2.𝐿𝑒 𝑖𝑛𝑑𝑎𝑔𝑖𝑛𝑖

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Spintonando con maggior forza che all'andata, ci avviammo verso una zona più calma e tranquilla della Gallantry. Il piccolo spiazzo erboso situato al centro dell'edificio era completamente vuoto. «C-cosa...» borbottò Gales, ma il conato lo fermò dal continuare. I riccioli castani gli coprirono il volto.
«Non può essere vero» continuò Anne. «Il prof. Turner? Non mi sembra un uomo che contempli il suicidio come hobby quotidiano.»
«Sembrava» la corressi. «Non so se l'hai notato, ma è morto.»
«Penso di averlo intravisto, sì. Ma com'è possibile? Stamattina stava bene.»
«Non tutti mostrano la tristezza come lo fai tu, Anne. Magari soffriva di depressione o che ne so io» mormorò Gales, asciugandosi la bocca.
«Può darsi, ma questo non spiega perché abbia deciso di farlo a scuola. Lo sappiamo tutti che amava la Gallantry come...»
«Una fidanzata? Una moglie?» continuò Anne.«Sì, in un certo senso era così.» Il prof. Turner era morto suicida, ancora non riuscivo a concepirlo. Era vero quello che aveva detto Gales: molte persone non dimostrano la tristezza in maniera plateale, spesso è proprio chi sembra più spensierato a soffrirne. Il prof. non sembrava essere tra questi, ma non potevo neppure escluderlo del tutto.
«Dite che ci daranno la giornata libera domani?» chiese la mia amica.
«Ma ti sembrano cose a cui pensare? È appena morto un'insegnante.» Gales sembrava essersi ripreso, o almeno non aveva più conati. «Appunto.»
«Non credo sia il momento di uno dei vostri battibecchi. Ci avviseranno sul da farsi» interruppi i due che stavano ricominciando a puntarsi il dito contro. «Aspettate un attimo. Celwy?» Me ne stavo dimenticando, Celwydd era la nostra quarta componente del gruppo. Silenziosa e timida, il perfetto opposto di Anne. «Non l'ho vista a mensa» si voltò Gales. «Che abbia pranzato con le ragazze del club?»
Era imbarazzante, ma spesso ci dimenticavamo dove si trovasse o quali lezioni avesse durante il giorno, e non se lo meritava per niente. Era buona e gentile, sempre pronta a dare una mano. I ragazzi sbavavano educatamente dietro di lei.


Lungo il corridoio esterno, fatto di vetro, opaco a causa del tempo e della vecchiaia, ci ritrovammo nella serra.
«Celwy? Sei qui?» esclamò Anne.
«Non serve urlare» disse Gales.
«Non serve che rompi.»
«Celwy lascia stare questi due qui e vieni a salvarmi. È da questa mattina che si urlano contro.» Oltrepassai diversi potos e qualche felce appesa lungo il sentiero che passava al centro. L'aria lì era umida, troppo umida per una calda giornata autunnale. Sapeva di terra e foglie, un odore particolare, ma che a me piaceva moltissimo.
«Sono qui.» La voce bassa e dolce quasi quanto lo zucchero di Celwy si fece spazio tra le monstera sul fondo della serra. «Che succede ragazzi? Non venite mai fino a qui, solo Celia.» La chioma nera e la frangetta delicata comparvero, Celwy ci sorrise. «Ma sono felice di vedervi. Cosa ne pensate?» Tese verso di noi un minuscolo vaso con dei pancè color viola al centro.
«I miei preferiti» sorrisi di ricambio. «Te ne sei ricordata.»
«Certo che sì!»L'anno prima mi aveva promesso di aggiungere quei fiori nella serra che normalmente accettava solo piante sempreverdi da interni, non si capiva il perché. Ma lei se l'era ricordato e, con una persuasione che stentavo a immaginare, aveva convinto la prof. Brown a piantarne qualcuno.
«Non hai sentito?» si intromise Anne, superandomi nello stretto corridoio. Per evitare di scontrarmi con gli enormi tavoloni in ferro, allungai le mani che, rovinosamente, incontrarono della terra umidiccia.
«Anne, fai attenzione» imprecò Gales. La ragazza si voltò e tirò fuori un fazzolettino.
«Scusami» sussurrò senza farsi sentire dal ragazzo.
«Me la pagherai.» Ridacchiai, era fatta così e la adoravo per questo. Faceva danni, ma li risolveva sempre.
«Che cosa avrei dovuto sentire?»
«Del suicidio del prof. Turner» esclamò Anne. Celwy si portò la mano alla bocca, senza far cadere il vaso stretto nell'altra.
«Dite sul serio? Suicidio?»
«Sì, poco fa. Nella sala centrale. Impiccato al soffitto» dissi ancora confusa da tutto l'accaduto. Era talmente surreale. Avevo già assistito a una morte, ma questo non la rendeva meno difficile da mandare giù. Persa l'adrenalina che mi aveva accompagnata fino a quel momento, sentii le gambe cedere e lo stomaco arrotolarsi su se stesso. I conati che prima avevano colpito Gales, ora arrivarono a me.
«Povero professor Turner, non immaginavo soffrisse così tanto per la sua perdita» sussurrò Celwy.
«Di che perdita stai parlando?» domandammo in coro.
«Di Bailey, il suo cagnolino. Un tenero barboncino, è deceduto qualche giorno fa. Non parlerei mai male di un defunto, ma non credete sia un tantino troppo?» Tornò a tapparsi la bocca. «Cosa ho appena detto? Non dovevo permettermi!»
«Un cagnolino? Il prof. Turner si è suicidato per un cagnolino?» Anne la fisso con gli occhi socchiusi e il viso disteso. «Perdonami Celwy, ma credi davvero a quello che hai detto?»
«Anne!» la spintonai. «Celwy è una persona gentile, a differenza tua.»Mi fermai e mi guardai intorno, eravamo stretti nel piccolo corridoio della serra, quasi in fila. «Che ne dite di andare in un posto più comodo?»
«Sì, direi di sì» acconsentì Gales.
«Per una volta sono d'accordo con te» aggiunse Anne.


𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑾𝒊𝒏𝒈𝒔Where stories live. Discover now