4. BASTA!!

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Intanto Hiroshi e Kaibutsu stavano passeggiando per le vie della città alla ricerca di indizi. Tutti li guardavano in modo strano, come se fossero degli alieni, perché bhe, in effetti lo erano, solo non alieni di una TERRA molto lontana, bensì di un'EPOCA molto lontana.
Fatto sta che, dopo un po', Kaibutsu perse la pazienza e urlò ad un uomo che lo aveva appena guardato di sfuggita: "BASTA!! Cos'hai da guardare, eh!?".
"Um... Niente... Non intendevo disturbarvi, bambini... E solo che..." - cercò di dire l'uomo ma poi vide scivolate dai pantaloncini di Kaibutsu una moneta da 500 yen di quasi sei secoli prima e si interruppe.
"Che succede adesso?".
"Quella moneta... È tua ragazzo?".
"Sì, è mia, perché?".
"Non dovresti andare in giro con qualcosa di così prezioso, ma dimmi, dove l'hai trovata? Di monete così non se ne vedono in Giappone da almeno sei secoli!"
"Oh... Bhe... Ecco...".
"Non vi dispiacerebbe venire a casa mia? Posso ospitarvi per quanto volete! Così potremo anche parlare meglio! Che ne dite?".
"Va bene...".
Così si recarono a casa di quello "strano" signore, dove lui e la moglie li servirono e riverirono. Fecero un grande banchetto degno di un Re e poi, quando la moglie se ne andò,  incominciarono a parlare.
"Io sono Riwin Mahadhir e sono un famoso collezionista originario dell'Indonesia".
"Piacere, io sono Taro Kaibutsu e lui è il mio amico Hiroshi Ichikawa e veniamo dal Giappone".
"Ah, il Giappone! Che bel paese! Che Paese meraviglioso in cui vivere! E ditemi, cos'è che vi porta qui in Indonesia?".
"Siamo venuti qui per...".
"Per fare visita a due amici che vivono a Merauke" - concluse Hiroshi.
"Ben fatto, Hiroshi" - si complimentò Kaibutsu sottovoce.
"Ahh, e ditemi... Quella moneta... Vorreste forse venderla...? In Giappone non vi serve: è solo vecchia, ma qua vale più dell'oro! Ve la potrei pagare 100 billioni di Rupie!". E fece vedere i soldi. "Potete contrarli se volete, sono esattamente 100 billioni!".
Kaibutsu e Hiroshi lo guardarono perplessi: dovevano accettare o no?
"Vi basterà convertirli in Enni al ritorno: sarete ricchi e io sarò l'unico al mondo ad avere 500 yen originali, mantenuti perfettamente!".
Kaibutsu ci pensò su, poi decise di accettare; lui di soldi be aveva abbastanza, ma a Hiroshi servivano, lui e sua sorella vivevano in una misera stanza e non avevano spazio personale, con quei soldi avrebbero potuto comprare di meglio e non avrebbero più avuto problemi economici.
L'uomo fece loro altre domande, ma questa volta, mentre parlava Kaibutsu notò che aveva uno strano accento... Prima non l'aveva notato perché non era ancora arrabbiato, ma ora sentiva che non riusciva a parlare l'indonesiano come sua moglie, ma aveva proprio un accento Giapponese, perciò gli fece una domanda: "Scusi ma, per caso lei ha vissuto in Giappone per un po' di tempo?".
"No, non sono mai stato in Giappone, solo virtualmente... Ma perché me lo chiedi?".
"Cosa intende dire con "virtualmente"?".
"Non lo sai? L'ho visto solo in una proiezione 3D, ma perché mi hai fatto questa domanda?".
Kaibutsu si accorse che aveva pronunciato "3D" in modo strano, come "Turi Di" e non come lo pronunciano gli Indonesiani. L'aveva sentito una volta al cinema, dove c'era un annuncio in diverse lingue, tra cui l'Indonesiano, e diceva qualcosa come "Tega De".
"Scusi, può ripetere "3D", per favore?" - domandò gentilmente Taro, pensando di aver capito male.
"Turi Di? Ma perché mi fai queste domande, ragazzo?" - si insospettì l'uomo.
"Niente... Solo in Indonesiano voi dite Turi Di? Pensavo so dicesse Tega De...".
"Certo che si dice Turega Dei! E io che ho detto!?" - rispose lui, chiaramente agitato e sotto pressione.
Kaibutsu fece per parlare, ma la moglie di "Riwin", appena entrata nella stanza, intervenì: "State forse parlando della visita virtuale al paese d'origine di Riwin?".
"Veramente stavamo parlando di quella in Giappone..." - intervenne Kaibutsu.
"Certo, è quello che intendevo! È stato molto bello anche per me vedere dove abitava!".
"Interessante... Quindi non è originario dell'Indonesia...".
"Ah, no, no! Viene dal Giappone, da Kawasaki per precisione".
"Allora quello che ci raccontato su di te era tutta una bugia!" - esclamò Kaibutsu, rivolgendosi a Riwin.
"Ecco... Cosa ne pensi Hiroshi-san?".
"Penso che tu abbia qualcosa da dirci!".
"Cosa!? Ma... Ma io... Io non sono mai stato in Giappone!".
"Ma come no, ma se ci siamo incontrati in Giappone! Non ti ricordi? Quando mi hai detto che ti chiamavi Shiro Akito! Prendere la scossa da quella sottospecie di macchina antica deve averti fatto perdere la memoria!".
"Kaibutsu-kun, è meglio se ce ne andiamo" - bisbigliò Hiroshi rivolgendosi a Kaibutsu.
"Non ancora!" - rispose. Poi aggiunse: "Signora, quindi non si chiama Riwin Mahadhir? E come era fatta quella macchina antica?".
"No, ha cambiato nome per avvicinarsi di più all'Indonesia e...".
"E quella non era una macchina antica, ma era un macchinario che apparteneva a mio nonno!!".
"Capisco...".
"Kaibutsu-kun! Dobbiamo andare" - sussurrò di nuovo Hiroshi, quando vide che l'uomo cominciava ad essere seriamente irritato.
"Sì, forse hai ragione..." - concordò Kaibutsu. - "Togliamo il disturbo... Arrivederci!".
Così i due corsero via e col fiatone, chiusero porta dietro di loro appoggiandosi a essa.

"We will be together. FOREVER!" (I Think I'll Change It) Where stories live. Discover now