4. 𝐼𝑙 𝑟𝑎𝑔𝑎𝑧𝑧𝑜 𝑑𝑎𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑐𝑐ℎ𝑖 𝑎𝑟𝑔𝑒𝑛𝑡𝑜

154 14 9
                                    

«Copriti» urlai coprendomi a mia volta gli occhi con la mano libera, lasciando però uno spiraglio per guardare. «Cosa ci fai qui?»
«Tu cosa pensi?» rispose lui, la voce tagliente come una lama, ma al contempo ammaliante e soffice come una nuvola.
«Non è una risposta.»
«Devo forse spiegarti per filo e per segno tutto quello che ho fatto? Incluse le stanze?» replicò.
«No!»

Avvampai, non era un segreto che i ragazzi si intrufolassero nel nostro dormitorio per... Beh, si sapeva per fare cosa.Lui sorrise all'inevitabile reazione del mio viso. Avevo visto parecchie volte ragazzi mezzi nudi, soprattutto grazie Anne che mi trascinava a ogni partita della squadra di calcio. Ma averne uno davanti, a pochi metri e consapevole che lo stessi osservando, non era il massimo.

«Hai intenzione di vestirti o vuoi rimanere così?» Con la coda dell'occhio avevo intravisto una maglietta bianca, accartocciata tra le mani. «Quella» indicai l'ammasso di stoffa. «Mettitela.»
«Io invece credo che ti piacerebbe se rimanessi così. Basta che togli quella mano da davanti gli occhi, per scoprirlo tu stessa.» Un piccolo sorrisetto beffardo comparve sulle sue labbra, mostrando solo appena i denti bianchissimi.
«Io ti dico di no, grazie. Ora infila quella maglia o esci da qui.»

Per quanto mi mettesse a disagio ero abituata a rispondere alle persone, sia per un'attitudine innata che per tutto l'allenamento che facevo quotidianamente con Anne e Gales.
«Sei proprio noiosa, non come le altre che ho app-»
«Non mi interessa» lo interruppi. «E visto che sarebbe vietato per i ragazzi stare nel dormitorio femminile, ti invito a uscire subito.»
«Oppure?» Il ragazzo si avvicinò al divano dove ero seduta, scandendo ogni singolo passo. «Mi colpirai con questo libro? Aspetta, ti stavi leggendo una storia d'amore scabrosa?» ridacchiò, afferrando il volume che tenevo ancora stretto nell'altra mano. «Non sei noiosa come pensavo, fai solo finta.»
«Non è mio! L'ho trovato qui» risposi, togliendo il braccio che copriva la mia visuale. Se non aveva intenzione di rimettersi la maglietta, io non me ne sarei fatta un problema. Ma forse mi sbagliavo.

Era a pochi centimetri da me, una mano sul libro e l'altra appoggiata accanto al mio viso, sullo schienale del divano. Il petto a pochi centimetri. Forse avevo calcolato male la mia resistenza al sesso maschile. Cominciai a sudare freddo, la situazione non stava andando a migliorare e non capivo come fossi arrivata a quel punto. Ero scesa per riscaldare la mia cena e dopo meno di dieci minuti mi ritrovavo il petto di uno sconosciuto premuto in faccia. No, stavo di certo sognando. Probabilmente mi ero addormentata con il viso nascosto tra le pagine e con l'arrosto che nel frattempo prendeva fuoco in cucina. Uno scenario migliore di quello che mi si prospettava.

Mi pentii solo di una cosa: non lo spinsi via né tornai a coprirmi il volto.

«Visto? Avevo ragione. Ti piace quello che vedi, no?»
«Nulla di straordinario a essere sincera» mentii. Lo era eccome. Era muscoloso, ma non in maniera esagerata come certi pompati giocatori di rugby. No, era semplicemente perfetto. Il giusto connubio tra muscoli e forma fisica.
«Peccato, perché tu invece sei molto più carina di quanto pensassi» sussurrò al mio orecchio. Mi prese il mento tra le mani e, quando ci sfiorammo per la prima volta, il brivido che continuava a comparire in situazioni alquanto particolari fece capolino. Ma più che una semplice pelle d'oca si trasformò in una leggerissima scossa. Non ci feci troppo caso.

Oltre ad avere un corpo bellissimo, aveva anche un viso altrettanto bello. Ovvio no?
I capelli corvini e mossi ricadevano leggermente sul volto rivolto verso il basso, la mandibola squadrata, le labbra carnose ma non troppo e gli occhi... Non ne avevo mai visti così, non credevo potessero esistere di quel colore. Grigi, e non quel grigio che compare sugli occhi azzurri quando piove, no. Erano assolutamente diversi. Intensi, che sfumavano dal chiaro, vicino all'iride, fino al grigio scuro simile al nero, verso l'esterno. Ero certa che se mi fossi soffermata un secondo di più mi avrebbero ingabbiata, incatenata a lui per un tempo illimitato.

