1.𝐺𝑎𝑙𝑙𝑎𝑛𝑡𝑟𝑦 𝑈𝑛𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖𝑡𝑦

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«Che lezione dovremmo avere ora?»

«Storia» rispose Anne infilandosi un muffin in bocca. Tutto intero. La mensa era quasi vuota, la prima campanella era ormai suonata da un pezzo e a momenti avremmo sentito la seconda. Un odioso stridio di metallo che riecheggiava all'infinito in quei grandi saloni. Le alte finestre illuminavano ben poco la sala, buia a causa dei pannelli in legno scuro che ricoprivano le pareti.

Era antica, l'intero edificio lo era.

«Ti prego, mi fai senso» commentai. La mia amica era molto poco... delicata col cibo e amava soprattutto i dolci. Ancora non mi spiegavo quei denti bianchi e perfetti, senza l'ombra di una carie o di tartaro. Che invidia mi faceva.

Anne era una ragazza davvero bellissima. Capelli biondi, lunghi e ondulati, gli occhi azzurri e le labbra a cuore. Ogni studente che si trovava a meno di dieci metri da lei non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, nemmeno le ragazze.
«Solo perché tu non ci riesci, Celia.»

Il corridoio fuori dalla mensa brulicava di studenti. Gli stessi tetri pannelli ci accompagnavano lungo l'intera villa, donando un effetto inquietante e dark a ogni cosa. Sembrava di essere in uno di quei film degli anni '30, mancava solo un morto e un detective spuntato casualmente lì e sarebbe stato un perfetto giallo. La Gallantry era il collegio più famoso di tutta l'Inghilterra, solo i più ricchi e altri pochi aristocratici se lo potevano permettere. Io? Io non ero nessuno dei due. Mia zia Geltrude - lo so, un nome orribile da dare a una bimba - era molto ricca, ma senza figli. Aveva solo noi nipoti. Io, mia sorella minore Clare e mio cugino James, troppo grande per poterlo obbligare a studiare qui. Lui sognava da sempre una vita da medico, tra ospedali, barelle e malati. Contento lui. Non che io avessi idee tanto più chiare, anzi, non sapevo proprio che farne del mio futuro. La rimandavo sempre, quell'assurda domanda; mi si attorcigliava lo stomaco al solo pensiero. I giovani studenti infilati nelle divise si confondevano nel lungo corridoio e, se non eri abituato, rischiavi di perdere persino la sorella gemella in quel caos.

«Allora? Oggi pomeriggio ci sei?»
«Al campo? Non lo so. Non smanio dalla voglia di sentire quelle oche urlare contro i giocatori di calcio» risposi tirandomi su la spallina della borsa. Pesava davvero troppo. Perché non mettere degli armadietti più capienti? Oh certo, molto poco eleganti per una scuola raffinata come la Gallantry.
«Da quando non ti interessano i ragazzi più fighi della scuola?» Anne prese il corridoio a sinistra che portava alla nostra classe. «Forse per colpa di un certo Asher che è tornato con una certa Olivia?» Sì. Esattamente da quel momento. Asher era il ragazzo più bello, affascinante, simpatico e un milione di altri aggettivi positivi, della scuola. Ma era anche il più amato della Gallantry e stava insieme a Olivia, l'altra ragazza più popolare. Asher era figlio di aristocratici, lontani parenti della regina, o almeno così si diceva in giro e per me poteva anche essere vero. I capelli biondo dorati e gli occhi azzurri lo rendevano un vero e proprio principe. Per carità, anche Olivia era bella, ma il suo carattere non rispecchiava per niente i lineamenti delicati del suo viso.

La seconda campanella riecheggiò nel corridoio e una massa informe di ragazzi e ragazze si spintonarono per infilarsi nelle classi.

«Verrai» ordinò Anne, entrando in classe sbuffando. Annuii. Era difficile farle cambiare idea. La lezione di storia si teneva in una di quelle antiche classi con scalini che risalivano verso l'alto, rigorosamente in mogano. Il prof. Turner era seduto dietro la cattedra e ci lanciava occhiatacce da sotto gli occhialetti. Inguardabili. Anne non ci fece nemmeno caso, salendo le scalinate e prendendo posto lungo uno dei tavoli ai lati.
«Noioso» sussurrò indicando il professore.
«Fa il suo lavoro.»
«Noiosa pure tu» disse trattenendo una risatina.

Quel giorno, per una motivazione non ben precisata, non avevo voglia di ascoltare. Mi persi guardando i piccoli intagli del tavolo, facendo scorrere delicatamente le dita lungo i disegni. Alcuni erano davvero osceni, altri semplici scritte, ma ne notai uno nuovo: un grosso girasole fioriva proprio tra me e la mia amica. Non era perfetto, alcune linee erano state marcate più di altre, ma l'insieme era davvero bellissimo. Guardai Anne, mi ricordava quei fiori, solare e allegra, capace di illuminare ogni classe con il suo sorriso. Tornai a posare lo sguardo sul banco. L'intera fila era vuota e potevo ammirare gli intagli serpeggiare lungo tutta la lunghezza, fino in fondo all'aula.

𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑾𝒊𝒏𝒈𝒔Where stories live. Discover now