Blake.

Non sapevo cosa ne era stato di lui, dopo le minacce di Nora. Conoscevo bene le intenzioni di quest'ultima, trapelate dalle sue parole che me la facevano etichettare come una sociopatica, ma non potevo essere conscia di quanto oltre i limiti della ragione lei si sarebbe spinta. Era un connubio di follia e cattiveria, elementi che, nel suo cervello, si influenzavano l'un l'altro dietro la malignità di uno sguardo bello come il Paradiso, ma ustionante come l'Inferno.

Questo perché Nora conservava, dentro di sé, la perfezione degli angeli degni di benedizione, ma sputava un veleno deleterio contro chiunque non fosse disposto a piegarsi al suo volere. Trapassava le persone con iridi buie e nere come il mare in tempesta in piena notte, spaventoso e indomabile; le parole intrise di malevolenza le scivolavano via dalle labbra ipnotizzanti.

Nonostante il legame che avevo instaurato con Blake e che avrei difeso con le unghie e con i denti, non potevo sapere quanto facilmente lui fosse manipolabile da una persona di quel tipo. Perché quella ragazza era questo: una forza inarrestabile e intensa, capace di investire senza però dolere, in modo da attrarti a sé.

Fu allora che mi accorsi di avere lo sguardo perso nel vuoto, l'attenzione calata al suo infimo livello. Mi ero dissolta nel nulla, concentrata sul pulviscolo che aleggiava nell'aria umida, illuminato dal sole, a respirare l'odore stantio di una pista di pattinaggio che quasi nessuno utilizzava.

Ava, dinanzi a me, intrecciò le dita in un gesto nervoso. Se le contorse, le rigirò, ci giocò, ignara del giusto modo di intavolare una conversazione. Poi, forse guidata da un istinto improvviso, iniziò a compiere passi lenti, che si susseguivano su una linea immaginaria a scavare un finto solco sul suolo.

«Non immaginavo che sarebbe addirittura venuta da te, Lee» mormorò. Quindi la guardai, incollando le pupille a quella figura, che proprio non ne voleva sapere di fermarsi. Il tono era venato dalla voglia che nutriva di scusarsi, ma Ava era solita girare intorno alle questioni, affrontandole direttamente dopo qualche minuto. «Credevo che si sarebbe gettata a capofitto su Blake, che avrebbe insistito con lui fin da subito, e invece...» Nominò il fratello, e la voce si frantumò in una miriade di cocci irrecuperabili. Sparsi in maniera figurata ai nostri piedi, raccoglierli era un'impresa ardua. «Cristo, io la ammazzo!» esplose, le parole che rimbombarono contro le pareti sottili dell'edificio, le dita che le si infilarono tra i capelli per tirarli in un impeto di disperazione.

«Ava» proferii, e compii qualche passo ampio nella sua direzione. Non appena la raggiunsi, chiusi le falangi attorno ai suoi polsi e le feci distendere le braccia lungo il corpo, onde evitare che si facesse del male strappandosi le ciocche. La guardai negli occhi: lì regnavano furia e ira miste a paura e ansia. Anche lei non aveva idea di quello che sarebbe successo, ma le screziature verdi si rabbuiarono, adombrate dal timore. «Non preoccuparti per me, io sto bene» ribadii, e, fatta quella premessa, smisi di parlare di me. «Che ti ha fatto...?» tentennai nell'indagare, e addolcii il tono mentre i miei polpastrelli salirono, a carezzarle una delle gote morbide e lentigginose, in un gesto amichevole e rassicurante. Nella mia testa, poi, un altro pensiero si sovrappose a quelli già esistenti, e le parole si venarono di crepe quando le domandai: «Blake sta bene?»

Lei spezzò il contatto visivo. Si guardava intorno come se i pericoli fossero molteplici e addirittura incombenti, con i capelli scuri che dondolavano quando scuoteva il capo. Una delle mie mani le ingabbiava ancora il polso, l'altra si era discostata dal suo viso angelico per ricadere verso il basso. Cercavo la sua attenzione, qualche lemma che mi confortasse uscendo dalla sua bocca, ma lei pareva prigioniera della sua preoccupazione, incarcerata dietro le sbarre del mutismo.

«Voleva spaventarmi e che la lasciassi sola con mio fratello, quindi ha deciso di tirarmi una testata, ma sto bene» assicurò. «Stamattina ho fatto dei controlli e mi hanno detto che non è niente di grave, solo una piccola frattura» aggiunse. «Ma quella stronza ha concordato qualcosa con Blake e lui ha ceduto, e io non so di che cosa cazzo stava parlando quando mi ha detto che hanno un patto...»

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