✨19. Una gioia per gli occhi

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I giorni passavano, uno dopo l'altro, e ogni mattina Jane si svegliava con più forze ed energie. Isabelle, osservando il suo recupero così rapido, non sapeva se attribuirlo alle medicine prescritte dal medico o piuttosto agli sdolcinati biglietti quotidiani di Gilbert. Quel ragazzo riccioluto, anche a distanza, sapeva con la sua insondabile sensibilità come ridare a Jane il sorriso e le forze di cui aveva bisogno. Fu un sollievo anche per lui sapere che la sua prediletta si riprendeva più in fretta del previsto. E così, dopo alcuni giorni, Jane fu nuovamente visitata dal medico, che osservò con piacere i suoi rapidi miglioramenti e stabilì di tornare a vederla un'ultima volta a distanza di una settimana, per accertarsi che anche le complicanze batteriche della malattia si fossero del tutto risolte. L'istitutrice fu ben felice di riottenere il pieno controllo della sua stanza, liberandosi del fardello che tornava finalmente nel suo letto, ma continuò a manifestare il suo disappunto per la prevaricazione subita da Jaqueline con i suoi gelidi sguardi e i suoi silenzi pieni di risentimento.

Belle, accertatasi della guarigione di Jane, fu sollevata dall'assidua assistenza che le aveva dato nella sua convalescenza. Fu allora che prese a trascorrere tutte le sue serate libere vagando nel Middle district, alla ricerca di Maurice. Non lo aveva affatto dimenticato, ed era più che mai decisa a ritrovarlo. Gilbert la affiancò in quelle ricerche capillari e disperate, ma i loro sforzi ottennero scarsi risultati. Si rivolsero ai negozianti che affiancavano la libreria, quando riuscirono a incrociarli mentre chiudevano le serrande, ma non ricevettero nessuna informazione su Maurice. Suonarono alle case del vicinato, provando e riprovando, fino a interrogare tutti gli abitanti della via. Molti non avevano mai messo piede in libreria, e non conoscevano affatto il vecchio libraio. Altri lo conoscevano solo di vista, e si erano a malapena accorti della chiusura del suo negozio. Altri ancora vi erano stati un paio di volte, ma non erano assidui lettori e non erano particolarmente interessati alla cessazione dell'attività. Nessuno, comunque, conosceva a fondo Maurice, e nessuno sapeva dove fosse andato. Tutti erano concordi sul fatto che la libreria, prima o poi, avrebbe comunque chiuso: erano sicuri sarebbe stata solo una questione di tempo. Per un negozio che vendeva vecchia carta straccia, roba inutile che non interessava a nessuno, non c'era futuro.

A ogni porta, a ogni parola piena di indifferenza, cresceva l'irritazione nel cuore di Belle, insaziabile nel suo desiderio di risposte. Quel luogo non meritava affatto un dono come la libreria delle Rose, né il suo unico e straordinario proprietario. Agli occhi di Isabelle sembrava assurdo che tutte quelle persone non riconoscessero minimamente il valore di ciò che era andato perduto. Era inaccettabile il pensiero che fossero completamente privi di empatia, che non avessero nemmeno un briciolo di umanità, senza alcun riguardo per un anziano vicino. Erano tutti presi dalle folli corse della vita, dai loro impegni, dalla famiglia, dal lavoro... Così concentrati sui loro interessi da non accorgersi di ciò che c'era oltre il loro naso, di ciò che accadeva accanto alla loro stessa casa.

Mentre camminava con gli occhi bassi, intrecciando i suoi passi cadenzati a quelli di Gilbert, proseguendo per inerzia sulla scia dei suoi pensieri, Belle rifletteva sulle poche speranze, ormai sempre più ridotte, di trovare il suo libraio. Lo sgomento e la rassegnazione erano tangibili sul suo volto stravolto: erano ormai trascorse diverse serate di ricerche, che non avevano alcun risultato. Avevano percorso praticamente tutta la via, senza trovare risposta ad alcuna domanda. Diverse persone erano state gentili, certo, ma non le erano comunque state di alcun aiuto nel rintracciare Maurice, nel capire cosa gli fosse successo.