Ma la forza di volontà non mi aveva ancora abbandonata del tutto. Ripresi coscienza e, con tutto il coraggio che avevo, spinsi il ragazzo lontano da me. Alla fine non mi era andata male, gli avevo toccato i pettorali.
«Non ci provare mai più» sbottai. «Non sono come quelle che ti porti a letto.»
«No, questo è evidente.» Il ragazzo fece scorrere lo sguardo lungo tutto il mio corpo, soffermandosi sul seno.
«Maniaco» imprecai slanciando la gamba e colpendolo allo stomaco. Forse una reazione eccessiva? Ma chissene frega, mi aveva umiliata. Sapevo di non avere un grande lato A, ma dirlo a quel modo? Anche no.
«Mi hanno chiamato in molti modi. Amico, amante, fidanzato - questo mi piace di meno - ma mai maniaco» sogghignò. «Mi piace.» E un lungo sorriso allungò le labbra in un ghigno pericoloso. «Tu sei interessante, come hai detto che ti chiami?»
«Non l'ho detto» risposi asciutta, incrociando le braccia al petto per nasconderlo da altri sguardi giudicanti.
«E non vuoi dirmelo?»
«Dopo i commenti poco lusinghieri?» Feci finta di riflettere. «No.» Il ragazzo stava per ribattere, quando l'odore di bruciato mi fece scattare in piedi. Il mio arrosto aveva davvero preso fuoco. Corsi verso la cucina, non curante dei pantaloncini della tuta striminziti e i calzini rosa barbie. Per mia fortuna, il mini incendio fu domato velocemente grazie alle mie doti da pompiere, usando il coperchio come estintore e coprendo la padella.

«Tanto lo scoprirò da solo» disse il ragazzo dal salotto. Potei giurare di vedere il sorrisino malizioso fin dalla cucina.
«Ne dubito.» Non ricevetti risposta. Quando tornai in sala, ricoperta dall'odore di bruciato, era scomparso. Volatilizzato. Meglio così.
La cena era persa per sempre e mi dovetti accontentare di qualche piccola pastina vegana e uno yogurt al cioccolato. Guarda che tipo, pensai tornandomene in camera. Un gran maleducato. Offendere il mio povero seno in quella maniera?Tenni lo sguardo basso lungo tutta la durata del tragitto, per evitare gli sguardi dei quadri, ma poi notai qualcosa di particolare. Pelo di gatto. Era quasi impossibile da notare se non mi fossi messa a osservare il pavimento, ma un angolo del tappetto era ricoperto da una palla di pelo enorme. Qualcuna deve aver fatto entrare un gatto, un gatto con la muta in atto per giunta.
Sorvolai, era già troppo da metabolizzare per una serata sola, aggiungere persino un nuovo animale domestico - altro divieto, comprensibile - alle tredici e mezza era inutile. Non appena mi lanciai a letto e chiusi gli occhi, il volto del ragazzo mi comparve nella mente.

I capelli corvini, il naso dritto e la mascella contratta. Ma più di tutto, mi vennero alla memoria i suoi occhi grigi. Avevano qualcosa di strano, di oscuro e intrigante.

Sventolai la mano sopra la mia testa, come a voler scacciare i pensieri; non aveva senso perdere tempo a pensare a un ragazzo che non avrei mai più rivisto.





______________________

𝑆𝑝𝑎𝑧𝑖𝑜 𝑎𝑢𝑡𝑜𝑟𝑒

Eccolo qui, l'inizio di tutto.

Nei ringraziamenti del mio libro ho spiegato com'è nato Dark Wings, ma ora ve lo racconto anche a voi.

Soffro d'ansia da molti, moltissimi anni e spesso mi capitava di svegliarmi di notte con i crampi allo stomaco e la nausea. L'unico modo per alleviare un po' quella terribile sensazione era una bella tisana - insieme al mio fantastico scaldotto. Quindi, quella sera, come tante altre, mi sono alzata e sono andata a prepararmene una, ma non appena sono entrata in cucina mi sono detta: "Sai che bello se ora comparisse un figaccione a petto nudo?"

Ecco com'è nato questo libro.

Grazie all'ansia.


Sembrerà sciocco, ma la ringrazio perchè ora io non sarei qui. Quella stessa notte ho scritto il primo capitolo e ho fatto fatica a staccarmi. Ho scoperto che mentre scrivevo Dark Wings l'ansia scompariva, sostituendosi alla serenità e alla calma. Ho scoperto che forse quella brutta particella nel mio cervello non era poi così cattiva e aveva un significato tutto suo. Ho scoperto come accettarla e capirla.

Grazie a Lylias io ho abbracciato l'ansia.


Tutto questo è accaduto il 16 febbraio 2022, a più di un anno di distanza sono felice e mi sento finalmente me stessa.

𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑾𝒊𝒏𝒈𝒔Where stories live. Discover now