17. Passione e gelosia

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Cassandra's POV

"Perché non mi parli e mi eviti?" Domando con tono accusatorio.

"Che c'è? Non ti senti abbastanza considerata?" Mi punzecchia, si siede su un banco, si passa la mano tra i capelli e si lecca il labbro superiore con la lingua.

"Potter, fai il serio."

"Piccrè, quanto mi piace quando mi chiami con il mio cognome" si alza e mi prende il mento con l'indice e il medio e mi costringe a guardarlo.

"Ora mi chiami piccrè? Non ero Riccioli d'oro? Comunque non cambiare discorso. Avanti. Perché mi ignori?"

"Hai ragione preferisco chiamarti Riccioli d'oro" si volta di scatto e si passa di nuovo la mano tra o capelli "lo sai qual è il motivo, no?"

"Dimmelo tu" incrocio le braccia al petto e gli lancio uno sguardo di fuoco anche se lui non può vedermi, perché mi da le spalle.

"Oh, Riccioli d'oro, perché mi fai questo?" Mi chiede con voce flebile il corvino.

"Parla, Potter" gli ordino senza un velo di emozioni.

"Tu eri l'unica ad essere come me e ora sono solo.  Mi hai abbandonato l'ennesima volta, mi lasci sempre solo, io pensavo che eri l'unica a capire il mio dolore."

"Albus, ma io non mi dimentico quello che ho passato, io ti capirò sempre" lo rassicuro.

"Sì. Certo, tanto per te sono solo un viziato, un egoista e faccio solo la vittima" finalmente si volta verso di me, ha gli occhi lucidi e le guance bagnate dalle lacrime.

"No, Albus, ho sbagliato a Natale a dirti quelle cose. Non sei viziato e il tuo dolore non è meno importante rispetto al mio, se stai male è giusto che tu viva la tua sofferenza, non devi obbligarti a voler bene ai tuoi genitori e ad essere felice. Scusami, ti prego Albus, scusami."

"È da quando ho cominciato a frequentare Hogwarts che ho smesso di piangere davanti agli altri, tu sei l'unica ad avermi visto piangere in questi anni. Tu sei l'unica a cui ho permesso di vedere la mia fragilità e la mia debolezza" si volta di nuovo, dandomi le spalle.

"Non è da fragili o da deboli piangere. È normale stare male, non bisogna soffocare le emozioni" mi avvicino a lui e gli poggio una mano sulla spalla muscolosa e lo accarezzo.

"Sei così brava a dare i consigli, ma tu sei la prima che non li segue" fa una lunga pausa poi riprende a parlare.

"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale,
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue" si rigira di nuovo verso di me, ha pianto di nuovo mentre mi dava le spalle.

"La mia poesia preferita, 'Ho seceso dandoti il braccio', almeno un milione di scale di Eugenio Montale" sussurro.

"Lo so, me l'hai detto al terzo anno, alla nostra prima uscita ad Hogsmeade, ti ricordi?"

"Certo che me lo ricordo. Tu mi avevi chiesto di uscire, ma io non volevo."

"Fai sempre la preziosa, ma alla fine cedi sempre, ma solo con me" mi sorride e si avvicina verso la mia direzione.

Hogwarts timeWhere stories live. Discover now