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La canzone venne suonata al massimo del volume nelle orecchie di Stiles, tutta presa dal suo quaderno e la sua matita.

Ripensò al party del weekend prima, in Georgia, dove aveva messo i suoi pezzi migliori e la folla l'aveva acclamata.

Era una DJ molto richiesta per le feste degli studenti. O meglio, lo era stata ad Atlanta. Lì in California non la conosceva nessuno, come lei non conosceva Beacon Hills.

Chi conosceva Beacon Hills? Non c'era nemmeno sulle mappe alle stazioni di servizio.

Si trovava in una macchina della polizia della contea - No, non era stata arrestata - e a guidare c'era lo sceriffo, alias suo padre, Noah Stilinski.

Lo vedeva un anno sì e uno no e tutte le volte era sempre stato lui ad andare da lei. Come se non avesse voluto che sua figlia vedesse dove viveva.

Stiles aveva passato la vita a casa dei suoi zii, cugini alla lontana di suo papà, Joe e Cindy. Erano stati bravi tutori per lei, ma per il suo ultimo anno di liceo si erano messi d'accordo con Noah di mandarla a stare da lui a Beacon Hills.

Per due motivi. Uno, Joe aveva perso il lavoro. Due, Cindy era incinta. Dovevano rimettersi in carreggiata e la scuola di Stiles era troppo dispendiosa.

Aveva proposto lei la California, per aiutarli e per poter finalmente conoscere l'uomo che l'aveva messa al mondo.

Però non aveva messo in discussione un fatto inequivocabile. Sia lei che suo padre erano dei chiacchieroni, ma nessuno dei due se la sentiva di rompere il silenzio.

Stiles desiderava tanto parlare con lui, tuttavia sapeva che ciò che le sarebbe uscito di bocca avrebbe avuto a che fare con sua madre. Argomento tosto e intoccabile.

La ragazza cambiò pagina e diede vita a un nuovo disegno. Prese spunto dalle alpi del paesaggio intorno a loro, non c'erano posti così dalle sue parti.

Era una tipa da città. Eppure aveva sempre sperato un giorno di andare in campeggio. Forse suo padre sapeva come si accendeva un fuoco.

«Dunque, che mi dici?» Si frappose il suo unico genitore tra i suoi pensieri. «L'ultima volta che ti ho vista, eri uno scricciolo. Sei più alta».

Stiles si abbassò le cuffie, lasciandole intorno al collo. «L'ultima volta che mi hai vista, portavo ancora l'apparecchio».

«Già, ne è passato di tempo. Avrai delle domande, suppongo».

Sì, perché ci vediamo così poco? Perché non mi avevi mai portata qui prima? Perché hai ceduto la custodia?

«No, sono solo stanca. Sai, il jetlag...» Portò le sue sneakers bianche e con disegni sul sedile, le ginocchia al petto a sostenere il quaderno.

«Capisco». Noah spostò lo specchietto retrovisore. «Il camion con le tue cose dovrebbe arrivare nel pomeriggio. Hai portato anche la tua bici?»

Mmh, non aveva mai trovato il tempo di andarci. E col traffico che c'era a casa, Cindy gliel'aveva negata. Magari lì aveva qualche chance.

Si scostò i capelli bruno scuro dalla faccia. «Ora che mi ci hai fatto pensare, mi piacerebbe riprendere. Scommetto che i vostri boschi sono stupendi per pedalare o anche per fare una corsetta».

Lo sceriffo serrò le mani sul volante e tentò di mostrarsi rilassato. «Certo. Ti chiedo solo un favore. Non andare nella Boscaglia dell'Ovest».

La punta della HB2 si fermò sul ritratto di una quercia e Stiles ridacchiò. «Con che tono l'hai detto? La Boscaglia dell'Ovest», gli fece il verso. «Che c'è laggiù, la Perfida Strega di Oz?»

TriskeleWhere stories live. Discover now