7. La dura convivenza

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Cassandra's POV

La madre superiora del convento in cui sono cresciuta mi odiava, a differenza delle altre suore che erano sempre buone e gentili con me, nonostante ne combinassi di tutti i colori; forse perché era l'unica a sapere che sono una strega. Fatto sta che diceva sempre che nel cervello avevo le mosche morte.

Io credo che in realtà ci siano le scimmie urlatrici, motivo per cui sono così esaurita, a volte neanch'io mo rendo conto del mio esaurimento. Sono così esaurita che, quando il mio esaurimento è giunto al culmine, vorrei prendere a testate i muri, ma evito di farlo, altrimenti mi rinchiuderebbero in una clinica psichiatrica. Di certo la convivenza forzata con Albus non giova al mio stato mentale.

"Oggi la colazione la facciamo al tavolo dei Serpeverde, non ho la minima intenzione di sentire già a prima mattina la voce irritante di James" mi avverte Albus.

"Va bene" gli concedo senza fare troppo storie, non voglio vederlo litigare con il fratello, mi dispiace troppo. Io non ho fratelli tanto meno sorelle, anzi io non ho una famiglia vera e propria, ma so che a volte è difficile dover convivere con persone che non fanno altro che darti la morte. Le altre orfane che vivevano in convento con me non facevano altro che tormentarmi. So che sono due situazioni diverse, perché anche se non lo dimostrano Albus e James si vogliono bene, mentre quelle vipere mi odiavano e io odiavo loro, ma in un certo senso lo comprendo.

"Pensavo sarebbe stato più difficile convincerti."

***

Cassandra's POV

In questo momento vorrei solo prendere a testate il muro. Sí, il mio esaurimento è arrivato al culmine.

In Storia della Magia abbiamo studiato il  processo delle streghe di Salem, vorrei fare la loro stessa fine piuttosto di subire questa turtura.

"Cassie, ma sei ingrassata o sbaglio?" mi domanda Reginè Parkinson. Io la ignoro, ma lei insiste.

"Sí, sono ingrassata, problemi?" sento il sangue ribbolire nelle vene, vorrei proprio prendere a schiaffi quella faccia da deficiente che si ritrova, ma vengo attirata da una voce stridula e insopportabile.

"Albussino, vuoi che ti imbocco io?" Selene si attorciglia i capelli intormo al dito e sbatte ripetutamente le ciglia in modo civettuolo. Io non penso esista persona più imbarazzante di Selene, ma ti svegli, bella mia? Ma come puoi chiedere ad un ragazzo se vuole che lo imbocchi tu?

"No, grazie Selene", ma quest'ultima ignora totalmente quello che le ha appena detto Albus e afferrà un cucchiaio ricolmo di porridge e lo ficca in bocca a Potter, lui colto alla sprovvista lo sputa e finisce sulla camicia di Selene, imbrattandogliela. Lei strabuzza gli occhi e spalanca la bocca, ma da essa non esce alcun suono.

Non mi trattengo e scoppio a ridere, peccato, però, che sto bevendo il mio latte e caffè e quindi appena scoppio a ridere spunto il latte che avevo in bocca finisce addosso a Reginè, lei scatta in piedi e urla, anche la sua amica, che sembrava pietrificata, fa la stessa cosa.

"Brutta troia, io ti uccido" Reginè mi getta le mani al collo e cerca di strangolarmi, come se non bastasse la sua amichetta la aiuta bloccandomi le braccia e incitandola ad uccidermi.

Mi dimeno, scalcio e cerco di urlare anche se dalla bocca mi esce solo un rantolo strozzato. Tutto il tavolo dei Serpeverde è allibito.

Tiro un morso a Reginè che subito molla la presa e poi mordo il beaccio di Selene, anch'essa mi molla immediatamente.

"Andiamo, Potter" mi alzo di scatto e mi avvio verso l'uscita dimenticandomi di essere ammanettata ad Albus. Sento un rumore sordo, mi giro e vedo Albus tramortito al suolo, ha le gambe all'aria, il sedere, o meglio una parte della schiena sulla panca di legno, la parte sinistra del busto sul pavimento di marmo e la parte destra del busto sollevata dal mio barccio e ha la testa a penzoloni.

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