palla gli arriverà sicuramente. È felice di poter passare del tempo con questo misterioso ragazzo, ancora meglio se gioca a pallavolo.

«Wow Kageyama!» esclama Shoyo facendo un attimo di pausa. «Hai visto come ho schiacciato l'ultima palla?»

«In verità dovrei fartela io questa domanda, visto che avevi gli occhi chiusi.»
«Infatti!» sorride guardandosi il palmo della mano arrossata. «Non so perché ma ho avuto come la sensazione che, anche se i miei occhi erano chiusi, sarei riuscito a schiacciare la palla senza problemi.»
«Sono stupito anche io, se devo essere sincero, alle medie nessuno dei miei compagni di squadra riusciva a schiacciare così velocemente.»
«Devi ammettere che a volte alzi certi missili, all'inizio ho fatto fatica anche io.» scherza riuscendo a strappargli un piccolo sorriso.

L'intesa di questi ragazzi è qualcosa di sovrumano, un'unione che niente e nessuno potrà spezzare.
Ma il loro momento idilliaco viene bruscamente interrotto da una figura che irrompe nella palestra.

«TOBIO KAGEYAMA!» urla la figura creando un eco in tutta la palestra.

Nel sentire quella voce il diretto interessato capisce di essere in grossi guai.
"Cazzo! Mi sono completamente dimenticato che avevo un incontro con Shina nel pomeriggio!"
Infatti è proprio la psicologa di Tobio, giocando ha perso la condizione del tempo e si è scordato del loro incontro pomeridiano.

«Ciao Shina...»

La saluta fingendo di non sapere perché è lì.

«Ma si può sapere perché non mi rispondi? Ti avrò chiamato minimo dieci volte!» esclama avvicinandosi a lui. «Ho dovuto chiedere a tutto il reparto per capire dove fossi, ho avuto paura che fossi sgattaiolato via di nuovo!» lo rimprovera con tono preoccupato. «Lo sai ch«e anche se non rispondi alle chiamate mi basta un biglietto sul letto dove mi dici: "Shina sono a posto X, ho avvisato infermiera Y" ed io sono tranquilla!»
«Scusami, avrei dovuto avvertirti, ma mi sono completamente dimenticato...»
Fa un profondo respiro cercando di calmarsi.
«Va bene... Sai che non voglio urlare e farti spaventare, però ricordati che-...»
«È colpa mia.»
Le parole di Shina vengono interrotte da un terzo.
«Come...?»
«La colpa è tutta mia.» ripete Shoyo attirando l'attenzione su di sé. «Sono stato io a chiedere a Kageyama di giocare con me. Non mi sono preoccupato di chiedergli se aveva impegni e non avevo idea che non avesse avvertito nessuno. Le chiedo immensamente scusa.»
Conclude facendo un profondo inchino lasciando Shina leggermente in imbarazzo.
«Non-non c'è bisogno di scusarsi in maniera così formale. Ho esagerato anche io dei toni bruschi lasciandomi prendere dalla preoccupazione.»
«E lo capisco, non volevo privare Kageyama dei suoi impegni. Detto questo, mi scuso di nuovo e tolgo il disturbo.»
«Shoyo-...»
Tobio cerca di fermarlo prendendogli la mano ma il ragazzo lo ferma.
«Va tutto bene, Kageyama.» gli sorride. «Ho i miei pulcini da allenare, ricordi? Sarei dovuto andare vie comunque.»
Tobio annuisce alla sua domanda.
«Ci sentiamo appena finiti gli allenamenti o domani se sei stanco.» volta la sua attenzione verso la psicologa. «Arrivederci, le auguro una buona giornata.»

Prima di andarsene regala a Tobio un ultimo sorriso anche se con un tono dispiaciuto e, dopo aver sistemato tutta la sua roba nel borsone, esce dalla palestra e dall'ospedale lasciando il suo amico nella più cupa prostrazione.

«Spero tu sia contenta adesso.» ringhia a capo basso.

«Ascoltami tesoro, non avevo idea che sarebbe successo questo e non volevo nemmeno che se ne andasse vi-...»
«A me sembra tutto il contrario invece!» alza lo sguardo verso di lei e stringendo i pugni. «Perché hai dovuto interrompere tutto proprio quando ero al massimo della felicità? Perché devi sempre rovinare tutto?!»
«Tobio, ascolta-...»
«No!» indietreggia. «Non ti avvicinare e non osare toccarmi! L'unico amico che avevo si allontanerà da me e sarà tutta colpa tua!»

Con le lacrime che bagnano il suo viso, il ragazzo dai capelli corvini, si rifugia nella sua stanza per tutto il resto della giornata tenendosi stretto il regalo di Ukai, che ha raggiunto il suo letto come aveva promesso Kahori, ed ha evitato i pasti.
La sera stessa, prima della fine del suo turno, Shina va a parlare col ragazzo per cercare di aggiustare le cose.

«Ehi...» esordisce timidamente dopo aver bussato alla sua porta. «Ho sentito che hai rimandato indietro i piatti, sei sicuro di non avere fame?»

La visita che si para ai suoi occhi la fa sentire più in colpa di prima: Tobio è raggomitolato nel suo letto circondato da fazzoletti con ancora la tuta addosso e stringe a sé una maglietta arancione. Nel sentire la sua voce si limite a guardarla senza rispondere.

«Non ti ho mai visto con quella maglietta, è nuova?»

Sorride, si avvicina al letto del ragazzo e dopo aver buttato i fazzoletti si siede accanto a lui, cercando di attaccare bottone e sembra funzionare perché annuisce.

«È un regalo del tuo nuovo amico?»
Nega.
«L'hai comprata su Internet e te la sei fatta dare?»
Nega nuovamente.
«Mmmh... ah! Te l'ha portata Ukau, vero? L'ho visto stamattina mentre andava via.»
Finalmente ha un riscontro positivo.
«Aaah, ora capisco perché la tieni così stretta a te.» sorride. «Posso vederla?»
Timidamente Tobio allenta la presa e gliela porge in modo che possa osservarla da più vicino ed in maniera più dettagliata.
«È davvero bellissima. Sembra una maglietta ufficiale e, devo ammettere, che questi colori ti donano davvero. Ricordano quasi il colore di capelli tuoi e di quel Shoto.»
Conclude accarezzandogli i capelli, che su di lui, ha un istantaneo effetto calmante.
«... c'è ancora qualcosa da mangiare...?» mormora tirando su col naso.
«C'era quello che non hai mangiato a cena, ma ora sarà freddo e non posso chiedere di riscaldartelo perché la cucina è chiusa da un pezzo. Ti va bene se ti prendo qualcosa dalle macchinette?»

Annuisce riportandosi la maglietta contro il petto mentre Shina si allontana col sorriso in volto. Vari minuti dopo ritorna in camera con un pacchetto di M&M's e un bicchierino contenente del latte caldo.

Due siamo noiWhere stories live. Discover now