Sconsolata, si avvicinò a una delle ultime negozianti della via, ormai con poche speranze. Gilbert gliela indicò con un cenno del capo e Belle si fece avanti, racimolando le poche energie rimaste. Gettò lo sguardo stanco su quella figura minuta: era un'anziana signora molto curata, con i capelli bianchi tagliati a caschetto, cotonati e ondeggiati a incorniciarle il viso. Stava vuotando alcuni vasi pieni d'acqua in un'aiuola poco distante la vetrina del suo negozio, piena di fiori. Belle la osservò in silenzio qualche secondo, poi riuscì a incrociare il suo sguardo:
"Mi scusi, signora, lei sa per caso per quale ragione è stata chiusa la libreria? Quella all'inizio della strada... La libreria delle Rose. Stiamo cercando il suo proprietario, un signore abbastanza anziano, con..."
La donna non le lasciò il tempo di finire il suo discorso, sollevando i suoi piccoli occhi azzurri su di lei, il viso disteso in un sorriso benevolo:
"Ma certo, lo conosco: parlate di Maurice, non è vero?"
Posò con delicatezza i vasi sul marciapiede e accarezzò con dolcezza i petali dei fiori che risaltavano con i loro colori sgargianti nell'aiuola. Si pulì le mani nel grembiule che copriva il suo elegante tubino di lana e si spostò i capelli dal viso, scoprendo le rughe che si formavano accanto agli occhi sorridenti.
"È un signore così simpatico, si fermava spesso davanti al negozio per darmi un saluto."
Si voltò a osservare le piante fiorite che riempivano il suo negozio di colori, oltre l'ingresso. Indicò quel bellissimo quadro, di cui andava così fiera:
"Amava fermarsi a guardare la mia vetrina. Diceva che era una gioia per gli occhi."
Tornò a posare gli occhi sognanti sul viso di Belle, senza smettere di sorridere, colta dall'euforia del suo racconto.
"Conosce i nomi di tutte le piante, e anche il loro significato. È proprio un uomo di altri tempi!"
Si avvicinò di un passo a Belle e abbassò la voce, quasi volesse rivelarle un segreto:
"Sapevate che una volta i fiori venivano scelti in base al messaggio che si voleva dare alla persona a cui venivano donati? E così un semplice bouquet poteva comunicare più di molte parole: era un dono fatto col cuore, custode di sentimenti profondi."
Abbassò lo sguardo, divenuto a un tratto nostalgico:
"Maurice lo sa bene, si ricorda il significato persino dei fiori apparentemente più insignificanti. Ha più memoria di me, questo è sicuro!"
Isabelle era rapita dal flusso di pensieri di quella donna, sul suo viso era tornata a splendere la luce della speranza, più forte che mai: la fiorista conosceva un lato di Maurice che nemmeno lei aveva ancora scoperto. Forse avrebbe saputo dare risposta alle sue tante domande...
La donna però sradicò in un attimo tutte le sue aspettative appena sbocciate:
"È da un bel pezzo che non lo vedo più, purtroppo... Prima di natale mi aveva detto che sarebbe andato a trovare un suo caro amico, fuori città. Da allora non è più passato."
Allungò lo sguardo sui negozi della via, verso quello ormai chiuso del vecchio Maurice.
"Pochi giorni fa sono passata davanti alla libreria e, quando ho visto la vetrina vuota, per poco non mi è venuto un colpo... È un gran peccato che abbia chiuso i battenti! È proprio vero che a questo mondo chi lavora per passione e non per denaro non ha vita facile."
Abbassò lo sguardo e sollevò le spalle ossute, stringendo le braccia attorno ai fianchi. Il volto di Belle rifletteva la sua stessa delusione, la stessa amarezza. Ormai anche la sua ultima speranza si era spenta, la fioca luce di quella candela aveva lasciato il posto alla più profonda oscurità.

La signora intrecciò nuovamente lo sguardo al suo, mentre Gilbert posava la sua mano sulla sua spalla. Il volto rugoso e nostalgico della donna esprimeva tutto il suo rimpianto:
"Maurice è come me: crede nel potere dei libri di trasmettere qualcosa in questo mondo arido. Proprio come io spero di poterlo fare attraverso i miei fiori... A volte i loro colori e la loro delicata bellezza sanno avere più sentimento del cuore di ghiaccio di certa gente."
Una lacrima solitaria si fece strada sul viso di Belle: quella donna aveva saputo cogliere in quelle poche parole il valore degli insegnamenti del suo amato libraio. Ammirava la sua forza d'animo e i suoi occhi sognanti, gli stessi del suo amato vecchietto. Maurice doveva aver trovato in lei un animo affine: le sue parole nostalgiche rivelavano la sua stessa fiducia negli antichi valori, nei sentimenti veri e profondi, nell'essenza delle cose piuttosto che nella loro apparenza. Sollevò gli occhi lucidi, posando ancora una volta lo sguardo su quella fragile donna coraggiosa e sullo sfondo che incorniciava la sua piccola figura: la vetrina del suo negozio, un'esplosione di colori e sentimenti. Le sorrise, ritrovando per la prima volta la serenità che le era tanto mancata:
"Maurice ha ragione: è una gioia per gli occhi."

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