5° Capitolo - Emozioni Contrastanti

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Avevo sempre creduto che crescere fosse automatico, invece è un qualcosa che bisogna decidere di fare.

(Bill Laurence)

L'autunno si avvicina, una giornata calda con il sole che illumina ogni strada della città e una leggera brezza fresca inizia a soffiare mentre la stella maggiore del sistema solare va calando, lasciando spazio al buio della sera

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L'autunno si avvicina, una giornata calda con il sole che illumina ogni strada della città e una leggera brezza fresca inizia a soffiare mentre la stella maggiore del sistema solare va calando, lasciando spazio al buio della sera.

Questa mattina mi sentivo così stanca che mamma mi ha permesso di rimanere a casa e saltare la scuola.

«Devi parlare con lui!» esclama la mia migliore amica dall'altro capo del telefono, con gli occhi visibilmente sgranati.

«Non l'ho mai visto comportarsi così» commenta Sam dalla finestra accanto a quella di Susan sul mio display. «Pensa che neanche ero a conoscenza che sapesse ballare in quel modo!»

«Non lo so ragazzi, è stato molto strano anche per me. Se non fosse per voi, crederei che sia stato solo un sogno.» Un sogno stupendo, aggiungerei.

Se qualcuno mi chiedesse di raccontare quel momento, le parole smetterebbero di uscire dalla mia bocca. Nei miei ricordi sono presenti le sue mani che sfiorano la mia pelle, il calore del suo corpo che invade il mio ed i suoi occhi, dal colore del cielo di mezza estate, che si tuffavano sull'erba verde di campagna dei miei.

«Oh mio dio!»
Appena sopra le due finestre con i volti di Susan e Sam che mi chiedono del perché la mia espressione sia diventata un concentrato di puro panico, una notifica mi segnala una chiamata in arrivo.
«Mi sta chiamando Peter» quasi sussurro, nella mia voce si percepisce tutto lo smarrimento che ho dentro.

«RISPONDI!» Mi urlano dall'altra parte dello schermo e chiudono la videochiamata contemporaneamente.

Il telefono mi squilla tra le mani che tremano assieme ad esso. Mi faccio coraggio e rispondo alla chiamata; un brivido mi percorre la schiena nel sentire il mio nome pronunciato così delicatamente.

«C'è tuo fratello in casa?» mi chiede e il mio entusiasmo svanisce rapidamente.

Mi avrà chiamata solo per sapere di Alex, probabilmente non gli risponde al telefono.

«No, sono sola con mamma e Mag. Alex è fuori, non ho idea di dove sia.»

«Sai quando dovrebbe tornare?» Mi stupisce la sua rapidità nel domandare.

«Credo in tarda serata. Avevi bisogno di qualcosa?»

La velocità di prima diventa un ricordo, il silenzio regna in entrambi i lati della linea; per un attimo ho pensato che mi avesse chiuso il telefono in faccia.

«Peter, tutto ok?» chiedo per richiamare la sua attenzione.

«Sì, scusa» un'altra pausa. «Ti dispiace se vengo da te?»

La triste esistenza di un sognatore (in revisione) Where stories live. Discover now