✨14. Tesoro d'inchiostro

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Lo scenario che prendeva forma davanti a loro era terribile, sembrava un incubo agli occhi sconvolti della piccola Belle. Un vecchio furgone era fermo davanti all'ingresso spalancato della libreria, mentre due uomini trasportavano fuori dal negozio i volumi e li caricavano sul camioncino, uno dopo l'altro, senza alcun rispetto per il loro valore. I libri si riversavano senza posa su quell'orribile mezzo moderno: Isabelle riusciva a scorgerne una montagna accatastata all'interno, tra le portiere arrugginite, quasi fossero un mucchio di foglie appassite. Gilbert e Jane sembravano non essersi ancora accorti di quello che stava avvenendo a pochi passi da loro, così intenti nelle loro chiacchiere, gli sguardi assorti l'uno nel sorriso dell'altra.

Belle, che si era fermata sotto il peso di quella vista terribile, si riscosse quando un uomo dalle mani rudi e il volto sudato scaricò con violenza una grossa pila di libri sul furgone, tra cui Belle riconobbe alcuni classici a lei cari. Ricordava quelle copertine intarsiate, su cui spiccavano titoli e cornici dorate: le aveva viste così tante volte tra le mani delicate di Maurice. D'un tratto, davanti a quel gesto incivile, la paura provata poco prima si trasformò in una rabbia incontenibile, che la spinse a gettarsi verso quell'individuo con tutte le sue forze.
"Che state facendo?! Non potete portarli via!"
Corse verso il camioncino e racimolò con foga alcuni libri tra la pila che si era formata. Prese i titoli più che la supplicavano, attirando il suo sguardo annebbiato dalle lacrime: Jane Eyre, Grandi speranze, Via dalla pazza folla, Piccole donne... Erano tutti indifesi, trattati come semplici rifiuti.

D'improvviso si sentì strattonare, stretta da una grossa mano umida e callosa.
"Ehi, ragazzina, via le mani! Cosa sei, una ladra di libri?"
La trascinò indietro di un passo, mentre Belle stringeva i denti e teneva con forza i volumi salvati stretti al petto. Sentiva le dita dell'uomo avvinghiate alla sua pelle, sotto il pesante giaccone. Gli rivolse uno sguardo carico di sdegno e odio, osservando le sopracciglia scure e corrugate di quel volto infastidito e accigliato.
"Sono la cliente più fedele della libreria, e so per certo che Maurice non permetterebbe mai questo... questo scempio! Sono tutti volumi antichi e preziosi, non potete trattarli così!"
L'uomo sollevò un angolo della bocca, scoprendo alcuni denti ingialliti, in un ghigno mellifluo.
"Oh, ma davvero? Beh, si dà il caso che abbiamo ricevuto l'ordine di sgombrare il locale da questa carta straccia. Quindi smamma, ragazzina. Va' a goderti la festa e lasciaci lavorare."
Cercò di toglierle di mano i libri che teneva ancora stretti al petto, allungando le luride mani verso di lei, ma Belle fu più veloce: si divincolò dalla sua stretta e indietreggiò, il volto in fiamme.
"Non vi credo, voi mentite! Avete approfittato dell'assenza del libraio per derubarlo."
L'uomo sollevò le braccia e scoppiò in una risata, aspra e ruvida quanto le sue mani. Belle sentì il cuore tremare a quel suono così rude e perverso.
"Questa è bella... Sei proprio una ragazzina ottusa! Non vuoi credermi? Beh, allora forse crederai a quello!"
La voce rauca, inasprita dal nervosismo, fu accompagnata da un gesto deciso: l'uomo allungò un braccio verso la vetrina, puntando il dito verso un cartello che risaltava sul negozio. Quella scritta si impresse negli occhi di Belle, il volto segnato dalle lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento, e che ora scorrevano senza posa, mentre le labbra sussurravano quella parola: vendesi. Il mondo sembrò crollarle addosso, la mente vorticava tra mille domande e pensieri confusi, nella convinzione che tutto fosse assurdo, irreale. Le labbra tremavano, sotto il peso della verità.
"Com'è possibile? No, non può essere..."
La sua voce, poco prima rinvigorita dalla rabbia, era adesso sottile come un sussurro, in quell'oblio che la stringeva in una morsa, annichilendo ogni suo pensiero.

Un secondo uomo, attratto dalle voci concitate di poco prima, uscì dal negozio e affiancò il suo collega, sistemandosi il berretto sulla testa e mettendosi le mani sui fianchi, in atteggiamento di sfida.
"Che succede? Chi abbiamo qui, una piccola scocciatrice?"
La squadrò dalla testa ai piedi, posando il suo sguardo vacuo sul viso di Belle, rigato dalle lacrime, su cui ricadeva una ciocca ribelle a coprire la fronte corrugata.
"Che hai, ragazzina? Sembra che tu abbia visto un fantasma..."
Belle si asciugò gli occhi con il dorso della mano, facendo scivolare i libri sotto ai gomiti. Raddrizzò le spalle, ricercando le forze e il coraggio perduti e tentando di ignorare il battito accelerato del suo cuore:
"È vero quello che ha detto il vostro collega? Che... Che la libreria è stata chiusa?"
L'uomo diede una rapida occhiata al suo compare, che lo affiancava, poi posò nuovamente i suoi occhi grigi sulla piccola scocciatrice che gli stava d'innanzi.
"Esatto, e noi dobbiamo sgombrarla. Quindi lasciaci fare il nostro lavoro..."
Belle sentì una mano delicata ma sicura posarsi sulle sue spalle e sollevò lo sguardo sulla figura slanciata che la affiancava, mentre la calda voce di Gilbert rompeva il silenzio:
"Signori, mi dispiace deludervi, ma non ce ne andremo finché non avremo delle spiegazioni."
Il suo profilo risaltava controluce, agli occhi orgogliosi di Belle: la mascella tesa, lo sguardo fisso e le labbra strette nella stessa convinzione le ridavano la sicurezza di cui aveva bisogno. Belle sentiva il suo respiro intrepido, che seguiva il ritmo delle sue parole concitate.

