13. Il valore dell'innocenza

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«Mi dispiace tanto, stronzetta» mi disperai, senza smettere di toccarlo, cercando di dargli conforto, di appropriarmi di una parte del suo dolore, di assorbire almeno un po' della sua sofferenza. Denis mi regalò un sorriso scarlatto e una carezza calda sulla guancia. Compresi così un'altra cosa: non avrei mai amato nessuno come Denis, mai nessuno sarebbe stato in grado di prendersi una fetta così enorme di me senza in fondo nemmeno esserne consapevole, mai nessuno mi avrebbe offerto un sentimento così pudico generandone un altro così primitivo, mai nessuno sarebbe stata la perfetta metà del mio io quanto lui, che leccava le mie ferite con una generosa dose di ironia, che mi scuoteva con vigoroso rispetto quando facevo una cazzata, che mi apprezzava per il potenziale inespresso ma non mi giudicava per quello espresso. Denis era il mio bene più prezioso, l'unico che non mi apparteneva, eppure il solo cui non avrei potuto rinunciare.

«Sto bene, Lea. Quello calcia come una femminuccia, sai?»

Ci scambiammo una brevissima risata, poi avvertii una presenza ingombrante alle mie spalle, e lo sguardo di Denis si posò sull'uomo che aveva gettato un'ombra sui nostri corpi rannicchiati sul pavimento. Non avevo voglia di girarmi, di vederlo, di scoprire se dopo quello che aveva fatto era ancora in grado di generare in me istinti così deviati e inaccettabili. Ma Trevor pronunciò il mio nome, tre lettere semplici, che sembravano di velluto nonostante la durezza del suo tono. Mi attraversò un brivido lungo la schiena. Dovetti accettare la realtà, pur impedendomi di accoglierla: se Denis si era preso una fetta enorme di me senza chiederlo e senza volerla ma amandola lo stesso, Trevor Baker aveva preteso un'altra porzione, e ci stava banchettando, ne stava godendo. E allora c'erano solo poche cose che potevo fare per non uscirne distrutta e sconfitta in una misura insostenibile: dargli tutto, e fare in modo che diventasse un vizio prima, e una dipendenza poi. Poche cose indeboliscono gli esseri umani quanto le dipendenze.

«Lea...» ripeté, forse supponendo fossi troppo sconvolta o intimorita per guardarlo. Invece mi appiccicai un broncio insolente e infastidito sulla faccia e glielo lanciai addosso, alzandomi.

La sua espressione si illuminò per meno di un attimo. Gli piaceva quando gli opponevo resistenza, quando smettevo di tremare, quando gli lanciavo una sfida che era certo di vincere.

«Sei uno stronzo.»

«Sì, certo. Conosci altri modi per condurre un'esistenza costellata di successi?»

Incrociai le braccia sotto il seno, cercando di non lasciarmi distrarre dal pensiero che mi sarei sentita meno vulnerabile con un reggiseno addosso, sotto il pigiama leggerissimo.

«Ne conosco molti altri, signor Baker. Pestare a sangue due innocenti in nel giro di mezza giornata non rientra tra questi.»

Trevor abbassò lo sguardo a contemplare Denis, che nel frattempo aveva abbandonato la posizione fetale in favore di una seduta.

«L'innocenza è un valore sopravvalutato, Lea.»

Sbuffai dalle narici. Ero in parte d'accordo, ma non avevo intenzione di condividere con lui quel pensiero.

«Se c'è qualcosa che non sei in grado di fare, a parte comprare scarpe decenti, è riconoscere il valore di qualcosa.»

Un sorriso soddisfatto affiorò sul suo volto non più impassibile. Mi mise una mano dietro la nuca, intrecciando le dita tra i miei capelli. Mi preparai a un gesto brusco, che non arrivò. Trevor fece un passo avanti, lasciando che il suo tocco tra le mie ciocche mantenesse la sua morbidezza, mi si avvicinò lentamente e la sua bocca mi sfiorò l'orecchio.

«È possibile che io non sia del tutto esente dal commettere errori, Lea» mi bisbigliò, solleticandomi il collo con il fiato. Supposi si stesse beando della pelle d'oca che mi provocò con il suo tocco, con le sue parole e con la sua vicinanza. «Ma credimi, sono molto attento alle mie valutazioni, da quando ti ho vista nella mia agenzia per la prima volta.»

Inghiottii, evitando il suo sguardo mentre si allontanava da me e mi privava del calore delle sue dita tra i capelli.

«Non toccarla...» La voce di Denis parve un ringhio sommesso, mentre tornava ad alzarsi. Mi chinai, ma lui rifiutò il mio appoggio. Faticava a tenere una postura eretta, e immaginai che da lì a qualche ora anche solo inspirare gli sarebbe risultato peggio che difficile.

«Altrimenti? Che mi fai?» lo provocò Trevor, con un tono quasi annoiato. «Mi bombardi di margherite? Mi prendi a mazzate con un arcobaleno? No aspetta... mi spari coriandoli! Ho indovinato?»

Denis, poco stabile sulle gambe, fece per colpirlo, ottenendo solo il serio rischio di spaccarsi il naso sul pavimento. Lo agguantai appena in tempo, ma il contatto tra il mio braccio e il suo torace gli strappò un lamento che mi strinse il cuore.

«Le regole sono cambiate, Lea» disse Trevor, guardando con un certo interesse l'espressione poco amichevole di Denis. «Adesso che hai coinvolto il tuo amichetto dobbiamo ridiscutere la situazione.»

Andrey, muto e immobile come una statua di marmo fino a quel momento, si fece avanti. La cosa mi allarmò, ma Trevor, per quanto possibile, decretò una tregua dal panico.

«Se non fate nuove stronzate nessuno si farà altro male, per oggi. Andrey darà una sistemata al tuo amichetto. Poi ci sediamo tutti quanti in cucina. Sei pregata di mangiare, Lea. E poi di collaborare.»

Io e Denis ci scambiammo un'occhiata: poteva andare molto peggio di così, e lo sapevamo.

Avremmo collaborato.  

SPAZIO AUTRICE

Lea collaborerà, ma non sarà comunque una chiacchierata molto amichevole.

Si entra meglio nel dettaglio di El Diablo. Dato che l'argomento potrebbe risultare 

al confine tra il noioso e il complesso, ho pensato che sarebbe stato carino animare 

la confessione di Lea con qualche minaccia velata da parte di Trevor. 

Quindi, nel prossimo capitolo, Lea e Trevor si raccontano con toni nostalgici robe varie ed eventuali mentre lui come al solito allunga le mani e lei prima se ne compiace e poi se ne vergogna.

Tutto nella norma.

SPECIAL GUEST STARS DEL CAPITOLO

LE PERICOLOSE ARMI DI DENIS PER METTERE TREVOR KO: 


Immagini rimosse

PRICELESSWhere stories live. Discover now