Il vuoto le sembrava quasi una benedizione, un modo per liberarsi finalmente da quel mondo che non l'aveva voluta e da quel corpo alieno che l'aveva imprigionata. Non c'era più motivo di lottare: quella gabbia di carne la stava soffocando e lei si sentiva incastrata in un vicolo cieco. Un altro passo e tutto sarebbe finalmente finito...
-Fermo! Ferma... Ti prego, Giuditta-
Si voltò di scatto. Suo padre non l'aveva mai chiamata con il suo vero nome. Il suo vecchio, misoneista padre, sempre così attaccato alle tradizioni. In quel momento seppe che c'era ancora una speranza. Gli afferrò la mano.
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Parole di vetro
AcakRaccolta di racconti per il concorso "Contestionario" di ValentinaVale98.