L'uomo con cui era iniziata quella conversazione così spiacevole fu il primo a rispondere, con acidità e freddezza.
"Per quanto ne so, il vecchio è stato male e ha dato l'ordine di chiudere baracca e burattini. Non c'è proprio un bel niente da spiegare, non so dirvi altro."
Belle ebbe un tuffo al cuore: il vecchio Maurice, cosa poteva essergli successo? Rivide la sua schiena piegata dagli anni, il bastone che accompagnava i passi incerti, il suo volto segnato dal tempo. Il libraio era fragile e prezioso come un vaso di cristallo, ma non aveva mai pensato potesse accadergli qualcosa. Per lei era una roccia, un baluardo, una certezza in quel mondo di insicurezze. Ma adesso le mancava la terra sotto i piedi: l'aveva sostenuta come un albero dalle radici profonde e dal tronco possente, e ora era lui ad aver bisogno di lei.
"Cosa gli è successo? Dove si trova? Dove portate i suoi libri?"
L'uomo dal sorriso ingiallito e dalla voce ruvida come la sua pelle riprese la parola, sfogando la sua irritazione:
"Ora basta, non sono affari tuoi! Non possiamo dirti dove li portiamo e, quanto a lui, ormai ha fatto la sua vita, come questa vecchia carta."
Isabelle sentiva le guance in fiamme, i pugni stretti attorno ai suoi amati libri e un prurito irritante al naso, quasi come se la sola presenza di quegli individui la facesse imbestialire. Puntò gli occhi stretti e irati in quelli dell'uomo che la fronteggiava:
"Io non me ne vado di qui finché non mi dite dove si trova!"

Il collega, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, si fece avanti, rigirando il cappello tra le mani e togliendovi la polvere con un soffio.
"Senti, ragazzina, ti propongo un affare."
Le si fece vicino, dando una rapida occhiata a Gilbert, più alto di lui di almeno una spanna, e posando poi i suoi occhi grigi sulla scocciatrice. Voleva liberarsene il più in fretta possibile, proprio come aveva fatto con la polvere: un soffio e via. Si abbassò alla sua altezza e le sorrise, contorcendo il suo viso in una smorfia vacua come il suo sguardo.
"Io sono il capo qui, quindi faccio quello che mi pare con i tuoi preziosi libri. Se ci lasci lavorare in pace, te ne puoi tenere qualcuno. Che ne dici?"
Isabelle scrutò il suo volto disteso in una falsa gentilezza, le sopracciglia folte e grige come i suoi occhi inespressivi, inarcate sulla sua fronte alta. Poi abbassò lo sguardo sui libri che teneva tra le mani, il tesoro di Maurice. Doveva proteggerlo, lo sentiva nel suo piccolo e immenso cuore. La sua mente vorticava tra mille domande a cui voleva trovare risposta, ma in fondo a cosa sarebbe servito insistere ancora? Era evidente che quei due individui non le avrebbero rivelato nulla: erano privi di sentimenti, aridi come il deserto. In compenso le offrivano un'opportunità: poteva custodire le gemme preziose del suo libraio. Lo avrebbe trovato, e gli avrebbe riportato i suoi libri preferiti. Una nuova determinazione si fece strada in lei: consegnare a Maurice il suo tesoro d'inchiostro, ci sarebbe riuscita.

Si mordicchio il labbro inferiore, disteso in un sorriso beffardo, gli occhi fissi in quelli dell'uomo, pronta a contrattare.
"Dipende... Quanti posso prenderne?"
L'uomo si portò una mano al mento, accarezzando la sottile barba ispida che nascondeva in parte la magrezza del suo viso.
"Vediamo... Puoi prendere tutti quelli che riuscirai a portare, con le tue braccia smilze."
Piegò la bocca in una risata silenziosa, di autocompiacimento. Gilbert posò una mano sulla sua spalla ossuta e lo riscosse, facendogli sollevare la testa e incontrando il suo sguardo.
"Vi ricordo che gli scocciatori sono due, signore."
Jane si interpose tra loro, scuotendo i riccioli dorati ed esprimendo il suo disaccordo. Era rimasta in silenzio, ma aveva ascoltato con attenzione e non aveva certo intenzione di rimanere in disparte:
"Siamo in tre, vi correggo."
Puntò un dito verso l'uomo, gli occhi di ghiaccio, impettita:
"Quindi, se volete liberarvi di noi, dovrete permetterci di portare via tutti i libri che riusciremo a portare nell'arco della giornata."
L'uomo scosse la testa e sollevò le mani, in segno di resa.
"D'accordo, come ti pare, angioletto biondo... Fate quel che volete. Se non altro ci togliete un po' del lavoro."
Lanciò un'occhiata al suo collega, sogghignando in una risata irrisoria per l'affare appena concluso. Lui gli rivolse uno sguardo compiaciuto:
"Sei generoso eh, con le robe degli altri..."
Si scambiarono uno sguardo d'intesa, la stessa espressione frivola e inconsistente, poi tornarono sui loro passi e rientrarono nella libreria, non senza prima aver gettato un'ultima occhiata a quei tre ragazzi e alla loro assurda ostinazione.

How to love a BeastWhere stories live. Discover now